Capitolo 36 |Giù le maschere| parte 2

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Avere di fronte una persona che per anni credevi sotto terra era un'esperienza senza dubbio devastante.
Soprattutto se la persona in questione è tuo padre.

Mi guardava dall'alto con quegli occhi così simili ai miei.
Molte volte ho immaginato il conforto che solo uno sguardo paterno poteva celare, eppure in quegli occhi di paternità c'era ben poco, se non niente.
Mi guardava con apatia, senza mostrare un briciolo di sentimento.
Quell'uomo aveva il volto dell'inverno.
Glaciale, impassibile ed inerte.
Un pilastro di cemento armato immune a qualsiasi stimolo, impossibile da abbattere.

Non pronunciai mezza parola.
Avvertii un enorme magone bloccare la mia gola, deglutire risultò un'impresa.
Il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi.
La sudorazione fredda, i battiti accelerati e i brividi che penetrarono finanche nelle mie ossa erano chiari sintomi di uno stato di shock.

<Uscite> parlò.
Anche la sua voce non era come l'avevo immaginata.
Era dura e profonda. Arrivò alle mie orecchie come il suono metallico di un violino suonato da mani inesperte.
Provocò in me un orrendo senso di disgusto.

La sala iniziò a svuotasi.
Eseguirono il suo ordine come docili pecorelle.
<Tutti> esplicitò.

L'uomo, Nikolai, sembrò voler ribattere ma di fronte lo sguardo aspro del fratello non proferì parola.
Gli ultimi occhi che sentii addosso prima di rimanere sola con quell'uomo furono i suoi.
Non mi girai, non gli dedicai nemmeno uno sguardo di rammarico.

Quando l'eco del portone che si chiudeva cessò capii che eravamo rimasti soli.
Un padre e una figlia, finalmente riuniti.
Non era esattamente questo lo scenario migliore per riconciliarsi, ma il problema sembrò non turbarmi.
Per me l'uomo di fronte a me era un estraneo.

<Pensavo fossi morto> sussurrai, l'ironia fu ben evidente.
Dove trovai la forza per parlare non fu ben chiaro.
<Lo so> mormorò

<Perché?> scattai.
<Spiegamelo... perché tutto questo?> dissi inferocita.
La rabbia iniziò a ribollire nelle mie vene.
<Una volta per tutte voglio che mi venga raccontata la verità. Sono fottutamente stanca delle bugie indegne che mi sono state rifilate. Se ti è rimasto un briciolo di dignità... non mentirmi>.

Avanzò verso di me, mostrando un'espressione di risentimento verso le mie parole.
<Non farti ingannare figlia mia. Io desidero solo il meglio per te> pronunciò con tono solenne.

Risi amaramente.
<Desiderate tutti il meglio per me....> sussurrai più verso me stessa.
Lo guardai dritto negli occhi.
<Sono solo puttanate>.

<Ti assicuro che tutto ciò che ho fatto fino ad oggi l'ho fatto solo per te, figlia mia. Per proteggere te e il tuo potere>.

<Per proteggere me... di la verità, a te non frega proprio un cazzo di me> mormorai con astio.
<Tu vuoi solo il mio potere>.

Non rispose.

<Cosa ti è stato raccontato precisamente?> chiese, ignorando completamente le miei parole.

<Fondamentalmente sei sempre stato morto per me> iniziai.
<La... nonna si limitava semplicemente a ripetere che mi rinnegasti come figlia, per il resto non sprecò molte parole. Poi mi è stata raccontata quella che credevo essere la verità. Dopo la morte della mamma avevi tentato di scappare con me per proteggermi ma alla fine hai avuto la peggio, per farla breve. Di una sorella ,gemella d'altronde, non ne sapevo nemmeno l'esistenza> raccontai, non abbandonando quella punta di acida ironia.

<Noto con piacere che quella serpe di Eloise è rimasta tale fino all'ultimo> mormorò più a sé.
<In ogni caso una parte della storia non è del tutto falsa. Dopo la morte di tua madre sono scappato con te e Amara. Allora non ero ancora a capo dei dissociati ma ne ero membro. Quando scoprii che tu fossi un ibrido capii immediatamente quale fosse il tuo destino. Avevo grandi progetti per te e li ho tutt'ora. Quella sera avrei dovuto nasconderti nel nostro rifugio, ne saresti diventata membro, portandoci al potere. Eppure quella pezzente... riuscì a portarti via da me e con qualche maestria delle sue si rese impercettibile. Non riuscii più a trovarti>.

<Ma allora la nonna non->.
<So già cosa stai per dire e la risposta è no. Neanche tua nonna era una Santa anzi, tutt'altro. Avrebbe potuto portare anche Amara con se ma non l'ha fatto. Non le importava nulla di lei, non le sarebbe servita a niente. Tu invece...> si fermò, fissandomi.

<Vorresti dire che a te invece importa di me? Che non sei interessato solo al mio potere? Vuoi che trovi i pezzi del diadema, mi userai come un stupida bussola e una volta che avrò terminato il mio lavoro tanti saluti Soleil> ringhiai.

Mi dimenai cercando di liberarmi.
<Siete tutti dei bugiardi!> urlai.
<Liberami!>.

<Hai bisogno di riposarti, non sei abbastanza lucida per poter affrontare questa discussione>.

Mi girai con occhi di fuoco.
<Non osare darmi della pazza. Quelli fuori di testa siete tu e la tua combriccola di esaltati. TI HO DETTO DI LIBERAMI!>.

<Soleil, devi calmarti> disse avvicinandosi.
Sentii nuovamente il sangue ribollire fino a provocare un fastidioso formicolio nelle vene.
<Non avvicinarti!>.
Il respiro divenne più pesante, la vista si offuscò e il pavimento iniziò a tremare.
<Adesso devi calmarti> pronunciò severo, avvicinandosi sempre di più.

<STAI LONTANO!>.
Nel pavimento in marmo si aprì uno squarcio, arrivando quasi fino a noi.
I quadri appesi alle pareti si ruppero in mille pezzi e si udì un fastidioso eco.

<Adesso basta> disse.
Venne verso di me e cacciò fuori una fialetta con del liquido rosso al suo interno.
<Cosa vuoi fare? Lascia-> non riuscii a finire.
Mi prese con forza la mandibola e aprì la mia bocca, costringendomi a ingurgitare quella roba.
<Che- cosa mi hai d-dato?> dissi tossendo.

<Nikolai!> urlò.

La terra smise di tremare non appena iniziai a sentirmi male.
Sentii le forze venirmi a mancare e gli arti diventare pesanti.
Non riuscì più a muovermi con agilità.
Non riuscì neanche a mutare.

Sentii dei passi veloci.
<Che cosa... è successo?> chiese Nikolai.
<Nulla. Portala nella sua stanza. Adesso!> ordinò nervosamente.

Dopo avermi liberata, sentii le braccia esili di Nikolai reggermi e trascinarmi chissà dove.
Ero troppo stordita per riuscire ad orientarmi.

<La mia dolce nipotina ha combinato un bel pasticcio> disse ridendo.

<Ma tranquilla, nulla che non possa sistemarsi. Non sei felice? Adesso saremo una bella famiglia unita!> disse con entusiasmo.
Mi condusse all'interno di una stanza, molto ampia e ben arredata, quasi reale. Mi posizionò sul letto a baldacchino eccessivamente decorato.

Mi sentii un po' meglio, tuttavia quella sensazione di stanchezza continuò a persistere.
Provai ad alzarmi e ci riuscii, ma Nikolai aveva già quasi chiuso la porta.
<Una bella famiglia> sussurrò, poco dopo sentii solo il rumore delle chiavi.

E ancora una volta mi ritrovai sola.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Where stories live. Discover now