11. Non so di cosa tu stia parlando

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La mattina seguente entrai nella stazione di polizia particolarmente presto. Volevo preparare bene le domande che avrei posto al Signor Newton, in modo da potergli torchiare fuori tutte le informazioni necessarie. Presi posto alla mia scrivania ed accesi il pc. Adoravo arrivare prima in ufficio, quando non c'era ancora nessuno, lo trovavo rilassate. Inserii le mie credenziali e mi misi a leggere il dossier del caso; seppur le informazioni in nostro possesso non fossero molte, preferivo leggere tutto di nuovo, in modo da essere preparata in qualsiasi occasione. Sbuffai rileggendo per l'ennesima volta i diversi fogli quando, vedendo Miller nell'angolo della mia visuale, mi alzai e lo seguii. <<Anthony, buongiorno!>> dissi sorridendo ed affiancandolo. Il ragazzo sembrò esser colto alla sprovvista dalla mia apparizione improvvisa, ma appena mi vide un sorriso ampio comparì sul suo volto. <<Addy, buongiorno>> rispose dolcemente. Si abbassò e mi lasciò un bacio leggero sulla guancia; il suo gesto mi lasciò abbastanza interdetta, così mi limitai a sorridergli. <<Come hai passato la notte?>> chiese avvicinandosi alle macchinette del caffè

<<Bene, finalmente ho recuperato le ore di sonno che mi mancavano, oggi mi sento fresca come una rosa>>

<<Meglio, visto l'interrogatorio che ti spetta>>

<<Non è un interrogatorio, viene per delle semplici domande di routine>>

<<Giusto, ma secondo me lui c'entra qualcosa>>

<<Anche secondo me, ma non abbiamo prove contro di lui, per ora>>

<<L'agente Styles? Si è calmato?>> chiese a bruciapelo. Decisi di omettere la nostra piccola conversazione avuta in hotel la sera prima, così mi limitai a sollevare leggermente le spalle afferrando il caffè che mi porgeva. <<Grazie>> dissi sorridendo. Un uomo abbastanza piazzato spuntò da una porta alle nostre spalle, chiamò Miller che, non appena lo vide, si pietrificò sul posto. <<Devo andare, ci vediamo dopo>> e così dicendo sparì con quell'uomo chiudendo la porta alle sue spalle. Che strano. Finii di bere il mio caffè e tornai alla mia scrivania, ma rimasi molto sorpresa da quello che trovai: un bicchiere di caramel macchiato, il mio preferito, appoggiato sulla mia scrivania ed un biglietto scritto a mano. "Scusa per ieri sera. xx" era tutto ciò che c'era scritto, ma fu abbastanza per farmi sorridere e scuotere la testa.

<<Russell è arrivato il Signor Newton, sala 4>> disse una voce alle mie spalle, così afferrai un quadernetto, una penna e mi avviai. Quando arrivai davanti alla stanza trovai Harry e Anthony fermi ai due lati opposti del corridoio, in perfetto silenzio. Guardai a intermittenza i due ragazzi, ma entrambi sembravano tranquilli. <<Buongiorno Harry>> dissi sorridendo e lui ricambiò con un cenno della testa, ma notai un leggero sorriso nascere sul suo volto. Mi avvicinai a lui, che non si mosse di un cm, e mi appoggiai al muro accanto a lui. <<Che stiamo aspettando?>> chiesi confusa. <<Te>> rispose Anthony ridacchiando, per poi aprire la porta e farmi cenno di entrare. Mi staccai dal muro e mi diressi verso la porta, sussurrai un "grazie per prima" ad Harry, che continuò a guardare dritto. <<Non so di cosa tu stia parlando>> rispose, anche lui in un sussurro, ma i suoi occhi tradirono le sue parole.

<<Buongiorno Signor Newton>> affermai sorridendo una volta dentro la stanza. Appoggiai le mie cose e presi posto sulla sedia di fronte a lui, mentre i due ragazzi si posizionarono alle mie spalle, Miller seduto e Styles in piedi appoggiandosi allo schienale della sua sedia. <<Come le avranno già detto, siamo qua per farle delle semplici domande, niente di più>> dissi sorridendo, ma il mio sguardo ricadde sulle sue mani. Continuava a torturarsi le pellicine e, dal sangue rappreso, capii che era una cosa che faceva già da prima di entrare in quella stanza. Presi il mio quaderno e annotai un "nervoso" in alto. <<Bene, vorrei che mi spiegasse bene le dinamiche del giorno della scomparsa di sua moglie>>

<<Era andata a scuola, come tutte le mattine, quel giorno ha pranzato a scuola con le colleghe e poi hanno fatto una riunione, ma non so per cosa, non mi interesso molto a quel mondo lavorativo>> disse.

<<Verso le quattro del pomeriggio mi scrisse un messaggio, dicendomi che avevano finito e che stava per tornare a casa. Da lì, non l'ho più sentita né vista>>

<<Quando si è accorto che qualcosa non quadrava?>>

<<Verso le cinque, di solito impiegava mezz'ora per tornare a casa. Ho provato a chiamarla, ma il suo telefono era spento>>

<<È andato subito dalla polizia?>>

<<No>>

<<Perché?>> chiesi e a quella domanda si portò una mano in faccia, passandosela sugli occhi. <<Signor Newton, perchè non è andato dalla polizia?>> si intromise Harry. L'uomo fece l'ultima cosa che ci saremmo mai aspettati potesse fare: iniziò a piangere. <<Ho venduto mia moglie cazzo>> disse tra i singhiozzi. Calò il silenzio.

Uscii da quella stanza ancora più frastornata di quando ero entrata, mi lasciai cadere sulla sedia mentre con lo sguardo vuoto ripercorrevo le sue ultime parole nella mia mente. Dopo quella frase aveva deciso di non dire più nulla in assenza del suo avvocato.

<<Ehi>> disse il ragazzo sedendosi accanto a me. Guardai i suoi occhi verdi e notai un velo di tristezza occupare il suo viso. <<Alle fine avevamo ragione, aveva qualche cosa di nascosto>>

<<Sì, hai ragione, ma cazzo, in che senso ha venduto la moglie?>>

<<Finché non ci sarà il suo avvocato, non possiamo saperne nulla>> rispose lui sospirando. Il ragazzo poco dopo si alzò di fretta ed uscì dalla stanza, lasciandomi confusa, ma qualche minuto dopo rientrò seguito da altri due poliziotti che portavano una lavagna bianca e dei pennarelli. Lo guardai sorpresa, di solito era mia abitudine avere sempre una lavagnetta dove appuntare gli sviluppi di un caso e, a quanto pare, Harry se n'era ricordato. <<A te l'onore>> disse porgendomi il pennarello. Confusa dal suo ennesimo gesto di gentilezza afferrai quest'ultimo e andai alla lavagna. Scrissi al centro il nome di Priscilla Newton, aka Lola, da cui feci partire varie frecce; una la collegava all'ex marito, accompagnata dalla scriva "venduta?", più altre due che la collegavano ai due figli, Lisa e Luke, entrambi oltreoceano per completare gli studi.

<<Dovremmo contattare i figli>> dissi allontanandomi. <<Lo hanno già fatto altri agenti, i riassunti e delle loro telefonate sono sulla mia scrivania>>

<<Qualcosa di rilevante?>>

<<No, purtroppo, - rispose sospirando - ma, non è che ti andrebbe di venire a pranzo con me?>> e a quella domanda mi voltai verso lui, trovandolo stranamente in leggero imbarazzo e con un piccolo sorriso sulle labbra.


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Buongiorno a tutti! 

Eccoci qui, con un nuovo capitolo, che ve ne pare?

Chiedo perdono per queste settimane in cui aggiorno un po' più di rado, ma gli esami non mi stanno lasciando via di scampo 😂

Se questo capitolo vi è piaciuto lasciate pure una stellina, ve ne sarei grata⭐️

Detto questo, al prossimo capitolo❣️

Naive ||H. S.||Where stories live. Discover now