33 Lewis

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Martedì pomeriggio (Londra)

Tra poche ore ho il volo per Nizza, da cui poi avrò un'auto per arrivare al principato di Monaco. Roscoe ed io torneremo finalmente a casa per qualche giorno e non vedo l'ora di riposare nel mio letto. Per quanto io abbia casa anche qui, da 10 anni risiedo nel Principato ed è lì che mi sento a casa. Anche Roscoe sarà felice di tornare alla sua routine e alla pace di casa.
Fino a qualche giorno fa avevo l'idea di chiedere a Maya di stare con me e il mio cane per questa settimana, avremmo potuto avere privacy e non saremmo dovuti correre da una camera all'altra come dei ladri per non dare nell'occhio, ma ora so che saremo solo noi due e lei non verrà proprio al GP.
La famiglia è importante e ho sempre ammirato i miei genitori per tutto ciò che hanno fatto per permettermi di arrivare qui, ma c'è anche da dire che ad una certa età ci si aspetta di raggiungere l'indipendenza in tutto.
Quando ero adolescente i miei genitori avevano tutto il diritto di tenermi in riga e ricordarmi quale è sempre stato il mio obiettivo, ma ora mi aspetto che mi lascino vivere come meglio credo. Dopo i 30 anni è abbastanza ridicolo vedere tuo padre che ti bacchetta e ti sgrida per ogni tua scelta.

Ho chiesto ad Angela se avesse novità sull'amica, mi ha detto che ieri sera sono state insieme, ma non ha detto altro. So che lei odia intromettersi negli affari altrui e già è stato strano vederla curiosa quando tutto andava bene, però questo è stato troppo anche per lei.

"È stato superato un limite che io non posso tollerare Lewis. Non ti sto abbandonando anche io, ma non potrò dimenticare ciò che è successo su questo volo."

Ecco le sue parole che tornano a vorticare nella mia mente dando inizio a pensieri sempre più cupi.
Anche per me è stato troppo, niente di tutto questo sarebbe dovuto accadere e io ho perso ogni cosa.
Prima di tutto ho perso una parte della mia famiglia, poi ho perso l'affetto smisurato di Angela e ultimo, anche se primo dei miei pensieri, ho perso lei.
Ho perso Maya come fisioterapista, ho perso Maya come amica e confidente e l'ho persa anche sulla base sentimentale.
Ho perso ogni cosa in 10 minuti...
Visto che non ho l'aiuto di nessuno e che ormai non ho nulla da perdere, prima del volo ho deciso che andrò da May, nella speranza prima di tutto di trovarla a casa e poi incrociando le dita che mi voglia ascoltare.
Devo iniziare il discorso dicendole che le rubo solo pochi minuti, ma che se proprio deve sparire dalla mia vita, lo deve fare dopo avermi ascoltato.

Il portiere del condominio mi chiede di chi sono ospite e dopo aver detto nome e cognome, il suo sorriso fa intendere che la sa lunga.
Non ha la più vaga idea del motivo per cui sono qui, altrimenti mi guarderebbe con compassione.
Sorrido forzatamente al signore brizzolato, mentre lui avvisa tramite telefono del mio arrivo.
Con un sorriso tanto ampio da mostrare i denti mi indica l'ascensore e mi avvisa a quale piano recarmi.
Primo ostacolo superato.
Le porte si aprono al pianerottolo e Maya mi guarda mentre con una spalla si regge allo stipite della porta.
"Ehm, ciao. Grazie di avermi fatto salire." dico incerto, mi sta salendo l'ansia a vederla così seria. I suoi occhi mi stanno tirando dietro tutte le imprecazioni che con la bocca cerca di trattenere.
"Hai 10 minuti, poi te ne vai, qualsiasi sia la mia risposta finale. Capito?" la sua voce è ferma e sicura, mentre mi fa cenno di entrare.
"Va bene." dico mentre inizio a riprendere il discorso che mi ero preparato durante il viaggio.
"So che ho sbagliato a non difenderti. Sinceramente mi ero perso nei miei pensieri e non ho capito subito cosa ti era stato detto." sembra una scusa campata in aria e lei me lo conferma.
"Ottima scusa."
"Dico davvero, appena sei andata via, ho cominciato a litigare con loro e sentite quelle parole ho allontanato entrambi. È tutto il giorno che mi chiamano, ma non ho intenzione di rivederli per il momento e ho espresso il pensiero di non voler nessuno della famiglia ai GP. Vorrei però ci fossi tu con me." Forse l'essere sicura di non vedere mio padre, la farà tornare.
"Mi dispiace perché la famiglia è importante, ma io non torno sui miei passi. Abbiamo avuto così tante opportunità che darne un'altra sembra ridicolo." non mi guarda, sembra sul punto di cedere alle lacrime. Anche lei ci tiene allora.
"Lo so, con te ho sbagliato dall'inizio e di continuo. Sono uno stupido, ma una cosa che non posso fare è lasciarti andare. Stavamo andando bene ultimamente e non lascerò che mio padre rovini noi. Ho passato la vita a seguire il suo volere e i suoi consigli/costrizioni." sono un fiume in piena ormai "Maya per favore, valuta quello che sono io e non quello che sono o che pensano loro. È come se al mio ingegnere di pista tu non piacessi, a me non fregherebbe nulla perché è a me che devi piacere."
Vado verso di lei e prima che possa fuggire, le passo un braccio intorno alla vita e le poggio una mano dietro la nuca.
"E a me piaci troppo, non posso uscire di qui sapendo di non rivederti più." le sussurro a un soffio dalle labbra.
I suoi occhi sono lucidi e gonfi, le labbra le tremano.
"Lew..." sospira e abbassa lo sguardo per poi aggrapparsi a me cercando un abbraccio.
"Ti odio" mi dice con la voce attutita dalla mia maglia.
"Lo so piccola"
"Sei uno stronzo"
"Non sei l'unica a pensarlo"
"Tu non mi meriti" mi tira un pugno sul petto.
"Sono uno stronzo fortunato tesoro, sono lo stronzo più fortunato al mondo se resti con me." La gola comincia a farmi male dallo sforzo di non fare tremare la voce.
"A questo GP non vengo sicuramente. Vediamo come ti comporti intanto. Ti odio ancora e sono arrabbiata, non farti illusioni." Mi tira due pugni sul petto e sorride "la voglia di schiaffeggiarti è tanta, leva quel sorriso vittorioso." mi rimprovera.
Rido e le salto praticamente addosso baciandola come se fosse acqua nel deserto.
Lewis Hamilton, l'uomo che a 37 anni ha iniziato a pregare una donna.
Assurdo!

Lasciati andare - L.H.Where stories live. Discover now