10. Potente e spietata

115 39 22
                                    




<<Buongiorno agente Russell>> disse Anthony sorridendomi e porgendomi un bicchiere fumante di caffè. <<Buongiorno anche a te>> risposi sorridendo. Rimasi sorpresa da quel benvenuto mattutino, non mi era mai capitato di avere un simile trattamento sul posto di lavoro, ma magari ero semplicemente io, che fino a quel momento mi ero trovata in un ambiente decisamente poco socievole. <<Cosa faremo oggi? Avete già parlato con il marito della vittima?>> disse una voce alle mie spalle. Non mi voltai neanche per vedere chi avesse parlato, ma la sua voce e la mancanza di un saluto mi fecero perfettamente capire chi fosse.

<<No, abbiamo aspettato voi per andare>> rispose Anthony.

<<Oh, quindi ci avete lasciato il lavoro sporco>>

<<Agente Styles noi non->>

<<Come vuoi, ma rimango della mia opinione>> e così dicendo ci superò andando verso la scrivania che gli avevano assegnato. Anthony mi guardò confuso, sorpreso da quella sua reazione, ma l'unica cosa che io potei fare fu sollevare le spalle e scuotere la testa. Mi avvicinai ad Harry, senza aspettarmi qualcosa da lui, neanche un buongiorno -almeno così mi auto convincevo- e presi posto accanto a lui. Afferrai il foglio con l'indirizzo del marito della vittima e sorseggiai lentamente il mio caffè, ma una mano prese il bicchiere e lo buttò nel cestino. <Ehi! Non avevo ancora finito>> dissi spazientita, ma ad Harry non sembrò importare tanto della mia reazione. <<Dobbiamo andare ora>> e così dicendo si alzò dalla sedia e, dopo aver afferrato la sua giacca, si avviò verso l'uscita. <<Ma che problemi ha quel ragazzo?>> sussurrò l'agente Miller al mio orecchio, scatenandomi una leggera risata. <<Non lo so, ma fossi in te mi spaventerei quando è gentile, non è proprio da lui>> risposi uscendo.

Il viaggio in macchina fu silenzioso, carico di tensione e aveva reso tutti un po' a disagio. Per qualche strano motivo Harry non tollerava Anthony, cercava proprio di stargli alla larga, e averlo accanto a sé mentre guidava verso la nostra destinazione rese il tutto particolarmente snervante.

Non appena la macchina accostò sotto un condominio, Harry balzò fuori dall'abitacolo con velocità, sbattendo la portiera dietro le sue spalle. Presi un respiro profondo, cercando così di calmare il nervoso che quel ragazzo mi provocava, e uscii anche io dalla macchina. 

Un vialetto circondato di fiori colorati portava verso un ampio portone di vetro, dove un portiere ci guardava curioso. <<Buongiorno, in cosa posso esservi utile?>> chiese quest'ultimo dopo che noi ci fummo avvicinati. <<Sono l'agente Styles, loro sono l'agente Russell e l'agente Miller, stiamo cercando il Signor Newton>>

<<Oh sì, Calvin, è di sopra, appartamento 573>>

<<Grazie mille>> risposi sorridendo, per poi avviarmi verso le scale. <<Ci vogliono un sacco di soldi per vivere in questo quartiere>> sussurrò Anthony mentre imboccavamo la tromba delle scale e, notando il lusso che regnava in quel palazzo, non potei che acconsentire. <<Siete troppo lenti>> urlò Harry da qualche -un bel po'- gradino più avanti. Ogni mio passo che rimbombava tra quelle mura mi faceva sentire più povera di quello che io fossi veramente. Un uomo scese velocemente le scale, con lo sguardo sinceramente non meravigliato come il mio. Come può una persona abituarsi a tanto sfarzo? Come può una persona vivere circondato dal lusso senza prestare più attenzione a quello che la circonda? Erano domande a cui non avrei mai potuto rispondere.

Il signor Newton aprì la porta vestito di tutto punto, con un fazzolettino che spuntava dal taschino della sua giacca e lo sguardo sorpreso. Inizialmente il suo sguardo sembrava felice, ma non appena incontrò i nostri occhi e vide i nostri volti, anche il suo viso cambiò espressione. Senza dire una parola ci fece strada verso il luminoso salotto, dove il bianco era il colore primario e veniva smorzato solo dalle foto di famiglia che riempivano quella stanza. Osservai bene i volti sorridenti, incorniciati e appoggiati sui mobili; sembrava una famiglia perfetta, i cui sorrisi avrebbero potuto illuminare qualsiasi stanza buia e qualsiasi vita vuota, ma non mi fidai troppo di quelle apparenze, o almeno così avevo imparato. Presi posto su una poltrona di fronte al signor Newton, mentre i due ragazzi rimasero in piedi alle mie spalle.

<<Datemi la brutta notizia, agenti>> disse Calvin sospirando. Lo guardai in silenzio per qualche instante, come per dargli la possibilità di prepararsi alle mie prossime parole, ma in fondo sapevo, in cuor mio, che non si può mai essere pronti alla tristezza. Essa arriva, potente e spietata, incapace di arrestare il suo cammino verso la vita del malcapitato di turno; arriva e ti soggioga tra le sue spire lasciandoti, a volte, il tempo di vedere l'ultimo spiraglio di luce, prima di inglobarti definitivamente tra le sue tenebre. Ecco cos'era la tristezza e nessuno, in qualsiasi circostanza, sarebbe potuto scappare dal suo potere.

<<Signor Newton, non farò giri di parole, ma abbiamo trovato sua moglie>> dissi con voce calma ma forte, forse per farmi anche un po' di coraggio da sola. <<Com'è morta?>> chiese l'uomo.

<<Non abbiamo detto che è morta, come...>>

<<Certe cose si sentono e si sanno, ancor prima di averne la conferma. É sparita da quattro anni, se fosse stata viva sarebbe tornata a casa>>

<<Era viva, fino a poco fa>>

<<Come era viva, io...>>

<<É stata assassinata una decina di giorni fa>> risposi velocemente, in modo da poter riportare la notizia interamente prima che il mio interlocutore si facesse sopraffare dalle emozioni.

Guardai il volto di Calvin cambiare colore ed espressione e gli presi una mano stringendola tra le mie. <<Mi dispiace tanto, Signor Newton>>

<<La mia Priscilla...>> mugolò tra le lacrime.

<<Non è sembrato strano anche a voi?>> chiese Harry mentre uscivamo dall'appartamento. Scossi la testa e tirai fuori un pacchetto di sigarette. <<Insomma, come faceva a sapere che la moglie era morta?>> continuò

<<Beh, il suo ragionamento non fa una piega, quando una persona scompare per tanto tempo, la prima cosa che pensi è la morte>>

<<Eppure è rimasto sorpreso quando gli abbiamo detto che è morta poco tempo fa>>

<<Harry, non ha notizie da quattro anni, credo si aspettasse che la sua morte risalisse ad un momento più vicino alla sua scomparsa>>

<<Gli ho lasciato il mio numero sul mio bigliettino da visita, domani dovrebbe passare in centrale per rispondere a qualche domanda>> e così dicendo uscimmo dal palazzo. Accesi la sigaretta scendendo i pochi gradini ed inspirai profondamente il fumo. Ero sicura che sarei diventata pazza.

Naive ||H. S.||Where stories live. Discover now