Capitolo 34 |Tra mente e cuore|

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Sentii diversi colpi battere alla porta con una certa insistenza.
La mia faccia era diventata un tutt'uno col cuscino e per di più il mio corpo aveva assunto le perfette sembianze di una stella marina inglobata al letto.
<SOLEIL! APRI QUESTA MALEDETTA PORTA PRIMA CHE APRA IL TUO CRANIO E FACCIA DEL TUO CERVELLO DA IBRIDO POLTIGLIA!>.

E anche anche oggi Felix ci ha omaggiato del suo buongiorno.

<Evapora Speller!> mugugnai a voce abbastanza alta.
In realtà quello che ne uscì fu più una sorta di lamento alquanto incomprensibile.
<Ti faccio evaporare altro se non apri questa-CAZZO DI PORTA!> minacciò, continuando a bussare come un dannato.
<NON URLARE!> dissi, urlando.
Questa volta le mie parole furono più che comprensibili.

La coerenza.

<Quella che ti manca, piccola bastarda>.
Alzai di scatto la testa dal cuscino, rivolgendo uno sguardo di fuoco verso la porta nella speranza di incenerire quell'esemplare di biondo ossigenato che per qualche strano motivo quella mattina proprio non voleva saperne di lasciarmi in pace.
<Non utilizzare i tuoi luridi poteri su di me!> sbraitai.

<Apri la porta. Questo è l'ultimo avvertimento tesoro> disse con tono decisamente troppo tranquillo.
<E io te lo ripeto per l'ultima volta: EVAPORA!> lo sfidai.
Riuscii a sentire un profondo sospiro, come se cercasse di mantenere la calma.
<Bene... lo hai voluto tu Soleil. Non dire che non ti avevo avvisato>.

Dopo quella frase, silenzio tombale.
Fissai la porta con un leggero timore, ma dopo qualche minuto capii che non c'era più nulla di cui preoccuparsi.
Crollai a peso morto sul letto nella speranza di riuscire nuovamente a riaddormentarmi in tutta tranquillità.
Diedi uno sguardo veloce alla finestra: troppo sole per i miei gusti, così sprofondai con la faccia sul cuscino.

Finalmente un po' di pace, pensai.

<ALL'ATTACCO!>.
E fu così che la porta della mia camera venne scaraventata all'aria e rotta in due.
Saltai giù dal letto dallo spavento, cadendo per terra come una pera cotta.
Davanti a me si piazzò la figura trionfante di Felix che torreggiava vittorioso sui resti della defunta porta, ma ciò che catturò la mia attenzione fu quello che stringeva tra le mani.

<Hai... hai sfondato la mia porta con un FOTTUTO CANDELABRO?> urlai.
Lui se lo rigirò tra le mani con un sorriso soddisfatto.
<Ti piace? È vintage. Me lo regalò la mia dolce prozia convinta che prima o poi mi sarebbe tornato utile. Oggi effettivamente ho testato il suo potenziale>.

Improvvisamente i suoi occhi si spostarono dal candelabro verso di me e iniziò ad avanzare minaccioso.
<Cos'è questa storia che non vieni al ballo?> iniziò.

<Felix, hai letteralmente spaccato la p-> mi interruppe, ovviamente.
<Zitta. Spiegami che cosa ti passa per quella testa ottusa. Cosa dovrà pensare quel povero disgraziato di Alexander?>.
<E da quando ti preoccupi per lui?> dissi, assottigliando gli occhi.
In tutto ciò ero ancora mezza stesa per terra.

<Da sempre> disse con tono falso
<Ma se fino a qualche giorno fa gli davi del "merluzzo"> sbraitai.
Mi liquidò con un gesto della mano.
<Dettagli irrilevanti. Vieni qui> mi alzò di peso da terra con la sua solita premura e mi fece sedere sul letto.

<Che ti prende piccola? Mi stai facendo preoccupare ultimamente> disse, questa volta seriamente.
<Nulla Felix, davvero> bugia.
Mi guardò malamente, indossando la sua solita espressione da "Tu vuoi prendere per il culo me?".
<Fammi indovinare: c'entra per caso un ragazzo alto, moro, ben piazzato, particolarmente stronzo, con occhi glaciali e il cuore di tenebra?> chiese scherzando.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Where stories live. Discover now