Capitolo 20 |Il mondo che hai dentro|

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Sono sempre stata dell'idea che l'esistenza di cose inspiegabili abbia affascinato oltremodo ogni essere capace di pensare.
Meno sappiamo e più bramiamo quella tanto agognata verità, ma in realtà non vorremmo mai privarci dell'eccitante ebbrezza provocata dal mistero.

Moriamo così tanto per sapere, ma siamo troppo spaventati per scoprire.

Tuttavia troppe persone guidate dalla negligenza o dallo sgomento tendono a rifugiarsi nella convenzionalità, accettando di vivere all'oscuro di tutto e affidarsi alla banalità di ciò che è noto.

Fortunatamente o sfortunatamente- devo capire ancora quale tra le due -io faccio parte di quella ristretta nicchia di individui che brama il mistero ed è al contempo affranta da esso.
Questa cosa è sfociata poi in quella che oggi è la mia passione smisurata per i libri.

Ero sempre alla ricerca del brivido e del mistero e non potendolo ritrovare nella monotonia della mia scialba vita, mi rifugiavo in un mondo che a malincuore non sarebbe mai stato reale.
Pertanto si può dire che la mia non era tanto una passione quanto un bisogno.
Il bisogno di sentire sulla mia pelle un brivido di pura frenesia provocato da qualcosa a me sconosciuto.
E ad oggi potevo dire che finalmente l'avevo trovato.

Era proprio di fronte a me, camminava come solo un modello d'alta moda poteva fare.
Si muoveva elegantemente, riuscendo ad attirare l'attenzione su di se ovunque andasse.
Magari era a conoscenza dell'effetto che provocava alle persone, ma ero ben sicura che nella maggior parte dei casi lo facesse senza darci troppo peso.
Essere perfetto a lui veniva naturale.

Era perennemente circondato da quell'aura misteriosa che col passare dei giorno si intensificava sempre di più.
La voglia che avevo di entrare dentro quel suo mondo così contorto ed esplorarlo fino al più piccolo anfratto era... sopprimente.
Forse perché in fondo sapevo che era lui stesso a tenermene lontano.

Inaspettatamente si girò e mi guardò serio. Capii che provò a decifrare la mia espressione.
<A cosa pensi?> chiese sospettoso.

Allungai il passo <Nulla in particolare>.
<Fai schifo a mentire>.
Quando lo raggiunsi camminiamo l'uno affianco all'altro, sincronizzando il passo.
<Scusa se non sono brava quanto te>.

Colpito, affondato e mi permetterei anche di dire disintegrato.

Con la coda dell'occhio lo vidi rivolgendomi un'occhiata infastidita.
<Posso almeno sapere quanto manca?> chiesi, ormai stanca di quella lunga marcia.
Avevo provato varie volte a chiedergli la nostra destinazione, ma figuriamoci se il signorino sia mai disposto a fare dei favoritismi.
<Meno di quanto pensi> disse liquidandomi.
<Dici ogni volta così>.

Lo sentii sbuffare <Sembra di rivivere un dannato dejavù>.
<Non è colpa mia se ogni volta mi porti a fare trekking> sbottai <quantomeno se mi avessi avvertito avrei indossato una tenuta ginnica> conclusi amaramente ironica.
Effettivamente indossare una gonna corta per avventurarsi nella natura non fu chissà quanto conveniente.

Alcune erbacce, oltre ad essere fastidiosamente alte, erano spinose e ciò causò piccoli graffi sulla mia pelle.
Questa volta ci eravamo addentrati in un sentiero diverso da quello precedente.

Qui la vegetazione risultava più incolta, abbandonata a se stessa.
Capii subito che quella zona raramente veniva esplorata. O forse mai.
All'ennesimo graffio sul polpaccio soffocai qualsiasi tipologia di imprecazione che implorava di uscire dalla mia bocca.

L'unica cosa che mi concessi fu un'espressione angosciata.
Vidi Xavier girarsi furtivamente verso di me e con molta disinvoltura prendermi in braccio come se pesassi meno di niente.
<Xavier! Fammi scendere> inutile dire che non mi diede ascolto.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora