Capitolo 1 |La fuga|

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Un lampo.
Talmente luminoso che per due secondi ebbi quasi l'impressione che fosse giorno.
Successivamente il rumore assordante di un tuono si propagó nell'aria, vibrando nelle mie orecchie.

La pioggia aumentò, battè imperterrita sul terreno molle che andò a sporcare le mie scarpe consunte.
Il freddo diventò sempre più pungente e la mia misera giacca di cotone non fu più in grado di riscaldarmi a sufficienza.
Il mio volto bagnato dalla pioggia si scontrò con il vento gelido, raffreddandolo a tal punto da non riuscire più a sentire i miei muscoli facciali.

Il rumore causato dalla pioggia e dai tuoni andò a mischiarsi con quello dei miei passi impazziti, che ad ogni contatto col terreno fangoso sprofondavano di poco.
Corsi il più veloce possibile, così tanto che sentii i muscoli delle gambe irrigidirsi e infiammarsi come se fossero arsi dal fuoco.
Sentii il respiro venire a mancare sempre di più ma questo non bastò per concedermi anche un breve minuto di sosta.
Fermarmi in quel momento sarebbe stato come buttare all'aria l'unica occasione che avevo per riprendere in mano la mia libertà.
Non potevo mollare, non dopo tutti quegli sforzi.

Devo resistere.

Ebbi l'orrenda sensazione che il mio cuore si fosse spostato nella mia gola e a momenti mi avrebbe soffocato.
Mai nella mia vita avrei pensato che il mio cuore potesse battere così forte.
La vista si offuscò e i capelli appiccicati alla fronte mi entrarono in bocca provocandomi un tremendo fastidio.

Inspirai talmente forte per incanalare più ossigeno possibile che quasi mi strozzai con una ciocca dei miei stessi capelli.
E siccome al peggio non c'è mai limite, andai a sbattere malamente con la spalla contro quello che probabilmente era il tronco di un albero.
L'unica fonte di luce era il riflesso latteo della luna piena.

Ma la sola cosa che si presentò di fronte fu il buio più totale.
Una voragine nero pece pronta ad inghiottirmi in qualsiasi momento.
Qualsiasi cosa potrebbe nascondersi nell'oscurità.
Non è il buio che fa paura, ma quello che si nasconde nel buio.

Tuttavia, puoi avere paura di un pericolo che non conosci, un pericolo a te sconosciuto.
Ma nel momento esatto in cui tu conosci perfettamente il tuo nemico, la paura non è più un semplice batticuore, ma terrore allo stato puro.

Soprattutto se il nemico è dietro di te pronto ad azzannarti come un predatore farebbe con la sua preda.
In quel momento mi sentii esattamente così... una preda senza alcuna via di scampo.

Arrivò il fatidico momento in cui le mie gambe, ormai allo stremo delle forze, iniziarono a cedere.
Purtroppo non fui più in grado di resistere a quel supplizio.
Fu proprio in quel momento che decisi di ricorrere alle maniere drastiche.

A mali estremi..

Bloccai la mia corsa.
Le mie gambe, magre e tremolanti, quasi mi ringraziarono.
La frenata fu talmente brusca che traballai leggermente, rischiando di perdere l'equilibrio.
Inspirai così forte che sentii la pelle delle cavità nasali bruciare come lava rovente.
Chiusi gli occhi e mi concentrai, cercando di ignorare qualsiasi forma di dolore e ogni minimo rumore intorno a me.
I rumori diventarono a poco a poco dei suoni ovattati, un eco lontano che si affievolì sempre di più.
Fu allora che chiusi completamente la mia mente.

Raggiunto quello stato di trance temporaneo potei concentrarmi per il passaggio successivo.
Focalizzai nella mia mente l'immagine di un puma.
Inizialmente la figura si presentò sfocata, come un dipinto di acquerelli sbiadito e senza forma, ma lentamente divenne sempre più limpida.

Percepii il sangue iniziare a scorrere più velocemente e i muscoli iniziarono a formicolare sempre di più, sembrò quasi che mille aghi mi stessero pungendo ripetutamente.

Arrivò poi la parte più dolorosa.

Le ossa iniziarono a spezzarsi una ad una.
Si frantumarono in mille piccoli frammenti.
Per quanto fosse difficile cercai di contenere le urla altrimenti mi avrebbero raggiunto prima ancora che potessi pronunciare A.

I frammenti iniziarono poi a riattaccarsi tra di loro, incastrandosi come i pezzi di un puzzle.
Quando tutte le ossa furono ricomposte e i muscoli smisero di formicolare, aprii gli occhi.
Avvertii i miei sensi amplificarsi a dismisura, e percepii ogni minimo rumore o movimento intorno a me.

Mi specchia in una pozzanghera lì vicino e vidi il mio riflesso.
I miei occhi color ambra, affilati e penetranti, spiccavano come un fascio di luce radioso nel buio plumbeo della notte.
Tastai il terreno con le zampe, beandomi di quella sensazione.
Osservai poi il mio manto, nero e lucido, inumidirsi sempre di più a causa delle prepotenti gocce di pioggia battere su di esso.

Un rumore alle mie spalle mi riportò alla realtà, e come un lampo iniziai nuovamente quella corsa sfrenata per la mia salvezza.
I miei movimenti risultarono più veloci e agili e riuscii in qualche modo ad orientarmi grazie ai miei sensi amplificati.
Dopo neanche dieci minuti riuscii a depistare quei maledetti russi.

Stremata e dolente come non mai, cercai un posto dove ripararmi, e dopo diversi minuti di ricerca scovai dietro dei cespugli una rientranza nel tronco di un albero, simile a una piccola grotta, umida e particolarmente fredda ma quantomeno al riparo dalla pioggia.
Tornai velocemente alla mia forma umana e sentii immediatamente il gelo penetrarmi fin dentro le ossa, ma la stanchezza fu talmente tanta che il freddo passò in secondo piano.

I miei occhi si chiusero automaticamente, assaporai quel momento di pace e trasportata dal rumore della pioggia e del vento, che risuonava tra i rami folti degli alberi, sprofondai in un sonno profondo e caddi tra le braccia di Morfeo.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt