Capitolo 10 |Jane Eyre|

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Numerose voci giovanili si mischiarono tra di loro provocando un brusio intenso ma al contempo contenuto.
Girai ripetutamente il cucchiaio nella minestra di verdure, intenta ad ascoltare il monologo di Felix sul perché Mr. Rowan fosse un emerito stronzo
<Quello che sto cercando di dire è che semplicemente dovrebbe considerare l'idea di andare in pensione o quantomeno farsi un bel viaggetto> si portò una cucchiaiata di minestra in bocca <Sulle Alpi della Svizzera per esempio, a saltellare con Heidi nei campi, magari le vede pure lui le caprette, solo che anziché fargli ciao gli sputano in facc-ODDIO COS'È STO SCHIFO!> iniziò a tossire subito dopo aver ingoiato il liquido verdognolo <Ma porca puttana questo è un attentato alle mie papille gustative>
<Parla ancora e ti ammazzo io> ringhiò Xavier.
Felix inizialmente fu troppo impegnato a bere litri di acqua per eliminare il cattivo sapore.
La sua risposta tardò ad arrivare
<Forse un viaggetto farebbe bene anche a te, non proprio sulle Alpi ma più verso fanculo>
A quella provocazione quasi sputai la zuppa, tanto che Dusha dovette darmi dei colpetti sulla schiena.
Subito lo sguardo di Xavier si posò su di me, lanciandomi uno sguardo gelido
<Dimmi, cos'è che ti fa tanto ridere> chiese.
Presi un lungo sorso d'acqua <Uhm nulla, stavo solo pensando che se si potesse trasformare l'arroganza in energia sostenibile diventeresti una fonte inesauribile> conclusi sorridendo.
Scoppiarono tutti a ridere, sia per la mia battuta che per l'espressione di Xavier
<Sei insolente> mormorò, trucidandomi con lo sguardo.
<Tu> Felix puntò un dito verso di me con espressione seria <sei ufficialmente la mia migliore amica>.
<Tale privilegio mi commuove> ribattei, facendo un'espressione di finta sufficienza.
Rivolsi nuovamente l'attenzione sul piatto ancora pieno di minestra.
Un ricordo si fece spazio nella mia testa
Focalizzai il volto magro della dottoressa Polina che sorrideva malvagiamente, la mano ossuta premeva sul mio collo spingendo la mia faccia nel piatto pieno di quella schifosa brodaglia che mi rifilavano tutti i giorni.
Tirò i miei capelli in un modo così  violento che sentii la cute bruciare.
Nonostante i miei sforzi non riuscii a non piangere, singhiozzando istericamente.
<L-la prego, basta> supplicai con voce rotta.
Ma ciò la fece sorridere ancor di più e strinse maggiormente la presa sui miei capelli.
Quella probabilmente fu l'unica volta che la implorai in una maniera così vergognosa.
<Terra chiama Soleil>
La voce stridula di Felix mi risvegliò da quei ricordi poco felici.
<Oh, scusate> sussurrai
<A cosa pensavi?> chiese prontamente Xavier
<Sciocchezze>  risposi liquidandolo.
Gli altri tornarono a farsi gli affari loro, intenti a discutere riguardo una verifica di matematica, il tutto accompagnato dalle immancabili lamentele di Felix.
L'unico estraniato dalla conversazione fu Xavier
<Mangia> ordinò.
Alzai gli occhi al cielo, avrei voluto ribattere: Prova anche solo a darmi un altro ordine e ti arriva il piatto in fronte, ma decisi di rimanere in silenzio.
Portai svogliatamente il cucchiaio alla bocca, dedicando un amorevole dito medio a Mr. Presunzione.
All'improvviso il piatto si mosse autonomamente, finendomi addosso e andando così a sporcare la mia divisa.
La cosa fu talmente inaspettata che mi alzai di scatto e per poco non inciampai nei miei stessi piedi, finendo per attirare l'attenzione di un gran numero di persone.
Sentii in lontananza delle risatine, quando mi girai non mi stupii affatto di scoprire da dove provenisse tutto quel divertimento.
Sedute poco più lontane da noi c'erano le gemelle,  sguardo perfido e un'espressione trionfante in volto.
<Fatemi indovinare, telecinesi?> chiesi retorica.
Sentii crescere in me un forte senso di frustrazione, ma dopo aver visto la faccia appagata di Amara, bastarono due secondi e la frustrazione tramutò in un'ira funesta.
Con passo lento e felpato iniziai a dirigermi verso di loro ma qualcuno mi bloccò dal braccio
<Ti consiglio di lasciar perdere, il loro intento è proprio quello di importunarti, non dargli mod->
mi staccai bruscamente dalla presa di Xavier e continuai a camminare.
Non appena arrivai di fronte a loro le risate cessarono ma sul volto di Amara rimase comunque un fastidioso sorrisino.
<Cosa ti turba, meticcia?> chiese falsamente
<Senti, Amara..> mi sporsi in avanti e poggiai le mani sul tavolo
<Ho già avuto a che fare con le puttanelle come te e fidati i tuoi scherzetti sono decisamente privi di originalità in confronto ai loro>
E non hai la minima idea
<Qualunque sia il tuo problema, adolescenza problematica, complessi di inferiorità o semplicemente un atteggiamento da stronza, con me non attacca amore> sorrisi  <pertanto puoi fare la puttana quanto vuoi ma ti do un consiglio> tornai seria
<Non giocare con chi non ha nulla da perdere>.
La guardai un'ultima volta solo per gustarmi la sua espressione inviperita, dopodiché girai i tacchi e mi allontanai da quel covo di serpi.
Mi resi conto che quasi mezza sala aveva assistito a quel teatrino, e inevitabilmente divenni il bersaglio di una serie infinita di commenti.
"Lei è la ragazza nuova?"
"Ho sentito che è un ibrido"
"Cosa ci fa in questa scuola?"
"Gira voce che sia maledetta"
"Non si vedeva un ibrido da secoli ormai"
A sentire quelle cose alzai gli occhi al cielo e uscii finalmente da lì, seguita da sguardi curiosi e ignorando i richiami da parte di Nathaniel e degli altri.
Attraversai i lunghi corridoi a passo spedito, cercando di smaltire almeno un quarto della mia rabbia.
Oramai ero abituata ad essere etichettata come quella strana, quella diversa, non era un qualcosa di nuovo per me.
Eppure faceva sempre così male
Arrivai finalmente nella mia camera e sbattei prepotentemente la porta.
Cercai con foga dei vestiti puliti nell'armadio, probabilmente rifornito dalla preside, e optai per le prime cose che mi capitarono in mano.
Andai in bagno sbattendo nuovamente la porta e mi tolsi velocemente la divisa macchiata, lanciandola malamente in un cesto.
Riempii la vasca e una volta piena mi immersi completamente dentro, trattenendo il respiro per quasi un minuto.
Uscii con la testa dall'acqua e feci dei respiri profondi, poggiando il capo sulla vasca.
Passai la mano tra i miei capelli tirando leggermente le punte e a causa dei miei movimenti bruschi bagnai il pavimento.
Sospirai, una lacrima scese lenta sulla mia guancia
Sei sola
No, non è vero.
Sei un mostro
Non è vero.
Hanno ragione ad avere paura di te
NO.
Scalciai violentemente con le gambe, lasciando così cadere altra acqua sul pavimento ormai bagnato e cacciai un urlo frustrato.
Perché?
Perché è tutto terribilmente difficile.
Uscii dalla vasca e indossai gli indumenti scelti a caso, una gonna bianca e un semplice maglioncino rosa.
Non mi preoccupai neanche di ripulire il pavimento dall'acqua.
Tornai in camera e mi buttai di faccia sul letto, con molta nonchalance.
Quasi mi addormentai ma puntualmente qualcuno bussò alla porta
Deja vu
<Soleil, apri la porta>
Sospirai scocciata
<Soleil sta dormendo> risposi ironica
<O apri la porta o la sfondo, scegli tu angioletto>.
Sbuffai sonoramente e camminai fino alla porta
<Sei un dannato incubo> sussurrai.
Aprii la porta, trovandomi di fronte Xavier
<Lo so> rispose.
Mi sorpassò e senza il mio consenso andò a posizionarsi sul mio letto
<Che vuoi?> chiesi
<Sei stata una stupida> sputò
Lo guardai sorpresa <come prego?>
<Non dovevi provocarle in quel modo, ora non ti daranno più tregua>
<E pensi che questo possa spaventarmi?> mi avvicinai di più a lui
<Secondo te, un gruppetto di stronze viziate, potrebbe in qualche modo incutermi.. timore?> risi amaramente
<Dopo tutto quello che ho passato?> risi più forte.
<Oh Xavier, tu non sai nulla> assunsi di nuovo un'espressione seria
<Tu non sai nulla di me> mi avvicinai di più al suo viso
<Non.sai.nulla> sussurrai, scandendo ogni singola parola.
Mi allontanai di poco <Quindi non permetterti mai più di venirmi a dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, le decisioni le prendo da sola...come ho sempre fatto> conclusi.
Durante il mio discorso Xavier mi fissò per tutto il tempo, non lasciando trapelare alcuna emozione dal suo volto.
Ad un certo punto si alzò di scatto e si avvicinò pericolosamente a me
<Vedi, Soleil..> si avvicinò di più
<devi capire che ormai> ancora di più
<Tu> arrivò a pochi centimetri dal mio volto
<Non sei più sola>.
Trattenni il fiato per tutto il tempo in cui parlò, focalizzando di tanto in tanto l'attenzione sulle sue labbra.
<Sei troppo vicino>
<Tu dici?> ghignò.
Mi allontanai velocemente da lui, andandomi a posizionare sulla seduta della finestra
<Se sei venuto solo per dirmi quanto impulsiva e sprovveduta io sia, ora puoi anche uscire> conclusi.
<Ti ho portato questo> tirò fuori dalla sua tasca un libro di piccole dimensioni.
La copertina blu notte era decorata con piccole decorazioni floreali rosa, al centro del libro scritto in bianco lessi "Jane Eyre", di Charlotte Brontë.
Mi porse il libro che accettai con riluttanza, accarezzai con le dita le piccole decorazioni in rilievo, ammirando il libro in tutta la sua semplicità.
<Perché?..> alzai lo sguardo dal libro
<Hai la faccia di una che ama i classici> rispose vagamente.
La sua deduzioni fu giusta, per quanto potessi odiare i suoi atteggiamenti da tiranno dovetti dare atto al suo grande intuito.
<Beh, ti ringrazio. Che coincidenza, questo è proprio il mio libro preferito> sussurrai.
Non solo riuscì ad azzeccare la mia predisposizione per il genere classico ma addirittura scelse proprio il libro che più amavo tra tutti, quasi come se mi avesse letto nella mente.
All'improvviso capii
Si certo, proprio una coincidenza.
<Sei entrato nella mia mente!>
Mi alzai di scatto e gli puntai un dito contro
<Questo è moralmente scorretto> incrociai le braccia, guardandolo malamente.
<È capitato solo una volta, non ti arrabbiare angioletto> la situazione sembrò divertirlo parecchio.
<Quando?> chiesi
Sbuffò svogliato <Quando ti ho portato per la prima volta in biblioteca, sembravi così persa in mezzo a tutti quei libri, ero curioso di sapere cosa ti girasse in quella tua testa ottusa e non ho resistito, ho dato solo una sbirciati-> gli lancia un cuscino contro che per mia sfortuna schivò prontamente
<Ma che cazzo fai?> sbraitò
<Questa è violazione della privacy, brutto troglodita che non sei altro!>
Mi guardò sbalordito <Fai sul serio? Violazione della privacy?> e poi fece qualcosa di totalmente inaspettato.
Rise.
Per la prima volta sentii il suono della sua risata, una risata genuina, di sano divertimento, mostrando una fila di denti perfettamente dritti e bianchi.
Rimasi per qualche secondo immobile, ipnotizzata da quella scena così surreale.
<Violazione della privacy, non ci posso credere> continuò ridendo.
Cercai di riprendermi <S-sto dicendo sul serio, potrei benissimo denunciarti per questo>.
Mi resi conto solo dopo dalla cazzata che era appena uscita dalle mie labbra.
Immaginai la scena
Salve, vorrei denunciare un ragazzo per essersi illegalmente introdotto nella mia testa ed essersi appropriato arbitrariamente di dati sensibili e strettamente personali, quali il mio libro preferito e...
Improvvisamente Xavier scoppiò a ridere ancora più forte, riuscii quasi a vedere delle piccole lacrime uscire dai suoi occhi.
<Lo hai fatto DI NUOVO?> spalancai gli occhi
<Basta! fuori dalla mia testa e dalla mia stanza, prima che decida di mutare in un boa e ingoiarti sano> lo spinsi da dietro la schiena fino alla porta, fortunatamente non fece resistenza.
<Mh aggressiva, mi piace> disse malizioso
<Ho detto FUORI!> con un'ultima spinta riuscii a spingerlo fuori dalla porta
<E va bene, me ne vado> alzò le mani in segno di difesa.
Risi divertita de quel gesto così infantile scuotendo scherzosamente la testa, quando però cercai di chiudere la porta qualcosa me lo impedì.
<Un'ultima cosa>
Xavier si avvicinò di nuovo a me e passò un dito sul contorno delle mie labbra
<Sei bella quando sorridi>
Arrossii involontariamente
<Ci vediamo oggi pomeriggio angioletto>.
Non ebbi neanche il tempo di ribattere che uscì subito dalla stanza chiudendo la porta dietro di se.
Rimasi ferma immobile davanti la porta come una scema per cinque minuti buoni, decisi dunque di darmi due colpetti in volto per risvegliarmi da quello stato di trance.
Ancora un po' scossa, ritornai alla mia postazione difronte la finestra e afferrai il libro regalatomi da Xavier.
Sfogliai le pagine, l'odore che emanava era una fragranza pregiata per me, al di sopra di qualsiasi profumo costoso o griffato.
Arrivata alla fine del libro notai una frase scritta a mano con una calligrafia chiara ed elegante, riconobbi subito la frase, era una citazione di Cassandra Clare.

Per Soleil

<È il tuo dono vedere la bellezza e l'orrore delle cose di tutti i giorni. Non sei pazza per questo... soltanto diversa. E non c'è niente di male a essere diversi>

Xavier.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Onde as histórias ganham vida. Descobre agora