Quindicesima Parte

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Ogni suono, ogni movimento, ogni respiro si era acquietato con le parole pronunciate dal ragazzo.

Ilaria riusciva a sentire solo il proprio cuore battere senza sosta e il respiro incastrarsi nel petto, come se volesse scomparire e rimanere nel suo corpo, al sicuro.

Il flusso dei suoi pensieri si era immobilizzato ed era in grado solo di puntare le iridi scure sul profilo di Teo, che stava fissando un punto di fronte a sé, troppo provato per le parole appena pronunciate.

Perfino Orlando aveva dimenticato di essere riuscito nell'impresa di farsi sentire dai vivi, da quanto quell'affermazione lo aveva lasciato senza via di fuga.

Nella sua invisibilità, nel suo essere fuori da tutto quel mondo, non poteva fuggire da una questione così profondamente disturbante e che in qualche modo aveva toccato un punto debole di un suo ipotetico cuore.

Tutto continuava a tacere e Teo iniziò a percepire il peso di quella confessione tanto grande; era un segreto che si teneva dentro praticamente da quando lo aveva scoperto.

Nessuno dei suoi presunti amici e la sua stupida fidanzata lo sapevano; si era ritirato da scuola e tutti pensarono che fosse causato dalla morte della madre. In parte era vero, ma si tenne per sé il piccolo particolare che avrebbe dovuto seguire delle cure in ospedale per la sua malattia.

L'avevano scoperta a uno stadio non ancora avanzato, ma sapeva bene anche lui che non c'era nessuna via di scampo.
Sua madre era morta di leucemia e lui avrebbe fatto la sua stessa fine.

In fondo non ne era neanche fin troppo dispiaciuto: avrebbe potuto ammirare di nuovo il volto sorridente e spensierato della madre, sempre che ci fosse stato un dopo.

«No...»

Il sussurro di Ilaria sembrò il grido più assordante che potesse sentirsi; entrambi portarono l'attenzione sul viso paonazzo della ragazza, che cercava malamente di trattenere le lacrime.

Gli occhi erano ormai sfocati e quando arrivarono al limite, gocce pesanti di tristezza nascosta le caddero sul volto, facendola sembrare un'anima innocente immersa in un dolore straziante.

Ed era proprio così che si sentiva, ma non per lei.

Quella rivelazione l'aveva sconvolta più del dovuto e la consapevolezza del perché non avesse neanche un pelo sul viso, la fece sentire tremendamente sciocca.

Doveva immaginarselo, doveva capire che qualcosa non andava, e invece era troppo concentrata su se stessa e sui problemi futili che affliggevano la sua inutile vita.

Teo la guardava spaesato, non capendo quella reazione così esagerata; d'altronde era pur sempre lui ad essere malato, non lei.
Che potesse importarle così tanto?
Eppure si conoscevano appena.

Il ragazzo evitò di guardarla nella sua debolezza, continuando a chiedersi perché fosse stato così stupido da rivelarle quello che c'era davvero nella sua vita.

Perché aveva scelto proprio lei?
Perché ai suoi amici no e a lei sì?
E perché non smetteva di piangere come se davvero la facesse soffrire?

Tutti quei pensieri lo portarono a ricordare tempi lontani, in cui tutto nella sua vita sembrava andare per il verso giusto, dove il dolore non sapeva neanche cosa volesse dire.

Un velo di lacrime gli appannò la vista e fu allora che si decise a incontrare gli occhi tristi di Ilaria che ancora erano fermi sul suo corpo.

Il tempo sembrava essersi fermato e loro due che continuavano a scavare dentro l'animo dell'altro, parevano come imprigionati da una strana connessione.

Non potevano più staccarsi, non erano più in grado di liberarsi dell'altro: erano stati fin troppo ingenui a credere di potersi confidare e andar avanti come se nulla fosse.

Ilaria si sentiva come le avessero lacerato i polmoni; tratteneva i singhiozzi e il magone che le si era formato con una tale intensità da sentirsi logorare internamente.

Non voleva che lui pensasse che gli facesse pena, perché non era così.

Si sentiva solo una merda per non aver immaginato un simile male.

Ma come poteva una creatura tanto bella portarsi dentro quell'oscurità mortale?

Il respiro della ragazza era sconnesso, affrettato, disperato. Sentiva il bisogno di dimostrargli affetto, che qualcuno gli sarebbe stato accanto, anche se quel qualcuno era una sconosciuta.

I loro sguardi si incatenarono e niente fu più in grado di occupare la loro mente se non il colore delle rispettive iridi; quegli specchi d'anima che inviavano segnali di chiaro bisogno d'aiuto.

Le loro parti più intime erano state svelate e non c'era possibilità di tornare indietro.

Ma loro avrebbero davvero voluto tornare indietro?

Teo sbarrò gli occhi quando Ilaria gli circondò il collo con le braccia.

Dopo tanto tempo stava sentendo nuovamente il calore umano, di un abbraccio che sapeva darti tutto quello che sembrava mancarti.

Gli stava dando sostegno.

Le mani di lui si appoggiarono impacciate sulla schiena di lei, per poi chiudere gli occhi e lasciarsi andare a quel contatto così strano, ma tanto piacevole.

Ilaria non si era resa conto di aver superato quella sottile barriera che manteneva i rapporti distanti, privati.

Non si era resa conto che piano piano stava abbattendo il muro che lui si era creato con il tempo.

Non si era resa conto che stava permettendo a un estraneo di guardare le sue debolezze che aveva sempre tenuto nascosto perfino alla sua famiglia.

Non si era resa conto che stava facendo un azzardo.

Non si erano resi conto che non potevano più rimanere solamente estranei.

Orlando, invece, se n'era reso conto eccome; aveva capito che quell'abbraccio non era solo un dono che la ragazza voleva fare, non era solo una circostanza imbarazzante che si deve riempire con qualcosa.

No, non era niente di ciò.

Ed era davvero buffo come solo quell'anima invisibile fosse riuscita a percepirlo, mentre quei due esseri umani, immersi nel loro scambio intimo, non ne avessero colto neanche un briciolo.

Avrebbero continuato a far finta di essere sconosciuti, probabilmente.

Probabilmente.

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