10. ʟᴇᴛ's ɢᴏ ᴘᴀʀᴛʏ!

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Passò più di un'ora prima che Charlotte scendesse da camera sua. Si era solo cambiata, aveva fatto la doccia ancora in spogliatoio, e aveva indossato degli abiti belli, quelli che usava sempre ad uscire.
Stava per andare in discoteca, non poteva certo tenere la tuta della squadra. Indossò il cappotto nero che copriva l'abbigliamento anch'esso nero e arrivò alla porta.

«Dove diavolo vai a quest'ora?» chiese Will fermandola sull'uscio.

Ella si voltò.
«Esco con le ragazze. Ma di' pure che è un incontro di squadra.» disse, e la frecciatina ai suoi sembrò turbare il fratello che non fiatò mente la mora uscì sbattendo la porta dietro di sè.

Impiegò dieci minuti a raggiungere il Club, laddove vide  alcune ragazze. Sorrise: senza dubbio erano le sue compagne.

«Buonasera bellezze!» esclamò giungendo presso di loro.

«Ma che cazzo è che sei tornata due ore fa da Napoli e ora sei qui? Tu sei pazza!» esclamò Gaia Caiazzo.

«Non ho manco cenato.» fece, accennando un sorriso per mascherare quell'insicurezza che avrebbe provato a rimanere a casa un secondo di più.

«Ti abbiamo vista, sei una forza della natura! Con che potenza ti sei procurata quel rigore.» fece ammirata Dalila Ippolito. Diversamente da come si sentiva in ogni qualsiasi altro posto e con qualsiasi altra persona, cioè totalmente incompresa, con le sue amiche, finalmente, si sentì apprezzata.

«Basta complimenti, entriamo e pensiamo a festeggiare questo esordio. Offro io, ma non approfittatene!» anticipò Charlotte, prima di vedere anche Kristin Carrer arrivare e chiudere il gruppo di ragazze della squadra libere quella sera.
Non erano tutte, ma una decina abbondante. Meglio di niente.

Entrarono nel locale e si avvicinarono subito al banco per prendere da bere.

«Prendete quello che volete, ma non ubriacatevi che non vi voglio sulla coscienza!» esclamò sorridendo Charlotte, prima di ordinare uno shot per sè.
Voltò le spalle al bancone e con circospezione fece passare lo sguardo sulle persone, cercando di vedere le facce di quella sera.

Sentì le sue amiche ridere e si girò, giusto in tempo per vederle indicare un gruppo di ragazzi mentre prendevano i bicchieri di ciò che avevano ordinato.

«Charlie, ci vieni in pista? Dobbiamo celebrarti!» esclamò Valentina Soggiu.

La ragazza fece spallucce.
«Ho le gambe stanche, non ho voglio. Sto qui un po', tranquille.» disse, allungando il braccio per prendere il suo drink sul bancone.

Si sedette su uno degli sgabelli e ingurgitò la bevanda tutto d'un fiato.
Appoggiò il bicchierino sul bancone e sospirò. Lanciò uno sguardo ad un barman, che capendo subito glielo riempì di nuovo.
Si sentiva frustrata e tremendamente egoista: che poi, si poteva davvero definire egoismo il voler realizzare un sogno a costo di andare contro a quello che dicono tutti gli altri?
Sbuffò e ingurgitò di nuovo, poi spinse leggermente il bicchiere verso il bancone laddove un barman biondo vestito di nero, non lo stesso di prima, stava guardando il telefono in quell'attimo di tranquillità.

Sentendo il rumore del vetro scorrere sul banco di legno, alzò gli occhi e rimise in tasca il cellulare.

«Un altro margarita.» disse.

Il ragazzo sorrise e iniziò a preparare il drink.
Charlotte conosceva quel sorriso, lo vedeva spesso quando andava in discoteca: era il classico indizio dell'"adesso inizio a flirtare".
E così si rivelò, dato che il biondo attaccò bottone:
«Perchè così pesante, bellezza? Problemi con il ragazzo?»

Charlotte poggiò entrambe le mani sul bancone e si guardò le unghie.
«Nessun problema con nessun ragazzo, anche se non credo siano affari tuoi.»

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora