Capitolo 7 |La verità|

2.7K 134 3
                                    




<Salve..> il mio saluto uscì più come un sussurro imbarazzato.
<Vieni avvicinati> indicò una delle due poltroncine in velluto poste davanti la scrivania.
<Accomodati, sarai sicuramente molto stanca>.
Avanzai piano verso di lei, con gli occhi di tutti puntati addosso, e mi sedetti.
Mi accorsi solo dopo essermi messa seduta di quanto effettivamente fossi affaticata, e la sensazione fu così piacevole che dalle mie labbra uscì un sospiro appagato.
<Bravi ragazzi. A quanto pare però la ricerca è durata più del previsto> disse la direttrice, rivolgendo il suo sguardo prima agli altri e in fine a Xavier.
<Si. Ci abbiamo messo un po' a trovarla> disse lui, che fino ad allora non aveva distolto lo sguardo da me nemmeno per un secondo.
<Da quanto tempo mi stavate cercando?> chiesi.
<Più o meno da due settimane> a rispondere fu Nathaniel che si era posizionato affianco a me.
Mi limitai a guardarlo, stanca.
In quel momento la mia voglia di parlare era praticamente nulla, anche se avrei voluto dare voce a tutte le domande che mi frullavano in testa.
Quasi come se mi avesse letto nel pensiero la preside Ramona mi rivolse la parola.
<Bene Soleil, penso proprio che tu voglia delle spiegazioni>.
Annuii.
Ero ancora diffidente, specialmente dopo l'ultima esperienza avuta con il dottor Yulian e la dottoressa Polina, ma cercai di non darlo a vedere.
Non conoscevo nulla di quel posto né tantomeno conoscevo loro, quindi dovevo stare attenta.
<Sarò abbastanza diretta, tuttavia ti dirò solo una parte delle cose che devi sapere. Conoscerai il resto a tempo debito> spiegò.
Già la cosa non mi andava tanto a genio.
<E perché mai? Sono venuta fin qui per avere delle risposte e ora mi dice che potrò conoscere solo una parte di quello che mi spetta sapere?> alzai di poco il tono della voce e strinsi i pugni lungo i braccioli della poltrona.
<Per quanto sia difficile devi fidarti di me. Hai tutti i motivi del mondo per non farlo, specialmente dopo ciò che ti è accaduto, ma devi credermi. Io voglio solo il tuo bene> parlò con voce apprensiva sedendosi a sua volta.
Quel suo atteggiamento così tranquillo e rilassato iniziò a darmi sui nervi ma comunque il suo sguardo mi sembrò sincero, quindi cercai di mantenere la calma.
<Bene allora> dissi sfidandola con lo sguardo.
<Come fa a sapere chi sono e soprattutto cosa sa di me che io non so>.
Tutto d'un tratto la stanchezza abbandonò il mio corpo e venne fulmineamente rimpiazzata dall''impazienza di conoscere la verità.
La preside si tolse i sottili occhiali da vista e li posò sulla scrivania.
Iniziò poi a strofinare le dita sul mento, come se stesse riflettendo sulle giuste parole da usare per iniziare il suo discorso.
<Cara Soleil, io conoscevo tua madre. Arabella> quella rivelazione mi colse alla sprovvista.
<Anche lei come loro> indicò gli altri cinque <frequentava questa scuola>.
Mi guardò <Era una mutaforma. É da lei che hai ereditato questo potere>.
Si alzò e portò le mani dietro la schiena, iniziando a camminare lentamente di fronte la grande finestra da dove si intravedeva il giardino.
<I tuoi nonni a loro volta erano dei mutaforma, così come tutti i tuoi antenati. Capitava che per preservare il potere si sposassero tra di loro. Cugini e fratelli. I tuoi nonni stessi erano cugini di primo grado. Ebbero un altro figlio prima di tua madre, un maschio. Purtroppo il piccolo nacque malato e dopo il suo primo anno di vita morì> si fermò un attimo per poi continuare.
<Durante gli anni che passò qui, tua madre conobbe un ragazzo e se ne innamorò. Si chiamava Elijah. Tuo padre> un'altra rivelazione, un altro battito perso.
Non ero mai venuta a conoscenza del nome di mio padre.
Mia nonna non me ne aveva mai parlato.
Mi raccontò solamente che mi abbandonò subito dopo la mia nascita, disconoscendomi come figlia, ma l'argomento rimase sempre un tabù.
<Ovviamente la cosa non fu gradita dai tuoi nonni, in quanto il ragazzo non possedeva il loro stesso potere ed inoltre tua madre era già stata promessa in sposa a suo cugino Salvador.
Come se non bastasse tuo padre era un dominatore degli elementi, discendente di una potente famiglia da sempre in contrasto con quella di tua madre. Tua nonna Eloisa le vietò di continuare a frequentare Elijah, ma ovviamente Arabella non l'ascoltò. Tennero nascosta la loro relazione, fino a quando tua madre non rimase incinta di te, e a quel punto la verità venne a galla. I tuoi nonni erano infuriati e per evitare lo scandalo di una figlia incinta fuori dal matrimonio e per di più con un ragazzo con poteri diversi, la portarono via dalla scuola, lontana da occhi indiscreti ma soprattutto lontana da tuo padre. Per loro l'atto compiuto dalla figlia portava disonore alla famiglia. Elijah ovviamente non si diede per vinto e riuscì a salvare tua madre dalle grinfie dei genitori, convinti più che mai a porre fine a quella gravidanza> si fermò, guardò i ragazzi fino ad allora rimasti in silenzio e gli fece un piccolo cenno col capo per invitarli ad uscire dalla stanza.
Rimasero solo Nathaniel e Xavier.
<La prego, continui> dissi con voce rotta.
Per quanto io fossi sconvolta volevo comunque sapere, ora più che mai.
La preside sospirò e riprese a parlare <I due scapparono, ma a causa delle condizioni di tua madre dovettero abbandonare la loro fuga e cercare un rifugio sicuro, dove Arabella avrebbe potuto portare a termine la gravidanza>.
I suoi occhi iniziarono a diventare lucidi, ma comunque mantenne una posizione ferma e il tono della voce non vacillò nemmeno per un secondo.
<Una sera, davanti alla porta del mio studio si presentò tuo padre in lacrime con in braccio tua madre. Era malata e aveva minacce d'aborto. Mi pregò in ginocchio affinché li aiutassi a nascondersi e salvassi te e tua madre> una lacrima scese lenta sulla sua guancia. <Non esitai un minuto e gli permisi di restare, offrendo cure mediche a tua madre. Rimasero nascosti
nella scuola per mesi, fino a quando non nascesti tu. Purtroppo però qualcosa andò storto e tua madre non riuscì a superare il parto, morendo la sera stessa> sentii le guance bagnate e mi accorsi solo in quel momento delle lacrime che scendevano ininterrottamente dai miei occhi offuscati.
<Quella sera insieme a tua madre morì anche una parte di tuo padre. Ricordo ancora le sue urla strazianti. Erano urla di dolore, le urla di chi aveva perso una delle poche ragioni per continuare a vivere. Non aveva perso solo un'amante, ma un'amica, una confidente, e ancor di più aveva perso la madre di sua figlia. Tu eri diventata l'unica ragione per andare avanti, uno spiraglio di luce nell'oscurità. Eri il suo sole, diceva...> mi sorrise lievemente <Non a caso hai questo nome>.
Respirai profondamente, realizzando che avevo trattenuto il fiato per diversi secondi.
Quelle informazioni mi avevano destabilizzata completamente.
Rimasi immobile, con le lacrime che continuavano a scendere fuori controllo, ma la mia espressione rimase anonima, né un singhiozzo, né un sussulto.
Dall'esterno risultavo impassibile, ma in realtà dentro di me stavo urlando.
Asciugai prepotentemente le lacrime con la manica della mia giacca e con voce rotta mi rivolsi alla preside.
<Cosa successe dopo? Cosa è successo poi a mio padre?>.
Lei distolse per un secondo il suo sguardo dal mio, per poi guardarmi nuovamente negli occhi.
<Forse non è il caso di continuare. Hai già ricevuto troppe informazioni, sei stanca e sconvolta, hai bisogno di riposare. Domani potrai ven->.
<No. Voglio sapere> insistetti.
<Soleil fidati di me, non-> provò a dissuadermi.
<Ho detto che voglio sapere> alzai il tono della voce e mi alzai di scatto sbattendo i pugni sulla scrivania.
Il mio gesto così brusco colse alla sprovvista la preside, tanto che si lasciò sfuggire un lieve sussulto dalle labbra sottili.
Xavier avanzò velocemente verso di me e mi afferrò per il polso.
<Per oggi basta così, la preside ha ragione devi riposarti> disse con voce ferma.
Mi divincolai dalla sua presa <No. Io devo sapere. Per favore>.
Mi rivolsi con sguardo di supplica verso la preside <La prego...>.
A quel punto la mia maschera di indifferenza crollò, lasciando spazio ad un'espressione affranta e distrutta.
Lei mi osservò con compassione, indecisa sul da farsi.
<Va bene. Xavier...> con un gesto della mano gli fece segno di lasciarmi e così fece.
<Siediti>mi ordinò.
Feci come mi disse e strofinai le mani sulle gambe per scaricare la tensione.
Ero spaventata da ciò che poteva rivelarmi ma la paura passò in secondo piano lasciando spazio alla voglia di conoscere la verità, per quanto dolorosa potesse essere.
<Una settimana dopo l'accaduto, tuo padre decise di partire via con te e iniziare una nuova vita, lontano dai brutti ricordi e soprattutto lontano dai tuoi nonni. Purtroppo però non riuscì a realizzare questo sogno. Vennero a sapere della tua nascita e della morte di tua madre. Accecati dalla rabbia e desiderosi di vendetta iniziarono a perseguitarlo e per sua sfortuna riuscirono a trovarlo> si bloccò, rimase in silenzio per qualche secondo con un'espressione afflitta in volto.
<Quando lo trovarono fecero la più meschina delle cose, lo uccisero. A farlo fu proprio tua nonna Eloisa>.
E fu proprio in quel momento che il mondo mi crollò addosso.
<No, no-non può essere> la voce tremava e le lacrime scendevano rapide.
<Non può essere> sussurrai.
Questa volta però lo dissi come se stessi cercando di convincere me stessa.
Sapevo che la mamma fosse morta dopo avermi dato alla luce, ma mai avrei potuto immaginare tutto ciò.
Sperai fino all'ultimo di essere rimasta intrappolata in un brutto sogno e di riuscire al più presto a svegliarmi, ma purtroppo quella era la realtà.
La stessa persona con la quale sono cresciuta, colei che quando ero piccola mi leggeva le fiabe della buonanotte, che mi permetteva di dormire nel suo letto quando fuori c'era un temporale, che mi preparava i biscotti al cioccolato quando ero triste... in realtà era solo una sporca un'assassina.
L'assassina di mio padre.
La sua era soltanto una maschera, recitava un ruolo che non le apparteneva.
<Tua nonna decise di portarti via e nasconderti. Ti cercai per molto tempo ma di voi non rimase nessuna traccia. So per certo che fu lei stessa a consegnarti a quella società. La sera stessa che vennero a prenderti inscenò la sua morte, così che tutto risultasse più credibile. Monitoravano i tuoi poteri sotto il suo comando, era lei l'artefice di tutto quel progetto>.
In quel momento mi resi conto per diciassette anni avevo vissuto nella menzogna.
Tutta la mia vita era una sporca messa in scena e io ero solo un burattino nelle sue mani.
Nella mia testa regnò sovrano il caos, ma riuscii comunque a chiedere ciò che più mi interessava sapere in quel momento.
<Perché?> mi fermai un attimo per inumidire le labbra secche.
<Perché era così interessata al mio potere?>.
La preside Ramona sembrò in difficoltà dopo quella domanda, ma la sua risposta fu comunque immediata.
<Vedi Soleil, normalmente quando un bambino nasce dall'unione di due persone con poteri diversi, quello potrà ereditare solo il potere di uno dei due. Il tutto dipende dall'albero genealogico della famiglia dei genitori.
Qualora uno dei due genitori possedesse il potere di telecinesi e nella sua famiglia quasi tutti o la maggior parte avessero questo potere, il bambino avrà più possibilità di ereditare il potere di telecinesi, in quanto geneticamente più forte. Ci sono comunque possibilità che il piccolo nasca con il potere dell'altro genitore ma è più improbabile.
Ovviamente dall'unione di due persone con il medesimo potere, il bambino nascerà sicuramente con quel potere e di conseguenza risulterà più forte.
Ci sono anche possibilità che il bambino nasca con un altro potere, magari presente nell'albero genealogico di uno dei due genitori. Ma una cosa è certa: avere due poteri diversi contemporaneamente è quasi impossibile o perlomeno molto raro> spiegò.
<Quando nascesti tu era prevedibile che ereditassi il potere di tua madre anziché quello di tuo padre. Certo... sarebbe risultato più debole a causa della loro unione ma comunque sarebbe stato uno. Tuttavia tua nonna si rese conto che le cose erano andate in maniera diversa e scoprì l'impensabile> spostò il suo sguardo su di me.
<Tu possiedi entrambi i poteri dei tuoi genitori> posò i palmi delle mani sulla scrivania e mi fissò intensamente negli occhi.
<Sei un ibrido, Soleil>.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Where stories live. Discover now