2. Le parole crociate

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<<Si può sapere che cazzo hai combinato?>> chiesi infuriata mentre il mio partner infilava tutte le sue cose in una scatola di cartone. <<Mi sembra esagerato cacciarti per non aver finito i verbali di ieri ma->> <<Non me ne sto andando per i verbali, Addison>> rispose lui in modo brusco. <<Allora per cosa?>> chiesi per l'ennesima volta

<<Fatti gli affari tuoi>>

<<Farmi gli affari miei? Me li sto facendo, siamo una coppia, a lavoro, e vorrei sapere perchè il mio collega è stato sospeso a tempo indeterminato>>

<<Senti Addison, solo perchè andiamo a letto insieme non vuol dire che devi sapere tutto della mia vita, sono stato chiaro?>> rispose in un sussurro che emanava cattiveria. Rimasi impietrita a quella sua affermazione, incapace di rispondere poiché ero completamente impreparata ad una tale reazione. Mi allontanai ed uscii dall'ufficio diretta verso quello del capo. Mi fermai davanti alla porta e cercai di calmarmi, sistemai i capelli che erano scappati allo chignon e bussai facendo un respiro profondo. <<Avanti>> rispose la donna ed io entrai a passo deciso. <<La stavo aspettando agente, sapevo che sarebbe venuta a chiedere spiegazioni>>

<<Mi dispiace disturbarla capitano, ma vorrei sapere per quale motivo il mio partner è stato sospeso>> chiesi fermandomi a metà tra lei e la porta. <<Non sono informazioni che posso darle, ma sappia che ci vorrà molto prima che possa essere reintegrato>>

<<Rispetto la sua decisione, ma davvero, vorrei sapere>>

<<Non posso, anche se volessi non posso dirle niente>> rispose sospirando. <<Con chi lavorerò?>> chiesi scuotendo la testa, non potevo rimanere da sola in squadra. <<L'agente 3476 a fine mese andrà in pensione, quindi le è stato affidato il suo partner, l'agente 7887>>

<<Ma->>

<<Lo so che non corre buon sangue tra lui ed il resto dell'ufficio, ma sono sicura che sarete una bella squadra. Siete entrambi ottimi agenti, dovrete solo imparare a convivere civilmente>>

<<Va bene, scusi ancora per il disturbo>> risposi avviandomi verso la porta. Afferrai la maniglia e l'abbassai, quando la Lewis mi chiamò ancora. Mi voltai e la trovai guardarmi con leggera apprensione, ma quel suo sguardo mutò subito nel solito duro e tagliente. <<Le basta chiedere all'agente Stafford cosa ha combinato con la sua ex moglie>> disse e poi con un gesto della mano mi suggerì di uscire dalla stanza. Andai diretta da Alvin e lo bloccai nell'angolo del corridoio con la rabbia che montava. <<Cosa hai fatto con Christine?>> chiesi duramente. Vidi il suo sguardo tramutare in paura per poi cambiare in rabbia, ma non rispose e neanche mi guardò negli occhi. <<L'hai aiutata nel furto? L'hai coperta?>> iniziai a chiedere, ma non ricevetti neanche una reazione da parte sua, ma un'idea colpì la mia mente all'improvviso, <<Hai manipolato le prove in modo da sviare le indagini>> sussurrai realizzando solo in quel momento quello che avevo appena detto. Il ragazzo in risposta spostò di scatto gli occhi nei miei, confermando la mia ipotesi. <<Sei un viscido, mi fai schifo>> dissi scuotendo la testa. <<Questa mattina mi hai giurato che non avessi niente a che fare con lei, sapendo che non era la verità>>

<<Senti Allison>>

<<Allison? Chi cazzo è Allison?>>

<<Ho detto Addison>>

<<No Alvin, mi hai chiamata Allison>>

<<É uguale>>

<<No, non lo è. Vedi qualcun altro?>> chiesi cercando di sembrare autoritaria, mentre dentro di me il cuore iniziava a ricoprirsi di una patina di ghiaccio. <<Alvin, rispondi>> lo incoraggiai, ma come poco prima il ragazzo non proferì parola, dando una risposta affermativa alle mie domande attraverso il suo silenzio. <<Non voglio vederti mai più Alvin>>

<<Cosa ti aspettavi da me? Non stiamo insieme>>

<<Hai ragione, sei libero di vedere chi vuoi, ma mi aspettavo almeno della sincerità>> risposi guardandolo con disgusto ed allontanandomi dalla sua figura. Mi chiusi la porta del bagno alle spalle ed aprii il rubinetto bagnandomi il viso ed i polsi. Mi sentivo tradita, ma alla fine anche colpevole, perchè un po' lo sapevo dentro di me che sarebbe andata a finire così fin dall'inizio. Ero stata un po' come un topolino che era andato dritto nella gabbia solo per assaggiare dell'ottimo formaggio. Mi guardai allo specchio e solo in quel momento notai le guance arrossate, probabilmente per la rabbia. Mi sentivo tradita, ma non perchè fosse stato con un'altra, ma la cosa peggiore era che ad essere stata tradita era la mia fiducia, quello era il peggio, ciò che faceva più male. Mi sistemai alla meglio ed uscii sbattendo la porta alle mie spalle ed entrai in ufficio, sviai le occhiate curiose dei miei colleghi ed andai direttamente alla scrivania dell'agente 7887. Il ragazzo non notò la mia presenza, o almeno finse che io non ci fossi, ma quando lo chiamai per la terza volta fu costretto ad alzare lo sguardo verso di me. <<Bisogno?>> chiese con una voce che non lasciava trasparire emozioni. <<Sì, partner>> dissi sottolineando la seconda parola. Il ragazzo fece una faccia confusa ed appoggiò la matita con cui stava scrivendo sbuffando. <<Senti, non sono in vena di scherzi oggi>>

<<In realtà non lo sei mai>>

<<Dimmi cosa vuoi, così posso riprendere il mio lavoro>>

<<Le parole crociate?>>

<<Sono impegnative>>

<<Va bene, va bene, lasciamo stare. Da oggi sarai in squadra con me>>

<<Ho detto che oggi non sono in vena di scherzi>>

<<Non sto scherzando, sei o no l'agente 7887?>>

<<Sì>>

<<Bene Styles, allora prendi la tua roba e spostala alla scrivania di Alvin, da oggi lavorerai con me>> risposi forzando un sorriso, ma il ragazzo non ricambiò, limitandosi a squadrarmi con i suoi occhi verdi. Si alzò ed iniziò ad afferrare le poche cose che aveva sul ripiano e si avviò verso la sua nuova postazione, lo seguii, convinta che fosse stato facile, ma non immaginavo minimamente di quanto quel ragazzo mi avrebbe ingarbugliato la vita.

Naive ||H. S.||Where stories live. Discover now