Quinta Parte

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Non si dava pace.

Continua a pensare a quella frase, a quelle parole così innocue che però gli facevano provare quella terribile sensazione di vuoto.

Che significato avevano?

Poteva voler dire che sarebbe venuta più spesso a trovare i suoi nonni.

Eppure non si vedeva da parecchi giorni.

"Certo," pensò il fantasma, "è successa la stessa cosa fino adesso, perché dovrebbe essere diverso?"

"Magari non passeranno più tre settimane, ma solo altri giorni."

Eppure anche le settimane passavano, ma di lei nessuna traccia.

Non riusciva a trovare una risposta, non riusciva a capire come mai quelle parole gli causavano così tanta sofferenza, così tanto dolore.

Vagava per quelle mura e osservava altra gente, cercava di togliersi dalla testa la figura della povera ragazza con le lacrime che le rigavano l'anima e gli occhi colmi di disperazione; ma non ci riusciva, ogni essere umano che incrociava non aveva neanche la metà dell'esuberanza, della solarità e della spontaneità di Ilaria.
Nessuno poteva assomigliarle minimamente e nessuno poteva essere un rimpiazzo di quei grandi occhi scuri, così pieni di vita, quanto di morte.

E in quell'istante, appena finì di formulare quel macabro pensiero, si rese conto di ciò che in fondo temeva fin dall'inizio, quella sensazione che gli si era impressa nel cuore fin da quando aveva udito le sue parole.

"Ci vedremo presto."

Un urlo silenzioso lasciò le sue labbra e un ira neanche paragonabile a quella provata in vita, prese possesso del suo corpo evanescente, portandolo alla disperazione più sconfortante.

Voleva togliersi la vita.

L'unica spiegazione di quelle parole poteva essere questa.

Perché dirlo proprio rivolto all'intero cimitero?

Perché non dirlo solo davanti alla tomba dei suoi nonni?

Orlando non lo comprendeva.

Togliersi un bene così prezioso per cosa?

"Sono una lurida troia", aveva detto.

"Mi sento così sporca...", aveva detto.

E chissà invece cosa non era mai riuscita a dire.

Orlando desiderò ardentemente poter impedire tutto quello, desiderò così tanto sentire nuovamente la sua soave voce, desiderò rivedere quelle deliziose curve, quel sorriso, anche quelle lacrime se avesse significato saperla viva.

Voleva che vivesse per se stessa, per lui, per dimostrare che lei poteva farcela.

Poteva essere migliore.

"Se esisti, Dio, perché non fai nulla?!"

Ma non aveva già fatto abbastanza?

L'aveva salvata da quel fanatico, le aveva regalato una possibilità di scegliere.

E lei aveva scelto comunque la morte.



Le giornate sembravano infinite e, pensandoci, sembra davvero un paradosso.
Orlando non voleva darsi per vinto e continuava ad appostarsi all'entrata del cimitero, attendendo che lei, con le sue forme abbondanti, facesse il suo ingresso; magari con qualche maglietta stravagante e un sorriso ad incorniciarle il volto.

Eppure i mesi passavano, ma di lei, nessuna traccia.

Un giorno si arrese: "Basta, ho ancora tutta la morte davanti, non posso penare per lei!" si era autoconvinto, sferrando un pugno invisibile nell'aria.

Credeva davvero che fosse inutile continuare quella farsa; era stato bello perdersi per qualche momento nella vita di qualcun altro, ma non aveva né la voglia e né la testa - letteralmente - per dedicarsi a lei.

Prese a vagare nuovamente per il perimetro della sua abitazione, posando la sua curiosità su chiunque varcasse il grande cancello in ferro.
Nel corso del tempo aveva notato che diverse donne aventi piú o meno la sua età, erano solite portare fiori su una tomba che raffigurava un anziano con gli occhi vispi e il sorriso gentile.
Solitamente quando c'era un funerale non era interessato, non stava ad osservare per chi la gente piangeva e si disperava.
Non gli era mai piaciuto compiacere i morti, ma la vera ragione per cui teneva quel rito così distante, era perché nessuno aveva mai provato a stare male un solo momento per lui; da vivo, ma soprattutto da morto, aveva capito che chiunque gli fosse accanto, realtà non teneva affatto a lui.
È strano da pensare, come un assassino spietato e senza un minimo di rimorso, possa tenere ad un fatto così banale, eppure a Orlando faceva male sapere di non avere veramente nessun tipo di affetto.

Per questo teneva in particolar modo ad Ilaria.
Lei aveva dei nonni che le avevano voluto bene, poteva scommettere che anche i suoi genitori erano persone che avrebbero fatto di tutto per lei.
Per un momento si ricordò di come lei parlava delle sue amiche, quelle fanciulle che la facevano sì disperare, ma anche sorridere e sentire amata.

Lui non era mai stato amato.

Forse era questo ciò che lo aveva spinto ad intraprendere un percorso tanto crudele.

A cosa serve essere buoni se comunque non hai nessuno a cui dimostrarlo?


Le campane suonarono: macabre, cupe, frastornanti.

Un nuovo funerale era in prossimità dell'inizio e Orlando era consapevole che presto sarebbero arrivati da lui, nel suo mondo.

Aspettava con pazienza - molto altro da fare non lo aveva - l'arrivo della flotta in lacrime e si stava già preparando a fuggire lontano, dove poteva assaporare quella quiete che tanto faceva da perenne padrone al luogo.
Nonostante fosse costretto in quel perimetro e la sua unica compagna era la solitudine, continuava comunque a preferirla, rispetto all'orrido rito del funerale.
Buffo.
Stravagante.
Paradossale.
Nonostante potesse allontanare il silenzio e la desolazione per qualche ora, non immaginava nulla di più bello che starsene nel suo angolo di lapidi, il più lontano possibile da quei cuori infranti.
Buffo.
Stravagante.
Paradossale.

"Comunque è vero che vivono attraverso il vostro ricordo... Anche se io sono davvero morto con il mio decesso fisico..."

Buffo.
Stravagante.
Paradossale.
Come veramente lui avesse un cuore, un cuore vero con dei sentimenti buoni.

Buffo.
Stravagante.
Paradossale.

Ma mai come il ritorno di Ilaria.


^Nota del 09.08.2018
Sto partecipando al concorso Wattprosé di wttprose ^

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