Nona Parte

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Il tempo non era mai stato un problema per Orlando.

D'altronde non lo percepiva.

Giorno e notte per lui erano la medesima cosa, cambiava solamente tra luce e oscurità.
Di giorno vedeva semplicemente più persone aggirarsi nel suo regno.

Vedeva Ilaria.

Però, in quel lasso di tempo non l'andava più a trovare; o meglio: non andava più ad importunarla.

Dopo aver visto quel ragazzo, Nessuno, aggirarsi per il cimitero, aveva smesso di andare dalla ragazza - e ci aveva messo non poca buona volontà per riuscirci - pensando che forse era del tutto inutile, anzi: sicuramente non poteva essere di nessun aiuto.

Vederla piangere e disperarsi lo faceva solo sentire male e non potendo manifestarsi in nessun modo, sapeva che lui era solamente di troppo.

Non poteva fare a meno, però, di tenere sott'occhi quel ragazzino pelato che iniziava - verso fine luglio - a recarsi costantemente nel cimitero per trovare la madre.

Si poteva dire che fosse passato dall'osservare una giovane ragazza bisognosa di affetto, ad osservare un giovane ragazzo, bisognoso d'affetto.

Cambiava solo lo scopo.

Per lei lo faceva sentendosi parte della sua sofferenza, cercando di starle accanto; per lui era solo una questione di territorio: doveva assicurarsi che non si azzardasse a fare strane mosse verso Ilaria.

Sì, lo pedinava.

Quel giorno il sole splendeva rovente sulla città e il cimitero era piuttosto deserto: gli unici che andavano spesso erano gli anziani, ma con quel caldo come potevano resistere?

Ilaria era al suo solito posto, a prendersi tutti i raggi che quella giornata poteva offrirle, mentre Nessuno si aggirava di fronte al cancello con fare dubbioso.

Entrare o non entrare?

Questa era la domanda che occupava la sua mente.

Da una parte voleva andare a trovare sua madre, ma dall'altra non era del tutto in forze e temeva di potersi sentire male con tutto quel caldo.

Ma era giovane e forte, cosa c'era da preoccuparsi?

Entrò.

Orlando, come richiamato, gli fu subito accanto, squadrandolo dalla testa ai piedi.

Il ragazzo prese a camminare a passo lento, quasi incerto, mentre raggiungeva la sua destinazione.

Non parlava, si guardava solo attorno e Orlando desiderò sapere cosa gli poteva frullare nella mente, ma quello non lo avrebbe potuto sapere.

«Ho deciso, me ne vado!»

Le parole di Ilaria giunsero forti e chiare alle orecchie dei due maschi, che subito voltarono la testa nella sua direzione.

Era là, seduta a gambe incrociate sulla ghiaia, che guardava verso il cielo.

"Che succede?" pensarono entrambi, come fossero precisamente in sincronia.

Orlando fu il primo ad arrivarle accanto, cogliendo ogni particolare della sua espressione.

«Cosa hai deciso?»

Ilaria ebbe un sussulto e Orlando spalancò gli occhi.

Era davvero riuscito ad esternare con parole vere quello che stava pensando?

Era davvero riuscito ad avere un contatto con la realtà?

Ilaria volse il viso, ma non verso Orlando.

«Come?» chiese, stranita.

Nessuno stava a qualche metro da lei, con un timido sorriso a sfiorargli le labbra e mentre la gioia di Orlando andava miseramente in fumo, Ilaria si alzò dal suo posto, rivolgendo un'occhiata poco gradita al nuovo ospite.

«Ti ho sentita... per sbaglio...» 

L'imbarazzo calò su tutta la figura del ragazzo e Ilaria, che stava per rispondere in modo poco garbato, capì che forse, se lui era in quel posto desolato e ricco di solitudine, forse non era poi così diverso da lei e non era nessuno per trattarlo male.

Un sospiro fuoriuscì dalle labbra piene della ragazza e un lieve sorriso fece capolino subito dopo.

«Sì, ho preso una decisione importante per la mia vita e... niente... scusami se ho alzato la voce.»

Un sorriso più sincero si allargò sul volto della giovane e Orlando stentò a credere che davvero stava cercando di essere gentile con uno sconosciuto che aveva origliato ben due volte alle sue conversazioni.

Non si rendeva conto che egli stesso aveva origliato ben più di due volte.

«Oh, no, non devi scusarti, insomma...» Nessuno non era abituato ad essere in tale imbarazzo. Era sempre stato un ragazzo spigliato e solare, anche al loro primo incontro ci aveva provato; cosa gli succedeva? Forse temeva che lo avrebbe rifiutato ancora?
Non c'era più tempo per altri rifiuti.
«Che hai deciso, quindi?» continuò, cercando un argomento.

Ilaria si stupì che non si fosse allontanato dopo l'ultima volta, quello di cui invece non si stupì fu la sua curiosità: l'aveva già assaggiata.

«Fai sempre così con gli estranei?»

Una lieve risata seguì quelle parole e il giovane di fronte a lei non poté fare a meno di trovare quel suono così spontaneo e vero che gli fecero quasi male le orecchie quando la ragazza si zittì.

«Hem... no... cioè... prima no, ora sì.»

Non capiva nemmeno lui il motivo di tanta agitazione, ma cercò di rilassarsi, respirando regolarmente.

«E come mai prima non lo facevi?»

Una specie di ghigno sostituì il sorriso di Ilaria.

Stava facendo il suo gioco e voleva vedere se sarebbe riuscita a batterlo.

«Il destino mi ha messo di fronte a diversi problemi non proprio semplici» rispose lui con una tranquillità da lasciare la ragazza senza fiato.

«I problemi non sono mai semplici...»

«Vero, ma ci sono certe cose che puoi risolvere anche con difficoltà... altre che invece devi solo accettare...»

Ilaria si incupì, percependo una strana tristezza velata.

Deglutì e rimase fissa negli occhi di lui, cercando il significato di quelle parole così devastanti.

«Ad esempio?» azzardò lei, dopo qualche secondo di silenzio.

Nessuno sospirò e chinò il capo in avanti, avanzando di qualche passo verso di lei.

Quando si fermò e rialzò lo sguardo in quello di lei, si sentiva nell'aria che qualcosa era cambiato, che il loro innocente incontro in realtà nascondeva molto di più; molte più sofferenze e molti più problemi.

«La morte.»

Fantasmi del PassatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora