6. Non è stato tanto difficile

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Salii in auto dalla parte del passeggero dopo aver insultato Harry per essersi appropriato della guida, ma non appena mi sedetti sentii la stanchezza prendere possesso del mio corpo. In quei giorni non avevo dormito molto complice l'adrenalina, ma anche il nervosismo faceva la sua parte. Lavorare con Harry era una continua sfida che metteva sotto costante esame la mia pazienza. Indossai gli occhiali da sole, abbassai leggermente il finestrino ed appoggiai la testa all'indietro. <<Ehi D., non ti addormentare, il viaggio è di mezz'ora, non tre ore>> disse il ragazzo guardandomi di sfuggita prima di accendere la radio. Abbassai il volume stizzita ed il ragazzo mi guardò male avvicinando la mano per rialzarlo, ma lo bloccai in tempo. <<Come sei noiosa>> disse sbuffando. <<Senti Harry, non so per quale motivo tu sia così sgarbato con tutti, soprattutto con me, e sinceramente neanche mi interessa, ma dovremo lavorare assieme per chissà quanto tempo e questo tuo atteggiamento è abbastanza insopportabile>>

<<E quindi?>>

<<E quindi smettila, hai rotto il cazzo>>

<<Modera il linguaggio D.>>

<<Se no?>>

<<Se no potrei diventare gentile>> rispose ridacchiando. Mi voltai verso di lui ancora più nervosa di prima, incapace di trovare le parole adatte per rispondere. Rimasi in silenzio e tornai a guardare fuori dal finestrino più confusa di quanto non lo fossi stata prima.

Arrivammo poco più di quaranta minuti dopo davanti ad un angusto motel nella periferia della città, la parte non frequentata dai turisti e probabilmente dimenticata da dio. <<Che posticino invitante>> asserì il ragazzo scendendo dalla macchina ed aspettandomi per entrare. Spinse la porta che si aprì scricchiolando ed un uomo seduto dietro un bancone alzò gli occhi mostrandosi impassibile vedendoci. <<Agenti buongiorno, quale mio cliente vi ha chiamati?>> <<Non ci ha chiamati nessuno, siamo venuti qua per farle delle domande>> risposi avvicinandomi al bancone ma stando attenta a non sfiorarlo neanche per sbaglio. <<Ha mai visto questa donna?>> chiese Harry poggiando davanti all'uomo una foto della vittima. <<Sì, Lola, sta qua da me da circa tre giorni, stanza 57, potete andare ad arrestarla ora e poi vi chiedo di lasciare in pace i miei clienti>> rispose l'uomo per poi tornare a leggere il suo giornale. <<Signore, può darci un attimo retta?>> risposi spazientita. Ma l'uomo, all'apparenza imperturbabile, sollevò lo sguardo verso di me ma senza alzare la testa. <<Cosa sa di questa donna?>> chiese Harry. <<Nulla, so solo che si chiama Lola, ha pagato in anticipo una camera per due settimane, se ha fatto qualcosa o ha denunciato qualcuno, potete dirle che i suoi soldi non li avrà indietro>> affermò indicando un cartello alle sue spalle con scritto "non si effettuano rimborsi" e tornando a leggere. 

Fu in quel momento che la mia pazienza finì e a quanto pare anche quella del mio partner, che afferrò con violenza il giornale dell'uomo e glielo strappò dalle mani. <<Mi stia bene ad ascoltare, non siamo venuti qua per una stronzata come un rimborso o per farci una passeggiata, questa donna è morta e giace su un freddo tavolo di un obitorio nell'attesa che qualcuno le faccia giustizia e scopra chi l'ha mandata all'altro mondo. Ora lei ci dice tutto quello che sa sulla donna e noi la lasceremo tornare alla sua squallida vita in questo squallido motel>> disse Harry a denti stretti. L'uomo, nel sentire "morta" e "obitorio" sbiancò di colpo e si voltò completamente nella nostra direzione. <<Ve l'ho detto, non so nient'altro. Si faceva chiamare Lola, ma sicuramente non è il suo vero nome, qua nessuno lo usa. Usciva la sera poco dopo il tramonto e tornava poco prima dell'alba, di giorno rimaneva chiusa nella sua stanza e non emetteva neanche un suono. Solo qualche giorno fa è uscita dopo pranzo, ma non è più tornata>> 

<<Visto? Non è stato tanto difficile>> rispose Harry soddisfatto. <<La sua camera qual era?>> chiesi ma l'uomo mi guardò colpevole. <<La 98, ma è inutile andare a controllarla, è già stata pulita ed affittata ad un altro cliente>> rispose. Sospirai scuotendo la testa e mi allontanai pensierosa. Tornai all'esterno e feci un respiro profondo mentre il mio viso veniva colpito dal calore quasi estivo che ci stava lasciando per far posto all'autunno. Sentii la porta sbattere alle mie spalle e poco dopo Harry mi affiancò tirando fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette. In silenzio voltò il pacchetto e io ne afferrai una. Accese la sua poi, avvicinando la fiamma dell'accendino al mio viso, accese anche la mia. <<Abbiamo fatto un buco nell'acqua>> affermò tra uno sbuffo di fumo e l'altro, ma io scossi la testa in disaccordo con lui. <<Non è mai un buco nell'acqua se si è in possesso di informazioni che prima non si avevano. Anche l'indizio che può sembrare il più inutile di tutti potrebbe essere quello cruciale per risolvere il caso>>

<<Sembri esperta>>

<<Non sono esperta, sono solo minuziosa in ciò che faccio>>

<<É per il caso Kane?>> chiese curioso, ma io mi allontanai verso la macchina dopo aver risposto con un bel "non ne voglio parlare". Salimmo entrambi sulla vettura ed il ragazzo partì mentre il silenzio regnava sovrano. <<Scusami per prima, non volevo>> disse ad un certo punto rapendo la mia mente dai miei pensieri. <<Non ti preoccupare>> risposi tagliando di nuovo la conversazione. Il caso Kane era ancora un tasto dolente e non mi andava di parlarne; risaliva a circa un anno prima, io ed Alvin stavamo indagando per la morte di un uomo e alla fine dell'indagine tutti eravamo concordi sul fatto che fosse stata una rapina finita male, ma ci sbagliavamo. L'uomo risultò essere immischiato in giri di droga tra Santa Monica, New York e Washington, l'unico dettaglio che poteva suggerirci questa cosa era un minuscolo disegno di una ruota a dieci raggi scarabocchiato sulla sua agenda. Due mesi dopo fu ucciso un suo ex collega che, questa volta, il simbolo lo aveva tatuato. Era un padre di famiglia, che aveva lasciato gli affari illeciti anni prima e si era costituito alla giustizia per voltare pagina. Se solo avessimo agito prima, riconoscendo il simbolo, probabilmente quell'uomo sarebbe stato ancora in vita e la sua famiglia ancora intera. Questa volta non avrei dato nulla per scontato, neanche una virgola.

Naive ||H. S.||Where stories live. Discover now