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«Sai quando ti ho vista per la prima volta?», chiese accarezzandomi i capelli.

Certo che ricordavo quel giorno, non l'avrei mai scordato.

«Sì», sciolsi l'abbraccio e mi allontanai quel tanto che mi permetteva di osservarlo.

«A lezione, quando ti ho chiesto in prestito la penna».

«No, quella è stata la prima volta che tu hai visto me».

«Mi avevi già vista a lezione?», ero lusingata all'idea che mi avesse già notata, ancora prima che io mi accorgessi di lui.

«No, non è stato a lezione».

«Allora dove?».

«La prima volta che ti ho vista ero in treno, stavo tornando qui dopo le vacanze di Natale. Tu eri seduta proprio dietro di me, mi davi le spalle, non riuscivo a vederti, sentivo solo la tua voce. In effetti "vista" non è la parola giusta, dovrei dire "sentita". Dal mio posto potevo vedere solo la tua amica, era seduta davanti a te. Stavate parlando di un ragazzo, credo, lei ti stava chiedendo dei consigli».

«Sì, credo di aver capito. Tornavamo anche noi dalle vacanze di Natale, eravamo state a casa mia. Anna aveva conosciuto mio fratello Teo – spiegai - si sono piaciuti subito, ma lei aveva dei dubbi che le cose tra loro potessero funzionare».

«Ed è stato proprio lì che tu hai detto una cosa che non scorderò mai».

«Cosa?», sinceramente non ricordavo, di preciso, cosa le avessi detto.

«C he quando due persone si cambiano a vicenda tra loro c'è qualcosa di speciale».

«Sì, ora ricordo».

«Quella frase mi ha colpito. In vita mia non mi ero mai innamorato, credevo che l'amore fosse qualcosa di cui potessi fare a meno. Ma tu vedevi l'amore in modo diverso, vedevi l'amore come qualcosa di così forte, intenso, da essere in grado di cambiare le persone, di renderle migliori. E mi sono ritrovato a chiedermi se l'amore sarebbe stato in grado di cambiare anche uno come me. E poi è stata la tua voce», disse con occhi sognanti, lasciando in sospeso il discorso.

«La mia voce?».

«Sì, non avevo mai sentito una voce così dolce, sincera e gentile. Ho amato quel suono ancora prima di conoscerti. Ero troppo curioso di vederti, così quando il treno si è fermato e siamo scesi, vi ho cercate tra la folla, ma eravate sparite. Vi ho perse di vista tra tutte quelle persone. Qualche giorno dopo, in facoltà, ho rivisto la ragazza bionda del treno: Anna. Non mi sembrava vero di essere stato così fortunato. Quante possibilità avevo di ritrovarvi? Pochissime, eppure era proprio lei, ne ero certo. Era con una ragazza, ho subito immaginato che potesse essere la stessa ragazza che sedeva sul treno dietro di me. Così mi sono avvicinato, ti ho sentita parlare e ho riconosciuto la tua voce».

Rimasi colpita da quella confessione, lui aveva cercato me prima che io mi accorgessi della sua esistenza, prima che i suoi occhi invadessero tutti i miei pensieri.

Eppure ripensai alla prima volta in cui lo vidi, era stato così freddo e scontroso, di certo non aveva l'aria di chi voleva conoscermi, anzi, sembrava volermi evitare. Probabilmente quando mi aveva vista aveva cambiato idea, di sicuro non ero come si aspettava.

«Sei rimasto deluso quando mi hai vista, vero?», abbassai lo sguardo.

«Un po' sì, ero deluso», ammise.

Apprezzavo la sua sincerità, ma sentirlo mi fece comunque male. Continuai a fissare l'erba verde, mossa appena dal vento leggero perché non si accorgesse dei miei occhi, improvvisamente lucidi, ma lui mi prese il mento tra le dita e mi costrinse a sollevare il viso. Sfuggire al suo sguardo, a quel punto, era impossibile.

Lo stesso peso dell'amoreWhere stories live. Discover now