Capitolo 36 |Giù le maschere|

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È incredibile come le cose possano cambiare in un frangente di tempo breve quasi quanto un misero battito di ciglia.
Un attimo prima vivi la tua vita con tranquillità e disinvoltura, cullato da quelle poche certezze che ti permettono di far sembrare la realtà meno viscida e cruda di quanto in verità sia.
Subito dopo, senza alcun preavviso, accade qualcosa che sconvolge quello stato di quiete che avevi creato e protetto con eccessiva premura, nutrendolo di false speranze e arrivando a credere che quella stabilità così apparentemente perfetta fosse durevole nel tempo.
poi, come un fulmine a ciel sereno, accade qualcosa che ti scombussola nel profondo, servendoti in maniera sfacciata la realtà su un piatto d'argento e strappandoti da quel mondo utopico dove ti eri rifugiato con l'intenzione di non abbandonarlo più.
Ed è proprio in quel momento che ti rendi conto che non esiste alcuna uscita di sicurezza. Arriverà il momento dove ti troverai di fronte ad un bivio e dovrai compiere una scelta: vivere nella cruda realtà e affrontarla con coraggio o rifugiarti in una dolce illusione e scappare codardamente.

La decisione spetta solo a te.

~ ~ ~

Sentii il peso della mia testa premere con insistenza sul mio collo dolorante.
Cercai di portarmi in posizione eretta ma qualcosa me lo impedì.
Raddrizzai a fatica il mio collo, avvertendo un consistente fascio di nervi tesi come corde di violino.
Un gemito di dolore scappò dalle mie labbra. Per qualche strano motivo il mio corpo era tutto indolenzito.

Cercai di aprire gli occhi ma tuttavia si rivelò un'impresa più difficile del previsto.
Dopo diversi tentativi le mie palpebre si separano e ciò che mi si presentò davanti apparve sfocato e confuso.

Perché è tutto così... luminoso?

Provai a strofinare i miei occhi con i palmi delle mani nella speranza di riuscire a mettere la vista a fuoco.
Non ci riuscii.

Ritentai.

Nulla.

Fu quando abbassai lo sguardo sui miei polsi che mi accorsi del perché.
Ero legata.
Una corda spessa e ruvida avvolgeva prepotentemente i miei polsi e le miei caviglie, tenendomi inchiodata ad una scomoda sedia di ferro.

Mi guardai intorno. Ero in una stanza enorme, spoglia, senza alcun oggetto intorno. L'unico particolare erano le pareti bianco latte che mi circondavano e sembravano accerchiarmi con cattiveria.

Sono morta?

<No, non lo sei. Non ancora almeno>.

La mia testa scattò sull'attenti e strizzai gli occhi per scacciare quello strato appannato che ricopriva i miei occhi.

<Chi sei?> chiesi con un filo di voce.

<Ha importanza?>.

Mi girai dall'altro lato, alla ricerca di qualcuno che però non c'era. Ero sola. Forse quella voce me l'ero solo immaginata.

Forse sto impazzendo.

<Se stai impazzendo? Perché? Sei mai stata normale tu?> sibilò viscidamente.
No, la voce era reale, non la stavo immaginando. Questa volta era vicinissima.
Girai lentamente il capo di fronte a me.

Ebbi un brivido di terrore. Il fiato si spezzò e i miei occhi si spalancarono fino all'inverosimile.
Ero io.

Davanti a me a nemmeno venti centimetri di distanza c'ero io.
Riconobbi i miei capelli, il mio volto, i miei occhi... ero senza dubbio io.
Ma avevo qualcosa di diverso.
Il mio sguardo era cattivo, languido, e il mio sorriso era a dir poco agghiacciante.
Avevo un'espressione di pura cattiveria e malvagità dipinta in volto.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum