19. ʀᴇsɪʟɪᴇɴᴄᴇ

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Era sera. Non una qualunque, ma la sera.
Charlotte era in spogliatoio con gli AirPods nelle orecchie, nei quali una musica energica le dava la carica necessaria prima della partita.

Avevano appena finito il riscaldamento e stava cambiandosi: sopra al top sportivo e alla maglia termica infilò la divisa da gara, quella sera di un blu scuro con lo stemma a stelle e strisce.

Mister Harvey battè le mani per attirare l'attenzione delle sue atlete. Charlotte si tolse gli auricolari.
«Ricordatevi gli schemi che abbiamo provato stamattina. Giocate come sapete fare, non fatevi intimorire se dovesse mettersi male e mostrate il vostro calcio, segnate, vincete, per voi più che per altri, perchè in seguito a tutti gli sforzi che avete fatto, ve lo meritate.»

Le ragazze fecero un urlo all'unisono per caricarsi l'una con l'altra, quindi scesero in campo.
La mora provò per la prima volta la sensazione di giocare una finale mentre si schierò a fianco delle compagne. Sentiva il peso dell'attacco su di sè, sulla numero 9, che in mancanza del numero 10 era quella più cercata dalla squadra.

Subito dopo che la capitana statunitense Chloe Taylor ebbe deciso in che campo stare, osservò la punta Helen Bourne mettersi sul cerchio di centrocampo, mentre lei si sistemò, insieme all'amica trequartista Tracy White, a sostegno della prima punta.

Cominciò la partita.
Charlotte si limitò ad osservare e seguire il gioco delle sue compagne nel reparto arretrato, che cercavano spazi per poter innescare Helen o le giocate di Tracy e della stessa Charlie.

La partita si sbloccò verso la fine del primo tempo, quando uno sbaglio difensivo americano mandò in gol il Brasile.

Rientrarono in spogliatoio in preda alla rabbia. L'allenatrice non riuscì nemmeno a parlare, al posto suo lo fece la capitana Chloe:
«Il settore femminile statunitense è in sviluppo, la nazionale maggiore ha vinto i Mondiali e noi siamo le loro eredi. Dobbiamo sudare su questa maglia, dare tutte noi stesse e anche se questa è una coppa che non conta molto, dobbiamo farla contare, perchè è una fottuta finale e le finali sono fatte per essere vinte. Usciamo da questo dannato spogliatoio e andiamo a fare quello che sappiamo fare: segnare, segnare, segnare!»

Il grido che si plasmò sembrò quasi far tremare le pareti.

Uscirono e ripresero a giocare: sembravano una squadra totalmente diversa, tenevano palla e non c'era verso di strappargliela via.
Essendo la numero nove, Charlotte era quella più cercata dalle compagne, ma puntualmente non si trovava mai in buona posizione per calciare e le toccava servire Helen, che però non riusciva a segnare, o scaricare sulle compagne indietro.

A poco dalla fine, quando ormai sembravano condannate a perdere la partita nonostante avessero vinto ampiamente sul piano tattico, un ottimo filtrante di Tracy trovò la compagna di reparto Charlotte, che di prima intenzione senza nemmeno ragionare la buttò in mezzo all'area, dove Helen non poté sbagliare.

Le ragazze esultarono singolarmente, e Helen ringraziò con un gesto Charlotte, riprendendo palla e correndo a centrocampo per ricominciare a giocare senza perdere tempo.
Erano pari e mancavano pochi minuti.

Tuttavia, sarebbero andati bene anche i supplementari: ormai, sul piano tattico stavano dominando, e le possibilità di vincerla erano in continua crescita.

Terminarono i novanta minuti: tempo di sciacquarsi la bocca ed erano già pronte a riprendere.
Dopo poco dall'inizio del primo tempo supplementare, Harvey decise che era il momento giusto per assestare il colpo di grazia: sostituì una centrocampista con un'altra trequartista, aumentando il carico nel reparto offensivo.

Era ovvio che la scaltra allenatrice voleva evitare i rigori.

Il tempo passava, e alla fine dei primi quindici minuti la neoentrata passò a Charlotte, che decise di fare da sola: era stanca di aspettare le intuizioni delle compagne, non a caso aveva sulle spalle il numero nove, no?
Ne scartò due, e al limite dell'area calciò un siluro che prese l'angolo alto alla sinistra del portiere.

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora