9. Sbalzi di umore

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Arrivai all'aeroporto con più sonno di quanto avevo programmato e la prima cosa che feci fu ordinare un caffè doppio al bancone del bar più vicino. Non mi tolsi gli occhiali da sole per cercare di nascondere le mie occhiaie il più possibile, ma la poca luce all'interno di quel bar mi costrinse a tirarli via. Non appena appoggiai gli occhiali sul bancone una risata divertita arrivò dalla mia sinistra, così mi voltai spazientita. <<Che occhiaie oggi D.>>

<<Buongiorno anche a te, Styles>>

<<Dormito male?>>

<<Malissimo>>

<<Come mai?>>

<<Non sono affari che ti riguardano>>

<<Okay, okay, non volevo essere pressante>> rispose sollevando le mani e ordinando anche lui un caffè. Finii di bere il mio e appoggiai i soldi sul bancone, ma la sua mano si appoggiò delicatamente sulla mia bloccandomi. <<Lasciami offrirti il caffè D., mi sdebito per ieri sera>>

<<Pensavo volessi farti perdonare per il tuo caratteraccio>>

<<Io non ho un caratteraccio>>

<<Questo lo dici tu>>

<<D. non iniziare, è mattina presto per tutti>>

<<Sì scusami, il poco sonno mi rende scontrosa>>

<<Si certo, il poco sonno>>

Non potei trattenere un sorrisetto sincero e scossi la testa riafferrando gli occhiali dal bancone, li misi in testa ed aspettai che Harry finisse il suo caffè. Osservai le persone intorno a me: molti erano turisti e guardavano i voli di ritorno con aria triste. Pensavano di lasciare un paradiso -che per loro lo era sicuramente- ma per me lasciare quel posto era come prendere una boccata d'aria fresca. Le facce buie di chi lasciava la vacanza si opponevano alle facce felici di chi lasciava casa, creando un mix di emozioni che solo un aeroporto può regalare; poi c'era un'altra categoria di persone, quelle che ti facevano sperare ancora nell'amore, perché erano lì, con i fiori in mano, che attendevano il ritorno di persone amate, con gli occhi pieni di amore e con le braccia che attendevano solo di poter stringere il corpo dell'altra persona. Una mano sulla spalla mi fece abbandonare questi pensieri, mi voltai e notai Harry guardarmi confuso, e solo in quel momento mi resi conto di non aver sentito neanche una parola di ciò che aveva appena detto. <<Quindi concordi?>> chiese il ragazzo nuovamente, annuii distrattamente, sperando che la domanda che mi aveva appena posto non fosse troppo particolare.

<<Agenti Styles e Russell?>> chiese una voce alle nostre spalle. Ci voltammo ed un agente in divisa ci sorrideva, anche lui con l'aria di chi avesse dormito poco quella notte. <<Sì, siamo noi>> risposi allungando una mano nella sua direzione. <<Io sono Anthony Miller, agente investigativo dell'unità di Nashville>> rispose stringendo le mani ad entrambi. Lo osservai meglio: i capelli neri come la pece corniciavano un viso ben più chiaro di quello che ci si aspettava, mentre due occhi scuri come la notte scrutavano minuziosamente tutto quello che lo circondava.

<<Wow, hanno addirittura mandato qualcuno a prenderci, mi sento quasi una celebrità>> ridacchiò Harry facendo sorridere anche il nostro interlocutore. Osservai i suoi lineamenti rilassati e gli occhi calmi, la fronte stranamente non corrucciata e il suo carattere spavaldo sembrava averlo lasciato a casa. Chi lo avrebbe mai capito. <<Andiamo, il nostro aereo ci sta aspettando>> disse l'agente Miller.



<<Ricapitoliamo quello che sappiamo sulla vittima>> dissi appoggiando il fascicolo sul tavolino tra me e Anthony, mentre Harry, seduto accanto a me, osservava le nuvole sotto di noi.

<<Priscilla Newton, 45 anni, originaria di Nashville, Tennessee. Sposata da 20 anni con Calvin Newton, uomo di 51 anni e al momento disoccupato. Hanno avuto due figli, un maschio ed una femmina. Lei ex professoressa, scomparsa 4 anni fa>>

<<In che modo?>>

<<Aveva finito una riunione nel liceo dove insegnava, aveva scritto al marito che stava tornando a casa ed era partita da scuola. Da lì, si sono perse le sue tracce>>

<<Quando è stata fatta la denuncia di scomparsa?>>

<<Il marito si è recato in centrale la sera stessa>> concluse Miller rispondendo alla mia domanda. Feci un respiro profondo e mi appoggiai allo schienale prendendo il fascicolo per guardarlo un'ultima volta. Mi persi di nuovo tra le pagine che neanche notai Miller alzarsi ed allontanarsi, ma non appena si allontanò Harry chiuse il fascicolo con delicatezza. <<Prova a riposare D., altrimenti crollerai non appena atterriamo>> disse in un lieve sussurro. Annuii e sbadigliai poco dopo, come se solo in quel momento mi stessi rendendo conto di quanto fossi davvero stanca. Chiusi leggermente gli occhi e mi lasciai prendere dal sonno.



<<D. muoviti, siamo atterrati>> sentii dire da una voce che sembrava essere qualche metro distante da me. Quando aprii gli occhi notai Harry già in piedi, pronto a scendere dall'aereo, mi alzai ancora intontita e afferrai tutte le mie cose in silenzio, mentre il portellone veniva aperto.

<<Verrete portarti direttamente in centrale, dopo aver concluso una piccola riunione verrete portati nell'hotel in cui alloggerete>> disse Anthony. Annuii distrattamente, mentre la mia attenzione era tutta verso Harry, che sembrava essere tornato il solito scontroso di sempre.

La "piccola riunione" si rivelò durare 4 ore, dove ci vennero presentati tutti i nostri colleghi. Eravamo una piccola squadra, composta da sole quattro persone, compresi me e Styles, mentre tutta la centrale si era comunque messa a disposizione per aiutarci. Ci avevano affiancato Anthony - abbastanza scontato - e Luca, un ragazzo di origine italiana.

<<Ecco a voi le chiavi della vostra stanza>> disse la donna dietro il bancone allungando due chiavi magnetiche nella nostra direzione. La ringraziai e, prendendo la mia valigia, mi avviai verso l'ascensore. <<A che ora vuoi scendere a mangiare?>> chiesi ad Harry mentre le porte dell'ascensore si aprivamo davanti a noi. <<Credo che chiederò il servizio in camera>>

<<Stanco?>>

<<Abbastanza, ma ho bisogno di stare un po' da solo>>

<<Oh... va bene>>

<<Domani alle nove nella hall, puntuale Russell>>

<<Russell? Cos'ho fatto ora?>>

<<Nulla, perchè?>>

<<Te sei tutto pazzo>>

<<Perdonami?>>
<<Non riesco a stare al passo con i tuoi sbalzi di umore, un momento sei dolce il momento dopo un limone in confronto a te sarebbe uno zuccherino>> risposi guardandolo fisso negli occhi. Vidi il suo sguardo indurirsi e la mascella serrarsi. <<Forse è meglio se teniamo il nostro rapporto strettamente lavorativo>>

<<Non ti ho mai chiesto il contrario>>

<<Bene>>

<<Bene>> risposi e, dopo che le porte si aprirono, mi allontanai a passo svelto verso la mia camera.

Naive ||H. S.||Where stories live. Discover now