Undicesima Parte

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Da un lato Ilaria si sentì euforica, parte di qualcosa di nuovo, di inaspettato e di intrigante, dall'altro, però, vedeva il volto scuro e cupo del ragazzo.

Un lieve sospiro uscì dalle labbra di Teodoro e Ilaria rimase in attesa di una sua parola, scrutando il suo volto lievemente pallido.

«Mia madre è morta due anni fa... ma non ho mai avuto il coraggio di andare a trovarla... all'inizio fu terribile: era tutto per me. Quando stavo male per qualsiasi cosa lei era lì, pronta a prendersi carico di tutta la mia debolezza...» Dovette fermarsi un secondo e riprendere fiato, percependo un nodo in gola.
Parlare di sua madre non era mai stato facile, neanche con la sua psicologa, figurarsi con una ragazza appena conosciuta.
«Avevo paura di venire qui...» riprese, «non volevo essere costretto a parlare con una misera foto, ma dopo ciò che mi era successo non potevo più rimandare... dovevo dirle addio una volta per tutte.»

Gli occhi di lui si puntarono in quelli di lei e una strana scarica attraversò il corpo di Ilaria, portandola a deglutire.

Cosa voleva dire con quelle parole?, si chiese la ragazza, immobile.

Aspettò qualche secondo, pensando riprendesse il racconto, ma uno strano silenzio si impadronì della situazione e Ilaria si rese conto che doveva dire qualcosa per alleggerire la situazione.

«Ho fatto un pompino al mio capo.»

Quel peccato celato nel suo cuore e nella sua anima per troppo tempo, fecero rabbrividire il ragazzo, che però si riscosse dal suo racconto e lanciò un'occhiata sconcertata alla sua interlocutrice.

Subito però cambiò espressione, rendendosi conto che non doveva essere una questione piacevole, data la faccia cupa e sconvolta che stava mostrando Ilaria.

«Cosa è successo?» chiese quindi lui.

Ilaria si portò dei ciuffi di capelli dietro le orecchie e si inumidì le labbra, percependo il battito cardiaco aumentare a dismisura: non ne voleva parlare.

«A te cosa è successo?»

Entrambi si fissarono per qualche secondo, senza sapere cosa fare.

Era diventato un gioco e neanche se n'erano resi conto.

Un segreto per un altro, ecco cos'era quello scambio verbale; ma perché?

Perché dovevano addentrarsi in luoghi così oscuri e privati della loro vita?

Era un gioco pericoloso.

«Ora dovrei andare» pronunciò Teodoro, alzandosi, ma tenendo lo sguardo fisso su di lei.

Ilaria deglutì e nella sua mente un "No" disperato si fece spazio, rendendosi conto che era stata una stupida a voler insistere tanto.

Ma non poteva certo trattenerlo, non poteva chiedergli di rimanere ancora, non dopo che avevano parlato una volta sola.

«Buona giornata.»

La ragazza si alzò e, prima di poter cambiare idea, si avviò verso la strada che l'avrebbe condotta a casa.

Teodoro rimase un secondo pietrificato dalla sua reazione così secca e distaccata. Dava davvero l'impressione che non gliene fregasse nulla, ma era davvero così?

«Ci vediamo!» urlò infine, mentre lei si allontanava, con uno strano sorriso a solcarle le labbra.

*

Il cimitero sembrava ancora più desolato senza Ilaria a fargli visita e anche l'animo di Orlando rispecchiava quel sentimento.

Sapeva che tutto il suo dolore era ingiustificato e stupido, ma non poteva fare a meno di sperare che la sua figura apparisse di nuovo, con le sue movenze che tanto lo facevano impazzire.

Eppure i giorni passavano e la sua speranza di poterla vedere si affievolivano sempre di più.

E non era neanche l'unico a stare così per lei.

Anche Teodoro, dopo quel pomeriggio strano in sua compagnia, era passato spesso al cimitero.

Era rimasto colpito da lei come era successo ad Orlando, solo che ancora non era pronto ad ammetterlo, non era pronto ad aprire il suo cuore, non era pronto a soffrire ancora.

Ma era stato inevitabile quando ogni giorno si presentava in quel luogo, anche mezz'ora prima della chiusura, e non la trovava mai.

Aveva detto che si sarebbero rivisti, ma lei non aveva risposto, non aveva idea di come potesse averla presa.

Mentre il povero Teodoro rifletteva su tutta la situazione di fronte alla tomba di sua madre, Orlando era alle sue spalle, con gli occhi che non gli si staccavano da dosso.

Aveva capito che c'era qualcosa che lo tormentava oltre la morte della donna e aveva il sospetto che si trattasse proprio di Ilaria.

"Piccolo bastardo!" pensò la presenza.

"Dove sei?" pensò Teodoro, mentre un sospiro gli lasciava le labbra.

La reale consapevolezza di non poter sapere cosa stesse effettivamente accadendo, faceva ad entrambi rivoltare lo stomaco, distruggendolo in mille pezzi.

L'estate andava verso la sua fine e anche se le temperature erano ancora calde, presto sarebbe arrivato il primo freddo e Teodoro sapeva bene che non sarebbe potuto uscire così spesso come gli era permesso nella bella stagione.

Il freddo non gli faceva bene, né al suo umore, né al suo fisico.

Dopo un ultimo sospiro, riuscì ad alzarsi – anche se a fatica – e salutare un'ultima volta la donna che gli aveva dato la vita e cercato di renderla il più bella possibile.

«Ti voglio bene» disse, prima di allontanarsi definitivamente.

Orlando colse l'occasione per avvicinarsi alla foto e osservare i tratti sorridenti e genuini della donna.
Denti bianchi erano contornati da labbra rosse e carnose, mentre fili color grano andavano a sfiorarle le guance arrossate dal sole che le stava alle spalle, baciandole la pelle abbronzata.
Era una donna decisamente molto bella.

Ma Orlando pensava e ripensava alla sua piccola Ilaria; ai suoi occhi pieni di malessere, al suo sorriso meraviglioso quanto mascherato, alle sue guance paffute e alla chioma scura che le ricadeva sulle spalle.

Pensava a quanto gli sarebbe piaciuto poterla toccare e stare con lei, ma una domanda che non si era mai posto venne improvvisamente a bussargli nella mente: lei sarebbe stata disposta a stare con lui?

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