Capitolo 11 |L'ora del crepuscolo|

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Osservai attentamente il soffitto asettico della mia camera, stesa sul letto con le mani incrociate sul mio stomaco.
Dovrei dipingerlo, pensai.
Mi misi seduta, rivolgendo lo sguardo verso la finestra.
Notai con piacere che il cielo pallido e nuvoloso di questa mattina era cambiato, lasciando spazio a uno più limpido, di un azzurro vigoroso, con qualche corposa nube sparsa qua e là.
Mi alzai dal letto e inizia a fare avanti e indietro per tutta l'area della mia camera, mani giunte dietro la schiena e passo lento e monotono.
Mi fermai e osservai scrupolosamente la maniglia della porta
Esco o non esco?
Scossi il capo e rivolsi altrove lo sguardo, continuando ad andare avanti e indietro.
Rivolsi nuovamente l'attenzione sulla maniglia, più indecisa di prima.
Continuai con questa combinazione passo-sguardo - passo-sguardo per un bel po', fino a quando non decisi di sedermi nuovamente sul letto, gambe incrociate e mento poggiato sul palmo delle mie mani.
Oh andiamo Soleil, manco ci fosse l'inferno la fuori
Mi alzai fulminea e senza ulteriori indugi afferrai la maniglia e uscii dalla stanza.
Varcai i corridoi del dormitorio, non avevo una meta ben precisa ma se fossi rimasta anche solo un altro minuto dentro quella stanza avrei dato di matto, e a dirla tutta morivo dalla voglia di esplorare la scuola per conto mio.
Nei corridoi vuoti rimbombò solo in suono dei miei passi, fin quando non percepii delle voci femminili in lontananza.
Capii con rammarico che la sala comune era già occupata da qualcuno ma quando varcai l'ingresso fu troppo tardi per tornare indietro.
Il vociare cessò e sentii addosso diversi sguardi, alcuni curiosi altri indignati e ovviamente tra questi c'erano quelli delle tre sorelle.
Cercai di ignorarle e continuai a camminare verso il tavolino posto di fronte le vetrate, lontana da occhi indiscreti, ma ovviamente qualcuno fu pronto a rovinare i miei piani.
Una delle sedie poste in cerchio intorno al tavolo si spostò di scatto, sbarrando così la mia strada.
Il movimento brusco produsse un rumore particolarmente stridulo, uno di quelli che ti provocano la pelle d'oca.
Fui più veloce e mi spostai in tempo, evitando uno scontro tra lo schienale della sedia e il mio stomaco.
Non mi posi nemmeno il problema di chiedermi chi fosse stato, la cosa era fin troppo scontata.
Mi girai verso l'artefice di quello scherzo demenziale e con un sorriso ironico dissi
<Sei una stronza straordinariamente scontata Amara Nox>.
Mi girai e andai a sedermi sulla poltroncina in velluto, senza neanche darle il tempo di ribattere.
Tuttavia non potei fare a meno di origliare la conversazione con le sorelle e le amiche.
"Lasciala stare, è solo una sgualdrina, non si avvicina nemmeno ai tuoi livelli".
Non capii se a parlare fosse stata Vanya o Ester, ma non mi applicai più di tanto a risolvere quell'enigma.
A seguire ci furono altri commenti derisori nei miei confronti da parte delle sue "devote" amiche.
La onoravano e rispettavano come un'ape regina, tuttavia quegli atteggiamenti trasudavano falsità da tutti i pori, esattamente quello che ci si aspetterebbe da un gruppetto di oche giulive come loro.
Accavallai le gambe, aggiustando l'orlo sgualcito della gonna, e iniziai a sfogliare il libro datomi da Xavier.
Avrei potuto benissimo leggerlo in camera mia, ma sentivo il bisogno di cambiare aria e in ogni caso non avrei potuto nascondermi in quella stanza per l'eternità, tanto valeva iniziare a prendere dimestichezza con quel posto.
Lessi tranquillamente le prime venti pagine in poco tempo.
Nonostante sapessi la storia a memoria, ogni volta provavo sempre le stesse emozioni, come se lo leggessi per la prima volta.
Senza contare il fatto che è un regalo di Xavier
Scaccia immediatamente quel pensiero dalla mia testa e mi concentrai sulla mia letteratura, riuscendo per un attimo a rilassarmi.
<Ciao>
Addio momento di tranquillità
Alzai lo sguardo dalle pagine del mio amato libro e dopo aver inspirato silenziosamente mi voltai.
Davanti ai miei occhi si presentò una ragazzo dai bei lineamenti, con capelli lisci e corposi, lunghi fino al mento, due magnifici occhi ambra e un fisico chiaramente da atleta.
All'apparenza sembrava il classico dongiovanni, dedito allo sport ai limiti dell'inverosimile e con una vasta cerchia di amici.
<Ciao> sorrisi, cercai di apparire cordiale.
<Devi avere un bel po' di coraggio per tenere testa ad Amara> rise lievemente, guardando in direzione della diretta interessata.
<Dovrebbe essere un complimento?> chiesi divertita.
<Considerala più una constatazione>
<Davvero rincuorante!> esclamai.
<Comunque tranquilla, non siamo tutti come lei qui> disse tornado serio
Per fortuna aggiungerei
<Oh scusa, che maleducato non mi sono presentato. Piacere di conoscerti, mi chiamo Alexander. Alex per gli amici.>
Mi porse la sua mano affusolata che strinsi volentieri, non potei negare che fosse un tipo gentile.
<Non penso ci sia il bisogno che io mi presenti, giusto?> chiesi retorica
<Mentirei se dicessi di no, ma per fortuna sai già la risposta quindi mi risparmi questo inconveniente> ammise con bonaria ironia.
Fui talmente felice di scoprire l'esistenza di qualcuno simpatico in quel posto -qualcuno oltre Felix e gli altri, s'intende- che quasi mi mi venne da piangere.
<Guarda il lato positivo>,continuò,<sei una sorta di celebrità!>.
<Mi sarei accontentata di essere una semplice e banale studentessa> ammisi amaramente
<Mi dispiace deluderti ma non saresti comunque passata inosservata, sei troppo bella>.
<Ci stai provando con me per caso?> la situazione divenne piacevolmente divertente
<Io? Lungi da me pensare di fare una cosa del genere> si difese ridendo.
<E senti un po', Alex..> marcai leggermente il suo nome <cosa ci fai nella sala comune femminile?>
<Ho accompagnato un mio amico dalla sua ragazza> disse indicandoli con un cenno del capo.
Cercai con lo sguardo la coppia, individuandola quasi subito.
Erano seduti sui divani in velluto, intenti a scambiarsi effusioni amorose.
<Diciamo che non mi sentivo particolarmente a mio agio e la mia presenza era alquanto irrilevante, come puoi ben notare>.
Distolsi lo sguardo da quella scena colma di sentimentalismo, capendo perfettamente il suo imbarazzo
<Ho visto che eri sola e così ho utilizzato la scusa della "discussione" tra te e Amara per venire a parlarti> concluse sorridendo.
Feci per rispondere ma puntualmente qualcuno si intromise nella conversazione.
<Interrompo qualcosa?>
Davanti a me si presentò Xavier, rivolgendomi un sorriso affilatissimo.
Alzai gli occhi al cielo, una mia cattiva abitudine che stranamente si amplificava con lui nelle vicinanze.
<Ciao Xavier> lo salutò Alex sorridendo.
Xavier non lo degnò neanche di uno sguardo, puntò subito i suoi occhi taglienti su di me
<Io e Soleil ora abbiamo da fare, non ti dispiace vero Alexander?> ma non gli diede nemmeno il tempo di ribattere.
Mi prese saldamente per il polso e camminò spedito verso l'uscita della sala comune
<Xavier, fermati. Lasciami subito!>
Ovviamente venni del tutto ignorata, così con aria rassegna mi girai e salutai Alex, mimando un "mi dispiace".
<Ci si vede in giro, Soleil> quella fu l'ultima cosa che sentii prima di uscire dalla sala.
Arrivati all'ingresso della scuola mi staccai bruscamente da lui e mi massaggiai il polso un po' dolente.
<Mi hai fatto male brutto deficiente> mi lamentai.
<Vedo che fai amicizia in fretta> constatò lui.
Notai del pungente sarcasmo nelle sue parole
<Ti riferisci ad Alex?> chiesi.
<Alex? Siete già in confidenza eh>.
<È stato carino con me, a differenza di qualcuno> feci presente.
<Non farti ingannare da due parole dolci>.
<Mi stai dando dell'ingenua per caso?>.
Non rispose e iniziò ad avviarsi verso l'uscita
<Mi vuoi rispondere?> strillai inseguendolo.
Un suo passo equivaleva a tre dei miei, di conseguenza feci parecchia fatica a stargli dietro.
Arrestò la sua camminata e si voltò verso di me <Ti sto dando un consiglio angioletto. Stagli lontana.> questa volta la sua espressione cambiò radicalmente, diventando terribilmente seria.
La cosa mi destabilizzò un po'.

𝐀𝐫𝐜𝐚𝐧𝐞 𝐀𝐜𝐚𝐝𝐞𝐦𝐲 | 𝘓𝘢 𝘮𝘶𝘵𝘢𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 |Where stories live. Discover now