Capitolo 14

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2002

È domenica sera. Sono seduta sul divano di casa Woods a leggere Lolita quando Woods entra.
Sembra abbastanza lucido.
Si siede sulla poltrona dinanzi a me, la stessa ove si era seduto ieri sera.
Sembra agitato.
"Emma, devo dirti una cosa" dice nervoso "una cosa importante".
Poso il libro sul divano e chiedo cos'abbia.
"Vedi... io... insomma io... io ti amo" mi dice ansioso.
Lo guardo per qualche secondo meravigliata.
Io ti amo. Tre semplici parole che mi hanno devastato. Come ho potuto non accorgermi prima che egli mi amava? Come ho potuto essere così stupida?
Spero che stia scherzando.
"Può ripetere, per favore?" Chiedo ancora sotto shock.
"Emma, io ti amo! Senza di te, la mia vita è una merda! Per quanto riguarda mia moglie, non preoccuparti: inizierò le pratiche di divorzio e fra due anni me la sarò levata dai coglioni! Saremo solo io e te, Emma! Te lo prometto!" Mi dice guardandomi intensamente negli occhi.
Io distolgo lo sguardo. Sembra serio. In che guaio mi sono cacciata?
"Pensaci, Emma!" Mi dice notando che non lo sto guardando "pensa quando potrò renderti felice io rispetto a un quindicenne sessuomane che si masturba dalla mattina alla sera".
"Mi scusi, ma non sono interessata" gli dico guardandolo negli occhi con finta sicurezza.
Il suo mondo crolla con quelle poche righe. L'ho deluso e questo mi fa sentire terribilmente in colpa.
"E per quale motivo?" Mi chiede, celando la rabbia con una bocca stretta.
"Non riesco a vedervi in nessun altro modo se non come un insegnante e una figura paterna" gli dico sconsolata.
Non voglio ferirlo, ma non ho altra scelta.
Lui si alza di scatto dalla poltrona e mi guarda. Vedo la rabbia che cerca di uscire dalle orbite degli occhi.
Mi alzo anch'io in piedi.
Siamo uno davanti all'altro.
La tensione si può tagliare con un coltello.
"Mi hai deluso, Emma!" Mi dice severamente "pensavo davvero che tu mi amassi, ma a quanto pare mi sono solo illuso".
"Mi dispisce" dico sinceramente, sperando che possa bastare.
"Non ti dispiace davvero" mi dice, iniziando ad alzare la voce.
"E perchè non dovrei?" Chiedo impaurita.
"Perchè sei come tutte le altre quindicenni: una puttana che non si cura minimamente di rovinare l'esistenza del suo professore! Non ti importa di nessuno se non di te stessa" ringhia Woods come un cane arrabbiato.
Impaurita e piangendo, corro in camera mia, prendo tutte le mie cose e scappo via.
Woods cerca di afferrarmi il braccio per bloccarmi, ma io ho la meglio su di lui e riesco ad uscire.

Una volta rientrata a casa, zia Isabella mi viene incontro e sbraita : "dove cazzo eri?".
È mezza nuda e il suo alito puzza di sigaretta.
"Ero a casa di un amica, te l'ho detto" le dico con calma.
"Non l'ho sentito la prima volta" mi dice la zia.
"Scusa, la prossima volta starò più attenta" gli dico, facendomi piccola piccola.
In quel momento, esce un ragazzo di vent'anni dalla stanza di mia zia che dice : "Izzy, chi è quella?".
"Non sono affari tuoi, Hudson" lo richiama mia zia.
I due si mettono quindi a litigare e io approfitto del momento per sgattaiolare in camera mia.

È giovedì e Woods mi ignora da lunedì. Oggi ce l'ho alla prima ora. Spero che stavolta mi dia retta. Lo so che è arrabbiato con me, ma non può ignorarmi, specialmente a scuola. Dopotutto, non ho fatto niente di male. L'ho solo rifiutato per ragioni più che legittime.
A lezione, Woods spiega Sylvia Plath e, in particolare, Ariel, una delle poesie della raccolta Ariel pubblicata postuma dal marito abusivo e fedigrafo della Plath, Ted Hughes.
"Perchè Ariel è così sonicamente denso? Qual'è l'effetto di tutte le ripetizioni soniche della poesia?" Chiede Woods a tutta la classe.
Io alzo la mano per rispondere.
La mia è una delle poche mani alzate, insieme a quella di Justin.
Woods nota solo quella di Justin e fa rispondere lui al posto mio.
Questo mi da molto fastidio, ma faccio finta di niente, guardando il pavimento da sotto il banco.
Dopo la fine della lezione, sono una dei primi ad uscire. Sono arrabbiata e delusa e si nota abbastanza. Tantè che Aaliyah mi chiede : "tutto bene?".
"Sì, sto bene!" Le rispondo nervosamente.
"Non sembra" mi dice "Woods ti ha fatto qualcosa?".
"Puoi lasciar perdere Woods! Lui non mi ha fatto niente! Lasciami in pace!" Le urlo.
"Lo dico per il tuo bene" mi dice "mia cugina Makayla è stata infastidita da Woods tempo fa. Proprio come te".
"Lui non é cosí! Tua cugina mente!" Le urlo "ti giuro che sto bene".
Mi guarda leggermente male e mi dice : "se hai bisogno c'è lei".
Indica un poster lí vicino e corre via.
Lo osservo.

Lo guardo per un breve lasso di tempo. In effetti, quello che sabato mi ha fatto sabato sera Woods potrebbe essere paragonato a una molestia. Ma io non riesco a definirlo tale. Lui non sarà mai un mostro ai miei occhi.

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