30. Seminarci

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6 OTTOBRE, mercoledì

Il giorno seguente, dopo aver ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, ci preparammo per ciò che avremmo dovuto fare. Infilai la divisa e mi acconciai i capelli in una crocchia stretta, sicura che quella giornata sarebbe stata lunga e di avere i capelli all'aria non ne avevo proprio voglia. Uscii dalla stanza in perfetto orario, ma non appena aprii la porta mi trovai davanti Harry che mi bloccava la via. Sentii le sue labbra appoggiarsi sulle mie e subito un sorriso nacque spontaneo.

 <<Buongiorno, siamo di buon umore?>> chiesi ridacchiando, mentre il ragazzo mi sorrideva sinceramente. <<Abbastanza, ma volevo iniziare con una carica in più>> rispose prendendomi per mano e iniziando ad avviarsi per il corridoio. Erano solo pochi metri, ma mi sentii di star camminando a due metri dal suolo, con il corpo leggero ed il cuore felice.

Arrivammo nella hall dove trovammo altri agenti attenderci sparsi un po' per i divanetti: chi giocava con il cellulare, chi cercava di non addormentarsi e chi aveva perso la battaglia con Morfeo, con la testa a penzoloni e gli occhi sigillati come porte blindate. 

Non appena entrammo nella visuale di tutti -quelli svegli- si alzarono in piedi, mentre altri tirarono gomitate nello sterno a coloro che cercavano di capire come mai si fossero dovuti alzare così presto. Sorrisi nel vedere quegli uomini e quelle donne pronti ad entrare in azione in quel freddo mercoledì di ottobre. 

<<Bene, ora che ci siamo tutti e siamo anche tutti svegli, direi che possiamo andare>> disse Miller indossando un cappellino. <<Ma scusi, perché siamo così tanti agenti?>> chiese un uomo un po' basso dal fondo del gruppo. <<Il nostro sospettato potrebbe reagire in qualsiasi modo, è meglio essere pronti>>

<<Non sappiamo se ci sono complici nelle vicinanze o ha deciso semplicemente di intraprendere una vita da bravo cittadino>> aggiunsi io avviandomi verso l'uscita. Diverse volanti erano parcheggiate là davanti, come a segnalare un ritrovo di poliziotti. Una scritta a neon lampeggiante che recitava "siamo tutti qua!" sarebbe stata sicuramente meno evidente. Una volta fuori presi un respiro profondo di aria carica di smog, mentre i miei polmoni confusi richiedevano aria pulita dopo tutti quegli anni passati sempre per le vie di strade trafficate.

Salimmo sulle auto in religioso silenzio, pensando alla probabile reazione del ragazzo; speravamo tutti nella buona riuscita, ma come ben si sa, tutto ciò che sta andando bene può sempre finire a rotoli nel giro di pochi secondi.

<<Vai avanti tu, D.?>> chiese Harry guardandomi dallo specchietto retrovisore. Annuii ricambiando lo sguardo, per poi accennare ad un piccolo sospiro, ma lo trattenni per evitare di trasmettere le mie preoccupazioni a coloro che erano in macchina con noi. 

Le varie volanti parcheggiarono lungo il vialone, mentre noi ci fermammo davanti al negozio. Scesi dalla macchina sistemandomi la giacca, ed entrai a passo svelto nel palazzo. Il giorno prima ero entrata con tranquillità e spensieratezza, mentre quella mattina la tensione mi contorceva le interiora e mi mozzava il respiro. Cercai con lo sguardo il ragazzo e, dopo averlo avvistato, mi feci coraggio e mi avvicinai a lui.

<<Arnold Whiteless?>> chiesi mostrando il distintivo, per poi fissarlo annuire con poca convinzione. <<Lei possiede una Ford Kuga blu scuro?>> chiesi rimettendo in tasca il distintivo. <<Sì, è successo qualcosa, agente?>> chiese rimanendo sull'attenti. <<É stata vittima di una rapina questa mattina, siamo venuti per chiederle di venire con noi>>

<<Rapina? Cosa state dicendo?>> chiese sbarrando gli occhi ed appoggiando i vestiti che teneva in mano sul ripiano di fronte a lui. <<Abbiamo trovato poco fa l'auto aperta, con i finestrini ridotti in pezzi e l'interno completamente rovinato. Non so se tenesse qualcosa di importante al suo interno, ma noi non ci abbiamo ritrovato nulla>>

<<Maledetti Newton>> sussurrò mentre la rabbia prendeva possesso del suo corpo. Quella sua affermazione fece scattare qualcosa nella mia mente e subito mi misi in guardia, pronta a qualsiasi gesto da parte del ragazzo. <<Scusi, cos'ha detto?>> chiesi fingendomi ignara delle parole poco prima pronunciate, ma lui scosse la testa sussurrando "niente niente", più verso se stesso che verso di me. 

<<La prego di seguirmi, così potremo fare le scartoffie necessarie ed entrambi torneremo a lavorare come se nulla fosse successo>> dissi poco dopo e lui, con mia grande sorpresa, annuì seguendomi fuori dal punto vendita. Guardai Harry ed Anthony rimanere sorpresi da quella situazione, sicuramente si aspettavano molto più caos, ma tutto sembrava filare liscio. 

Mi avvicinai alla vettura ed aprii la portiera, per poi voltarmi verso il ragazzo. Quest'ultimo, indeciso su cosa fare, iniziò a correre velocemente verso sud, costringendomi ad urlare il suo nome prima di iniziare a correre dietro di lui. Le varie volanti uscirono allo scoperto e gli agenti si misero sui suoi passi, sia a piedi sia con le auto, sperando di riuscire a fermarlo, ma la città era grande e le persone erano tante, seminarci non sarebbe stato difficile.

Arnold corse fino alla fine della via, per poi sbattere contro un uomo e, dopo averlo scaraventato a terra con forza, riprese la sua corsa della speranza verso ovest, verso il mare: lì lo avremmo sicuramente perso. Le urla dei passanti e delle sirene si mischiarono in quella città caotica, mentre una mandria di poliziotti inseguivano il ragazzo. 

Degli agenti finalmente comparirono davanti a lui, mentre dietro alti cinque dei nostri correvano nella sua direzione. Il ragazzo si fermò, si guardò attorno alla ricerca di un'altra via di fuga, ma non fece in tempo a riprendere a correre che Michael gli si buttò addosso come se fosse stato un materasso in una palestra. I due caddero rovinosamente a terra, Michael stringeva il corpo del ragazzo con il suo, che sembrava la metà rispetto al nostro sospettato. 

<<Stai bene?>> chiesi all'agente mentre infilavo le manette ai polsi a Whiteless; Michael rimase a terra, girandosi supino e tenendosi la spalla con aria dolorante. <<Non c'era bisogno di ammazzarsi, era ormai circondato>> rispose Mikaela aiutandolo a sollevarsi e trattenendo una risata. Guardai Harry che era intento a tenere il sospettato, che nonostante il fiatone continuava a muoversi cercando di fuggire. <<Lasciatemi stare, non ho fatto niente!>> disse con voce carica di odio. <<Questo spetterà a noi deciderlo, per ora verrai con noi e basta>> disse Harry stringendo ancora di più la presa sui suoi polsi. 

<<Cercate Luke Newton, è lui la causa di tutto questo>> disse quasi urlando

<<Luke Newton è morto>> risposi a denti stretti, con una calma che contrastava la sua agitazione, ma il ragazzo impallidì a quella risposta. Non ne sapeva nulla.

Lo portammo nella volante e lo facemmo sedere sui sedili posteriori, mentre la sfilata di auto iniziò a passarmi davanti, diretta verso la centrale. <<Sei andata bene>> disse Harry facendo il giro della vettura ed avvicinandosi a me. <<Beh, insomma, se non fosse scappato sarebbe andata ancora meglio>>

<<Non potevi saperlo, come nessuno di noi, per questo eravamo seminati per le vie>>. Annuii alle sue parole, ma l'occhio mi cadde su un suv nero parcheggiato poco distante. Un uomo dall'interno ci fissava intensamente, mentre parlava animatamente al telefono con qualcuno. Mi accigliai, ma non appena si accorse che la mia attenzione era puntata nella sua direzione, con una sgommata ripartì. 

<<Quante altre persone sono coinvolte in questo caso?>> sussurrai indicando con il mento la macchina che sfrecciava via. <<Forse più di quante immaginiamo>> rispose Harry aprendomi la portiera per salire in auto. 

Naive ||H. S.||Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz