Capitolo 19

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Stamattina anche se con qualche riluttanza mia madre ha accettato di farmi venire all'IPM, qui mi ha pur sempre assegnato un lavoro giornaliero da fare pertanto non poteva rifiutarsi.

Ora infatti mi trovo nel suo ufficio a revisionare alcuni documenti e l'occhio mi cade sui fascicoli dei ragazzi.

So che non dovrei farlo ma sono troppo curiosa ed inizio a sfogliarli alla ricerca soprattutto di quello di Ciro.

Finalmente lo trovo, eccolo qui.

Vedo la sua foto in primo piano e mi viene da sorridere a vederlo perché in questa foto sembra più giovane ed ha dei tratti più infantili. Chissà da quanto tempo è qui.

Se penso al fatto che è rinchiuso qui dentro mi si stringe il cuore. Mi dispiace per lui, dovrebbe vivere la sua vita come quella di un normale adolescente ma purtroppo mi rendo conto che questo è una cosa irrealizzabile.

Non è nato in una famiglia normale e questo lo ha purtroppo condannato a vivere una vita folle diversa dagli altri e caratterizzata dalla violenza.

Nella sua vita non dev'esserci mai stato per i sentimenti.

Chissà com'è stata la sua infanzia, quanto ha sofferto...

Quando passo alla pagina con le sue informazioni personali leggo la sua data di nascita. Dopo pochi istanti quasi non balzo dalla sedia quando realizzo che è il 28 giugno, tra soli quattro giorni.

Tra poco è il suo compleanno.

Non mi aveva detto niente, forse gli sarà passato di mente o non lo considera importante, io si però.

Vorrei tanto organizzargli qualcosa, magari fargli ottenere un permesso in modo da regalargli un po' di libertà quel giorno. Ma non posso di certo chiederlo a mia madre e non credo che chiedere ancora aiuto a Lino sia una buona idea.

Sento dei passi provenire verso l'ufficio e mi affretto subito a togliere i fascicoli dei ragazzi altrimenti mia madre si insospettirebbe.

Infatti i passi appartenevano proprio a lei ed eccola che entra all'interno della stanza.

«A che punto sei?» chiede riferendosi al lavoro.

«Bene, mi manca poco e dovrei aver finito per oggi» rispondo.

Si percepisce che tra di noi c'è qualcosa che non va e odio quando succede.

Vorrei stare sempre bene con mia mamma e vorrei poterci non litigare mai ma mi rendo conto che ogni tanto è normale che accada.

«Se vuoi puoi andare a pranzo in mensa, quando è il turno delle ragazze» mi dice.

Mia mamma ci tiene a specificare il fatto che io debba andare dalle ragazze e non dai ragazzi. Ed è un modo carino per dire "non avvicinarti a Ciro".

Io sono costretta ad annuire per non dare adito ad altre discussioni o sospetti da parte sua.

Dopo poco ho finito il mio lavoro e mi alzo intenta ad andare in mensa.

«Vai già ora?» si acciglia mia madre.

«Si passo per il cortile così inizio a salutarle» mi invento e lei anche se poco convinta non può far altro che lasciarmi andare.

In fondo non ha molti motivi per non fidarsi di me.

Vado fuori in cortile e lo vedo, non si è ancora accorto della mia presenza.

È bello come sempre.

Non lo vedevo da pochi giorni e mi era mancato troppo. Ormai sono abituata a vederlo sempre e quando non lo vedo per un po' mi sento incompleta.

𝐅𝐨𝐥𝐥𝐢𝐚 𝐝'𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 || 𝐂𝐢𝐫𝐨 𝐑𝐢𝐜𝐜𝐢.Where stories live. Discover now