21.

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Quando mi svegliai la luce invadeva già la stanza. Le tende erano rimaste aperte e il sole si rifletteva sulla vetrata. Anche il cielo era di ottimo umore, esattamente come me.

Saltai giù dal letto, sorpresa che Anna non mi avesse svegliata. Mi stiracchiai un po' e quasi subito notai qualcosa sul pavimento: a pochi centimetri dai miei piedi, proprio da sotto la porta, sbucava un foglietto di carta. Lo raccolsi e lo aprii. Era un messaggio di Anna, riconobbi subito la scrittura precisa della mia migliore amica, l'avevo vista un miliardo di volte sugli appunti che ci scambiavamo.

Buon giorno Giulietta! Ho notato che Romeo ieri sera ti ha riaccompagnata molto tardi (ho controllato verso le 2 e non eri ancora tornata), perciò anche questa mattina avrò pietà di te e ti lascerò dormire, ma non ti abituare. Sono le 6, io vado a correre, ci vediamo a mensa verso le 9.30 se ti svegli. Dai che devi raccontarmi tutto!

Guardai l'orologio, erano le nove. Avevo tempo per una doccia. Accesi la radio mentre aspettavo che l'acqua diventasse calda, la mia stazione preferita trasmetteva Street of Philadelphia, la canzone più bella della storia della musica, almeno per me.

Era la colonna sonora ideale per quella giornata stupenda, c'era perfino il sole e poi ancora qualche ora e l'avrei rivisto. Non potevo desiderare altro dalla vita.

Mi sistemai i capelli, asciugandoli accuratamente e stirandoli con il phon alla perfezione. Volevo farmi trovare pronta in qualunque momento Luca mi avesse chiamata per uscire.

Un rapido sguardo all'orologio e vidi che erano già le 9.32: ero in ritardo.

Raggiunsi la mensa dei collegi in una manciata di minuti, quando arrivai era quasi vuota. Seduta al nostro tavolo preferito c'era Anna, perfetta come sempre. Quando mi vide il suo viso s'illuminò in un sorriso pieno di curiosità.

Iniziò a tempestarmi di domande ancora prima che riuscissi a sedermi, mi costrinse a raccontare ogni piccolo dettaglio, emozionata ed entusiasta quasi quanto me. Era bello avere un'amica come lei, una persona a cui poter raccontare tutto, qualcuno che sapesse non solo ascoltare, ma condividere.

Quando le dissi che l'avrei rivisto nel pomeriggio fu più forte di lei propormi di indossare uno dei suoi vestiti da sera. Per fortuna, quando le feci notare che un abito da sera in pieno pomeriggio non era l'ideale, riuscii subito a dissuaderla dalla sua idea assurda. Forse iniziava a rendersi conto di stare esagerando o, forse, cominciava a capire che convincermi a vestirmi come una Barbie era una partita persa.

Dopo aver fatto colazione decisi di dedicare qualche ora allo studio, anche Anna mi seguì volentieri, mi piaceva la nuova versione di lei, studiosa e volenterosa. Mi piaceva l'idea che ci fossimo migliorate l'un l'altra, pur restando comunque noi stesse.

Tuttavia Anna non era l'unica persona che mi stava cambiando, nella mia testa l'attenzione dedicata allo studio era un decimo di quella necessaria a capirci qualcosa, tutto il resto roteava altrove, attorno a due occhi di ghiaccio.

La mattinata passò in fretta, era troppo il tempo in cui non ero presente a me stessa per rendermi conto del trascorrere delle ore.

«Sei sicura di non voler venire con noi?», chiese Anna dopo pranzo. Era già pronta per uscire: aveva in programma di fare un giro in centro con un paio di ragazze che avevamo conosciuto qualche giorno prima. Socializzare non era di certo un problema. Per lei.

«No, te l'ho detto, preferisco restare qui».

«Potresti sempre venire con noi e quando Luca si deciderà a chiamarti ti farai raggiungere in centro». Era un po' arrabbiata con lui, pensava mi stesse tenendo troppo sulle spine e forse anche lei, come me, iniziava a credere che avesse cambiato idea.

Lo stesso peso dell'amoreNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ