31. Non importa se sei il figlio o il padre

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Una volta in stazione portammo il ragazzo nella sala per gli interrogatori; rimase in silenzio, con la testa bassa ed il viso pallido, mostrando un senso di disagio che si dilagò facilmente tra gli agenti presenti. Prese posto davanti a quel tavolo spoglio e freddo, mentre io, Miller e Styles ci accomodammo di fronte. Dopo il classico scambio di informazioni, iniziammo finalmente con le domande importanti.

<<Arnold, prima che ti mettessimo nella macchina hai esclamato che la colpa di tutto sia di Luke Newton, in che senso?>> chiesi cercando di calmare il tono della mia voce in modo da sembrare il più amichevole possibile. La prima risposta fu un sospiro lungo e carico di tensione, ma quando il ragazzo alzò lo sguardo potei notare le lacrime minacciare di uscire. <<In che senso Luke è... è morto?>> chiese con la voce spezzata. Per un attimo provai compassione per lui, mentre le mie certezze sulla sua colpevolezza si scioglievano come neve al sole.

<<Ne parleremo dopo,>> disse Harry <<ma prima vorremmo che tu ci dicessi di tutto quello che sai riguardo a questa situazione.>>

Whiteless prese un altro lungo respiro, poi iniziò: <<Tutto ebbe inizio più o meno cinque anni e mezzo fa, quando ancora lavoravo per la bisca clandestina frequentata da Calvin, il padre>>

<<Quindi conosci direttamente il signor Newton?>>

<<Sì, ero io il suo uomo di fiducia là dentro. Giocava sempre con me, era diventato un cliente fisso. Una sera però fece l'errore di portare la moglie con sé. Quella donna fu subito al centro dell'attenzione maschile di tutta la sala.>>

<<Quindi Priscilla era a conoscenza dello sporco hobby del marito>> ragionò a voce alta Miller. Annuii al ragazzo e poi portai nuovamente la mia attenzione su Arnold, che continuò il racconto: <<Fu quella la serata in cui perse tutto, compresa lei>>.

<<Lei era al tavolo con lui?>>

<<Sì, agente. La scambiò per pochi soldi mentre lei assisteva incredula a quel gioco pericoloso.>>

<<E dopo che Clavin perse?>>

<<Si alzarono, lui incredulo di quella sconfitta, lei completamente ammutolita.>>

<<E ci credo...>>, disse Styles sorpreso, ma la mia occhiataccia lo fece tornare zitto e serio. <<Và avanti>> dissi al ragazzo.

<<Rimasero per un buon quarto d'ora nell'angolo della sala a bisticciare, lei cercava di convincerlo a ritirare l'offerta e lui lo fece, ma l'uomo che aveva "vinto" la moglie non ne voleva sapere.>>

<<Non può essersene andato in quel modo, lasciando la moglie in mano a quell'essere viscido>> esclamai incredula, ma il ragazzo sollevò le spalle. <<Per questo sono andati da Luke per cercare di risolvere la situazione, lui cercò di mediare ma non cambiò nulla.>>

<<Aspetta, aspetta, aspetta. Da Luke? E perchè mai sarebbero dovuti andare da lui?>>

<<Come perchè? Era lui il vecchio proprietario della bisca>> rispose ed il gelo calò nella stanza. <<Ma aveva solo 21 anni>> disse Miller guardando gli appunti che si era portato dietro. Il ragazzo di fronte a noi sollevò le spalle. <<Luke e la sorella gestivano la bisca insieme, quando non c'era uno c'era l'altra, quel posto non era mai vuoto. Dopo che si trasferirono all'estero per studiare tornavano una settimana a testa in modo da non essere assenti per troppo tempo.>>

<<Ma al momento la bisca non è più di loro proprietà, giusto?>> chiesi confusa mentre l'immagine del vecchio proprietario si materializzava davanti agli occhi della mia memoria. Whiteless scosse la testa. <<Non sapete davvero nulla, agenti?>> chiese incredulo, facendoci cadere in un profondo imbarazzo, come se avessero calato i pantaloni a tutti e tre contemporaneamente. <<La bisca stava andando malissimo, così decisero di affidarla in mano ad un terzo uomo, che comandava già altri dieci locali simili in giro per la città>>.

I pezzi di puzzle nella mia testa finalmente iniziarono a prendere il loro posto, dando vita ad un'immagine sempre più nitida. Guardai negli occhi ed in silenzio il ragazzo davanti a me, per poi iniziare a parlare: <<Riassumendo: Luke e Lisa erano i proprietari della bisca, nonostante la giovane età. Il padre era un cliente fisso ormai, scommettendo quasi ogni fine settimana per poi incallirsi ancora di più e andare là praticamente ogni giorno>>. Il ragazzo annuì. <<Newton scommise la moglie convinto di vincere, ma perse miseramente mentre lei è là davanti ad assistere a tutta la scena. Provarono a far ragionare l'avversario, ma non ci riuscirono, così chiesero aiuto a Luke, ma neanche lui potè fare molto.>>

<<I principi della bisca sono quelli, non importa se sei il figlio o il padre di chi possiede la bettola, ti pieghi anche tu alle sue regole>> mi interruppe il ragazzo. Un brivido percorse la mia schiena. <<E poi?>> chiesi con famelica curiosità. <<Poi non ne so nulla, questo è quello che mi ha raccontato Priscilla stessa quando decise di accettare il mio piano "rapina e fuggi", così lo avevamo chiamato.>>

<<Come hai conosciuto la donna?>>

<<Era quasi sera, ero alla stazione per... affari miei e la vidi aspettare il treno mentre si guardava attorno spaventata. Mi avvicinai ed iniziammo a parlare, lei scoppiò a piangere e mi chiese se conoscessi un posto dove andare. Aspettavo da mesi che qualcuno decidesse di mettere in atto il mio piano ma mai nessuno aveva accettato, tranne lei. Disse di sì ancor prima della fine della mia spiegazione>>.

<<É tutto così... surreale>> disse Harry mentre uscivamo dalla stazione ed io mi accendevo una sigaretta. Il ragazzo fu infastidito da quel mio gesto, ma non proferì parola. Dopo le prime scioccanti informazioni il ragazzo si fece quasi pregare per dirci quel che sapeva, in cambio volle dettagli sulla morte di Luke.

Venimmo a sapere che la bisca, due anni dopo la scomparsa di Priscilla, sopravviveva a stento a causa dei troppi debiti che aveva accumulato nel corso del tempo. Fu così venduta al proprietario che conoscemmo noi, diventando l'ennesima pedina insignificante nelle mani dell'avaro uomo. Luke, non essendo più il proprietario, decise di tornare in città per parlare con l'uomo che tempo addietro aveva vinto la scommessa, convinto che avesse a che fare con la scomparsa della madre, ma tornò in Germania con le mani vuote. Lisa invece non tornò più dalla Danimarca.

Scossi la testa sempre più confusa: ogni pezzo che si svelava in quell'intricata storia, più si ingarbugliava ulteriormente il quadro generale. <<Dobbiamo far tornare Lisa il prima possibile, solo lei può chiarirci le idee>> dissi buttando la sigaretta nel cestino vicino.

Harry si avvicinò alla mia figura e con un gesto delicato spostò una ciocca di capelli dal mio viso, probabilmente scappate dalla crocchia dopo la corsa di quella mattina.

<<Ho intenzione di parlare con Miller>> dissi guardando negli occhi il ragazzo cambiando completamente discorso. Quest'ultimo rimase sorpreso dalle mie parole, aprendo la bocca per replicare ma nessun suono uscì da essa. <<Se è quello che vuoi tu, non sarò io a fermarti.>>

<<É quello che voglio.>>

<<Magari finalmente finirà di comportarsi da marpione.>>

<<Dai, Harry!>>

<<Adesso lo difendi?>>

<<Non lo difendo, ma non bisogna neanche insultarlo.>>

<<Non lo sto insultando, lo sto solo descrivendo.>>

<<Deficiente>> dissi ridacchiando, mentre mi avviai a passo lento verso la porta d'ingresso.


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Buon pomeriggio miei piccoli lettori!

Eccomi con un capitolo molto importante per la storia, che finalmente inizia a vedere qualche barlume di una soluzione non troppo lontana.

In questo capitolo scopriamo il coinvolgimento dei figli di Newton e Priscilla, più di quanto ci si aspettava.

Ve lo immaginavate? Come pensate sia andata a finire tutta la questione? 👀

Se il capitolo vi è piaciuto, vi chiedo di lasciare una stellina ⭐️

Detto questo, al prossimo capitolo ❣️

Ps. chiedo scusa per l'assenza di sabato, ma un esame all'inizio di questa settimana mi ha impedito di poter aggiornare in tempo, spero mi possiate perdonare per i vari ritardi dell'ultimo periodo ❤️

Naive ||H. S.||Where stories live. Discover now