Capitolo 3

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Ciro's pov

Oggi è una giornata del cazzo.

Ho dovuto dire più di una volta a Lino di procurarmi un nuovo telefono perché quello che avevo si è rotto. Ero incazzato e l'ho sbattuto contro la tastiera del letto e lo schermo si è frantumato.

Lui ha fatto un po' di storie ma alla fine ha obbedito come sempre. Solo che mi sta sul cazzo quando qualcuno prova in un primo momento a dirmi no come tutti gli altri.

Cosa cazzo ci provano a fare dico io, tanto finiscono sempre col non avere scelta e dover acconsentire quindi tanto vale che mi dicano subito sì e non mi rompano i coglioni.

A parte questo, in generale mi sono svegliato storto questa mattina.

Sarà anche perché è da qualche giorno che non ho trovato il tempo di sniffare qualcosa in santa pace e purtroppo per un motivo o per un altro non sono riuscito a trovare un momento di solitudine lontano dallo sguardo delle guardie.

Sia chiaro, alla fine loro sanno perfettamente che qui circolano sigarette, droga e quant'altro grazie a me e nonostante ciò non dicono nulla. Però comunque farmi davanti a loro è diverso, meglio evitare per non avere rotture di coglioni.

«Si esce fuori, forza!» la voce di Lino rimbomba per tutto il corridoio e ripete la stessa frase più di una volta per farsi sentire da tutti i detenuti.

Mi alzo contro voglio dal letto sul quale ero disteso e chiamo il mio compagno di cella e di vita che è in bagno per dirgli che è arrivato il momento di uscire.

«Fa ambress, vien» gli dico.

Sento il rumore dello sciacquone del bagno. La porta si aspre e vedo uscire Edoardo da lì.

«Sto cca, Cirù» mi da una pacca sulla spalla ed io mi scosto.

«Oo che fatt la dint, liev sti man» mi metto a ridere sfottendolo.

«Strunz« replica lui scuotendo la testa.

Lino si affaccia alla nostra cella. «Stat ancor ca? Forza andiamo» ci intima e noi lo seguiamo.

Usciamo in cortile e tutti corrono come dei pazzi.

Chi verso il campetto, chi semplicemente fa un giro lungo il perimetro insomma tutti sono felici di prendere una boccata d'aria e di sgranchirsi un po' le gambe qui fuori.

Individuo subito la figlia della direttrice parlare con il comandante.

Non ho ancora sentito il suo nome.
Voglio saperlo.

In realtà conosco questa ragazza da pochi giorni è il suo viso mi è apparso nella mente troppo di frequente. Mi sono ritrovato a pensare a lei qualche volta che a me è sembrata decisamente di troppo in questi giorni.

Questa cosa non mi piace. Io non penso a nessuno sono gli altri che devono pensare e preoccuparsi di trattarmi come devono.

È che lei mi sta simpatica.

Cioè, è strano dire che mi stia simpatica.

A me la gente non sta simpatica.

Che cazzo di parola è?

In effetti non è proprio un termine appropriato per descrivere quello che sento ma non ne trovo un altro per esprimere ciò che vorrei dire.

Diciamo che mi incuriosisce, ecco si questo è il termine giusto.

A pelle la sua persona mi piace. La vedo una brava ragazza ed è anche molto bella.

Mi metto una mano sulla fronte, non so perché ho questi pensieri strani.

𝐅𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚 𝐝'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 || 𝐂𝐢𝐫𝐨 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢.Where stories live. Discover now