Capitolo 10

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2002

Sono passati molti giorni e ormai siamo all'ultimo venerdì di ottobre. Ogni settimana, al corso di scrittura creativa, aspetto la fine dell'ora affinché il professor Woods si sieda vicino a me e mi detti cosa scrivere. La storia sta prendendo una piega interessante: Mary e Jake si sono sposati e cercano di avere un figlio per dieci anni, senza riuscirci. Siamo arrivati a centosessantacinque parole complessivamente. Non manca molto prima che riusciremo a finire la storia e sono abbastanza sicura che, con l'aiuto di Woods, riuscirò a trionfare su tutti gli altri, per dimostrare a Woods che valgo.
Dopo venti minuti, arriviamo a duecentoventi parole e faccio per andarmene, ma lui mi blocca prendendomi per il polso mentre mi alzo. La sua presa è stretta, mi fa quasi male.
"Cosa c'è, professor Woods?" Chiedo leggermente spaventata.
"Emma... visto che domani inizia il week end, che ne dici di passarlo a casa con me? Dubito che tu abbia da fare, visto che non hai amici al di fuori di me" mi dice con voce pacata.
Mi sembra strano che un professore sposato mi chieda di passare il fine settimana a casa sua.
"E sua moglie?" Gli chiedo.
"Mia moglie è partita stamattina per Philadelphia. Suo padre è caduto dalle scale ieri sera e lei ha quindi deciso di andare da lui per assisterlo nella vegenza fino a lunedì" mi dice Woods senza uno sprazzo di emozione in volto "saremo solo noi due, su quello puoi stare tranquilla".
"Ma, professor Woods, perchè volete che io stia da voi il weekend?" Chiedo insospettita.
"Ecco... sai, a volte mi sento solo. Anche quando sto con mia moglie, anche quando sto con i miei studenti e persino quando sto con i miei colleghi. L'unica persona con cui non mi sento solo sei tu. Tu riesci a farmi star bene solo rivolgendomi la parola. Quindi, volevo passare più tempo con te" mi dice abbassando lo sguardo "ovviamente non sei costretta se non vuoi".
Ci penso un attimo. In fondo, non ho niente da perdere. Mia zia a malapena mi nota, è troppo impegnata con scopare con ragazzi giovani. L'ultimo si chiama Adrian e lavora come bidello nella mia scuola. Lo incontro ogni giorno appena entro.
"Va bene" dico, senza pensarci troppo.
Dopotutto, il professor Woods è un brav'uomo e le brave persone non fanno del male alle ragazzine minorenni indifese.
"Perfetto" mi dice sorridendomi. I suoi denti sono bianchi color latte.
"Dove e quando?" Gli chiedo.
"Nove e trenta di sera, Lincoln Street" mi dice sottovice "arriva in orario, mi raccomando".
"Ci sarò" gli rispondo.

Una volta arrivata a casa, trovo mia zia a fumare sul divano.
"Zia, devo dirti una cosa" dico "starò da un'amica fino a domenica sera".
"Ok..." mi dice.
Ok. Neanche "perchè? A che ora torni? Mi raccomando chiamami se succede qualcosa".
Solo ok.
Dopo cena, prendo il mio zaino ed esco.
Arrivo a casa di Woods verso le nove.
Quando mi apre, indossa una t-shirt grigia e dei boxer a strisce bianche e blu.
"Mi fa piacere vederti!" Mi dice sorridendomi "entra!".
Entro in casa. Il salotto è piccolo, ma elegante, con un imponente libreria sulla parete davanti a me.
"Fa come se fossi a casa tua" mi dice.
Mi avvicino alla libreria e prendo un libro a caso. Lolita di Vladimir Nabokov.
"È il mio preferito, sai" mi dice avvicinandosi a me.
"Non lo conosco" dico sinceramente "di cosa parla?".
"É difficile da spiegare, ma parla di una storia d'amore non convenzionale" mi dice Woods "leggilo, ti piacerà".
Detto ciò, va verso la cucina e mi chiede se ho fame.
Rispondo di sì, visto che mangiare da zia Isabella equivale a non mangiare.
Lui, allora, prende una scatola di maccheroni dal frigo e inizia a cucinarli.
Mentre lui cucina, mi siedo sul divano e apro la prima pagina di Lolita.

A Vera

Sfoglio un'altra pagina e mi ritrovo davanti a ciò:

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.

Come inizio, evoca una certa passione che il protagonista prova per codesta Lolita. Sembra quasi che lei lo stia portando lentamente alla follia. Il primo capitolo dura poco ma emergono molte cose. Lolita è un soprannome. Il suo vero nome è Dolores, ma alcuni la chiamano Lo, Lola o Dolly. L'unico a chiamarla Lolita è il protagonista. Viene anche detto che Lolita va a scuola, quindi avrà meno di diciotto anni. Non so quanti anni abbia il protagonista, ma dal testo sembra che sia molto più grande. Spero che non facciano rapporti sessuali. Una relazione fra un adulto e una minorenne va bene, purchè non ci sia sesso coinvolto.
Leggo anche il secondo capitolo. Parla dell'infanzia del protagonista. Sembra una fantastica infanzia. Quasi quasi lo invidio.
Leggo anche il capitolo tre. Parla di come il protagonista e Annabel, il suo primo amore che morì molto giovane, si sono innamorati.
A quel punto, Woods mi chiama in cucina per mangiare.
Poso il libro sul divano e vado in cucina.
Ha preparato dei maccheroni al formaggio.
"Spero ti piacciono" mi dice sorridendomi.
Mi siedo e inizio a mangiare. Sono squisiti. Non ho mai mangiato così bene.
Due ore dopo cena, è ora di andare a letto e io come una stupida non mi sono portata un pigiama.
"Tranquilla" mi dice Woods "ho un pigiama da ragazza nell'armadio in camera".
"Cosa ci fa un pigiama da ragazza in camera tua?" Chiedo sospettosa.
"Non preoccuparti di questo" mi dice.
Vado in bagno a lavarmi i denti. La stanza è piccola e c'è solo una doccia, un water, un bidet, un lavandino e un mobiletto.
Sul mobile vi sono vari assorbenti sparsi in modo disordinato e due confezioni da dieci di preservativi.
Una volta che ho finito di lavarmi i denti, Woods entra in bagno e mi porge il pigiama. Ci sono sopra delle fragole. Sembra consumato, come se prima di me fosse stato usato da altre. C'è persino una piccola macchina di sangue mestruale sul retro.
"Grazie" gli dico sorridendo, anche se non sono affatto serena.
Lui mi sorride ed esce.
Mi cambio e poi esco dal bagno.
"Visto che c'è solo una camera da letto, perchè non dormi lì?" Mi chiede Woods "io starò sul divano".
Detto ciò, mi indica la camera.
Lentamente, avanzo verso la stanza.
La tappezzeria è a fiori e le pareti sono pieni di quadri raffiguranti lui e sua moglie.
Il letto è grande e confortevole, con la ringhiera bianca con piccole decorazioni incastonate.
Spegno la luce e mi sdraio sul letto.
Trovo strano tutto ciò.
Che mi abbia invitato a casa mentre sua moglie non c'è.
Che possieda un pigiama da ragazza e che codesto pigiama sia stati usato in precedenza.
Che mi abbia fatto dormire nella camera di lui e sua moglie.
Eppure, nonostante questo, non ho paura. Lui non mi farà del male. Mai.





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