21. Ti aspetto in piscina

103 26 39
                                    


Verso le due di pomeriggio aprii finalmente gli occhi, pentendomene subito e sprofondando il viso nel cuscino. La mattina prima ero riuscita ad addormentarmi solo verso le dieci, il che significava che ero riuscita a riposare solo quattro ore. Afferrai il telefono dal comodino e non feci in tempo a togliere la modalità aereo che notai i vari messaggi di Harry e balzai seduta con il cuore in gola. Li lessi tutti trattenendo il fiato:

5:46 "D. Se ti ho spaventata mi dispiace"

5:49 "Ho fatto qualcosa di male?"

5:53 "Sono fuori dalla tua porta, mi apri?"

5:57 "Perchè non mi rispondi? Stai bene?"

6:02 "Addison per favore, vorrei capire"

6:08 "Ti aspetto in piscina fino alle sette, mi trovi lì in caso volessi parlare"

7:06 "Grazie."

<<Cazzo cazzo cazzo>> urlai alzandomi di fretta e provando a chiamarlo. Mi pentii subito di quello che avevo fatto quella mattina, ero stata una codarda e avevo lasciato che le mie insicurezze prendessero il controllo delle mie azioni. Dopo il terzo squillo scattò la segreteria: mi aveva attaccato in faccia. Sospirai e riprovai a chiamarlo, ma questa volta il numero era irraggiungibile. Iniziai a prepararmi con la testa che pesava di pensieri e lo stomaco che soccombeva all'ansia. Mi stavo legando i capelli quando sentii il telefono squillare dalla camera, uscii dal bagno di corsa e risposi senza vedere chi fosse a chiamare

<<Pronto? Harry?>>

<<Ehm... mi dispiace deluderti, ma sono Miller>>

<<Oh, Anthony, scusami, pensavo fosse l'agente Styles, dimmi tutto>>

<<L'agente Styles è arrivano in centrale venti minuti fa, pensavo sareste arrivati insieme come al solito, tutto bene?>>

<<Oh certo, sto per avviarmi anche io>>

<<Va bene, allora ti aspettiamo qua>>

<<Okay, a dopo...>> risposi quasi in un sussurro e, dopo aver chiuso la chiamata, lanciai il telefono tra le coperte.

Ero un'adulta, ma le emozioni e la paura verso queste mi spingevano spesso a comportarmi in modo scorretto, nei confronti di me stessa e nei confronti di chi mi circondava. Era una cosa che avevo sempre fatto, per evitare di soccombere alle delusioni ed al dolore che esse portavano con sé, ma finivo sempre per soffrire il doppio a causa di azioni che ero io stessa a compiere. Che inferno.

Mi osservai nello specchio prima di uscire dalla stanza e l'unica cosa che vidi fu un viso stanco, uno zigomo nero e due occhi spenti. Inforcai gli occhiali da sole ed uscii sospirando.

Arrivai in stazione entrando come un uragano, andando a sbattere contro chiunque fosse sulla mia strada. Cercai Harry con lo sguardo e lo vidi alla scrivania, ma non appena notò la mia presenza si allontanò sparendo dalla mia visuale. Lo seguii chiamandolo, entrando dietro di lui nella sala relax e mi fermai sulla soglia. <<Harry ascoltami>> iniziai a dire, ma lui fece finta di non sentire nulla. <<Harry per favore>> sospirai, ma lui non accennò ad una minima reazione, come se fossi completamente invisibile. Mi avvicinai ed appoggiai una mano sul suo braccio, ma lui si ritrasse come se fosse rimasto scottato. <<Harry ascoltami, ti prego>>

<<Non mi devi pregare proprio di nulla>>

<<Ascoltami allora>>

<<Perché dovrei?>>

Naive ||H. S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora