7. Qualche errore

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Quel martedì mattina la pioggia cadeva copiosamente investendo qualsiasi cosa si trovasse sul suo cammino. Strinsi forte l'ombrello tra le mie mani, mi avviai a passo veloce verso la centrale quando una macchina passò velocemente al mio fianco schizzandomi con l'acqua gelida e sporca che giaceva a terra. <<Pezzo di merda>> urlai dietro la macchina inutilmente, ma quella situazione fece nascere una risata nella persona che camminava poco dietro di me. <<Sempre molto fortunata, Russell>> disse il ragazzo avvicinandosi con passo sicuro. <<Ashton, possibile che neanche con la pioggia parcheggi la macchina vicino?>> gli risposi sorridendo

<<No, mi piace camminare qualche metro prima di entrare in ufficio>>

<<Anche se sta piovendo giù tutta l'acqua possibile ed immaginabile?>>

<<Anche se sta piovendo giù tutta l'acqua possibile ed immaginabile>> rispose ridacchiando e scuotendo leggermente la testa. <<Ci sono sviluppi nel caso di Lola?>> chiese mentre chiudevamo i nostri ombrelli dopo essere entrati. Scossi la testa sospirando; non eravamo ancora arrivati ad una svolta o alla scoperta della sua vera identità, nonostante passassimo le giornate intere a cercare tra i mille schedari, nazionali e non, un possibile riscontro tra le persone scomparse. <<Piccola D., già così bagnata di prima mattina?>> ironizzò una voce alle nostre spalle. Mi voltai verso Harry con le fiamme al posto degli occhi e lo incenerii seduta stante. Notai il suo sguardo spavaldo vacillare per qualche secondo, un leggero senso di colpa si lasciò intravedere, ma il suo sorriso beffardo tornò sul suo viso talmente velocemente che pensai di essermi immaginata tutto. <<Styles avanti, lasciala un po' stare>> aggiunse un agente un po' più in là. <<Grazie mille, ma non ho bisogno di una balia, Martinez>> risposi stizzita guardando male anche lui. I due ragazzi erano abbastanza amici, o meglio, Martinez era colui che Harry tollerava di più all'interno dell'ufficio. Mi avviai verso la mia scrivania, ma mi accorsi che i miei vestiti stavano letteralmente gocciolando sul pavimento, così sbuffai sonoramente ragionando sul da farsi. <<Andiamo, ti accompagno a casa a cambiarti>>

<<Non ne ho bisogno Harry>>

<<Sì, ne hai bisogno>>

<<Non mi ammalerò per un po' di acqua>>

<<Non ho mai detto che ti ammalerai e poco mi interessa, ma non puoi gocciolare su tutto il pavimento, qualcuno potrebbe cadere e farsi male>>

<<E da quando ti interessa degli altri?>>

<<Siamo già a corto di personale, altri agenti via vorrebbe dire più lavoro per noi>> rispose sollevando le spalle. Sospirai guardandolo impassibile, ma il ragazzo ricambiò lo sguardo accennando ad un sorriso; <<Va bene>> acconsentii avviandomi verso l'uscita. Prendemmo i nostri ombrelli e, una volta fuori, lo seguii fino alla sua macchina. Salimmo velocemente ed il ragazzo partì quando ancora non avevo chiuso completamente la portiera. Ero abbastanza sicura che questo suo gesto fosse dovuto ad una sorta di apprensione nei miei confronti, ma una parte di me faticava nel provare a fidarmi veramente di lui.

<<Sei stata veloce>> affermò il ragazzo sorpreso quando risalii in macchina con una divisa asciutta, e io ridacchiai pensando che in realtà 15 minuti per cambiarsi semplicemente i vestiti fosse un po' troppo. <<Non so con chi sei abituato ad uscire, ma se questa è la tua considerazione di veloce non oso immaginare quanto sia tanto per te>> risposi guardandolo un po' di sbieco senza farmi notare. Notai un sorriso sincero e un po' malizioso sul suo volto ed una fossetta profonda comparire al lato della sua bocca; mi ritrovai a pensare se quella fossetta avesse una gemella anche dall'alta parte del viso, ma scacciai velocemente quel pensiero. Non potevo cadere un'altra volta in una trappola, questa volta sarebbe stato diverso. Tornammo in ufficio in silenzio e quando entrammo vidi Harry lanciare un'occhiata complice a Martinez, ma ignorai la cosa e tirai dritto verso la mia scrivania. Ci sedemmo e come ogni mattina immergemmo la testa in mezzo ai documenti e incollammo i nostri occhi agli schermi del pc. Passarono circa due ore quando Harry si alzò all'improvviso dalla sedia. <<Capo Lewis>> affermò mentre la sedia alle sue spalle vacillava pericolosamente. Seguii il suo sguardo verso la donna che era appena entrata dalla porta e mi alzai imitando il ragazzo. <<Styles, Russell, nel mio ufficio>> disse la donna senza salutare. Ci avviammo come robot seguendo la sua figura, senza dire una parola e senza fare un respiro di troppo. Harry chiuse la porta dopo essere entrato dopo di me ed entrambi rimanemmo in piedi accanto alle due sedie di fronte alla scrivania. 

<<Sedetevi>> disse la donna e noi due, come poco prima, non ci facemmo ripetere l'ordine una seconda volta.

Ci sedemmo titubanti, mentre nella mia mente passai in rassegna tutti i miei anni in quell'ufficio, alla ricerca di qualche errore che avessi potuto commettere, ma non mi venne in mente nulla. Per questo motivo, probabilmente, mi agitai ancora di più. <<Hanno finalmente scoperto l'identità della donna del vicolo>> riprese il capo e io, nel sentire quelle parole, ripresi a respirare senza neanche accorgermi che fino a quel momento neanche un filo d'aria era entrato o uscito dai miei polmoni. Delle foto ed un fascicolo furono messi davanti a noi, così io afferrai le foto ed Harry il plico di fogli. 

<<Priscilla Newton>> lessi puntando tutta la mia attenzione sulla foto della donna. <<Ma è sicura che sia lei?>> chiesi osservando la donna bionda davanti a me. I lineamenti erano simili, ma il naso era troppo dritto per essere il suo, i capelli ricci e biondi incorniciavano un viso ben più pallido. Guardai meglio la sua espressione, ogni secondo il viso spento di quella donna stesa a terra prendeva forma nella mia mente mentre i suoi dettagli iniziavano a combaciare con quelli della donna davanti a me. <<Sì, direi che è la donna che cercavamo>> risposi. <<Come mai c'è voluto così tempo per trovarla?>> chiese Harry destandomi dai miei pensieri e facendomi spostare lo sguardo dalla foto al suo viso: notai una scintilla di eccitazione e gioia nei suoi occhi, mentre io cercai di trattenere un sorriso di gioia che tentava di farsi strada sulle mie labbra. <<É un caso archiviato, la donna era scomparsa 4 anni fa, più precisamente da Nashville>>

<<Nashville? Ma è in Tennessee, a quattro ore di volo da qui>>

<<Per questo motivo prenderete un aereo domani mattina ed andrete direttamente là per indagare, tutti i dettagli sulla sua famiglia e i suoi dati sono stati messi in fascicoli che vi daranno tra poco>>

<<Partire?>>

<<Sì, le autorità del posto sono già stati avvisati, vi attendono per collaborare>>

Guardai Harry titubante, ma il ragazzo non spostò gli occhi dai fogli. 

Naive ||H. S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora