6. ᴛᴀᴄᴛɪᴄᴀʟ

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«Testa, testa, testa. Non dovete fare per forza di prima, stoppate e pensate a come impostare. Metteteci la testa, non l'istinto: a volte può essere meglio l'istinto, ma la testa è sempre efficace.»

Charlotte stava facendo allenamento nella fredda mattinata di Vinovo.
Era la partitella finale e mister Piccini l'aveva messa sulla fascia, ruolo che ricopriva solitamente a partita in corso, intercambiandosi con un centrocampista puramente tattico.

«Chiamala!» urlò ancora la mister, rivolta ad un membro della squadra che in quel momento stava attaccando.

«Vai, vai, recupera!» esclamò Charlotte rivolta a Sara Caiazzo, che mise il piede riprendendosi possesso palla per poi passarla all'americana.
Ella si lanciò sulla fascia destra guardando dentro l'area per decidere se pensare all'azione personale o crossarla. Vide solo due compagne in area quindi si accentrò.

«Scaricala, Charlie!» le gridò Piccini, ma lei ormai era a metà della sua opera personale e dopo aver scartato il difensore tirò da poco fuori dall'area di rigore, mandandola alta.

«Devi lasciarla, Charlie! - la rimproverò - Va bene il tentativo, ma questi sbagli in Prima Squadra non si perdonano!»

Charlotte, con il fiatone, scosse il capo, prima che l'allenatrice dichiarasse la fine della partitella.
Sbuffò, arrabbiata con sé stessa per non aver concluso niente e si sfogò tirando un violento calcio alla palla che il portiere stava facendo rotolare verso il bordocampo, mandandola in rete con un tonfo.

Si incamminò poi per andarla a riprendere: per quale motivo avrebbero dovuto convocarla in Prima Squadra se non riusciva a mandarla in porta in una partitella d'allenamento?

Quando si avviò verso lo spogliatoio con il pallone sottobraccio, vide Silvia Piccini ferma ad aspettarla.
Sapeva che sarebbe arrivata la ramanzina.

«Io lo so come sei, Charlie. Lo sa anche il coach Guarino, vuole convocarti ancora. Ma non puoi fare così, devi essere altruista e passarla a chi è più bravo di te o a chi è posizionato meglio. Il calcio è un gioco di squadra, Charlie: l'egoismo non è ammesso.»

«Sissignora.» mormorò lei a testa bassa.

«Bene. Lasciami la palla e vai. Metterò la solita buona parola a Rita, ma tu devi essere meno egoista.» disse, per poi congedarla.

Mentre tornò a casa mezz'ora dopo circa, diede a Francesco la fotocopia dell'autografo di Ronaldo.

«Ce l'hai fatta davvero! Ti adoro.»

«È sul copione. Mi è rimasto quello e anche il maglione di Natale.» disse alzando le sopracciglia con fare soddisfatto.

«Degli uccellini mi dicono che tu ti sia divertita a fare quel progetto delle clip.»

«Parli con gli uccellini? Penso di dovermi preoccupare della tua salute. - commentò, mettendo le mani dietro la nuca - Comunque sì, diciamo che è stato figo.»

«Pare tu abbia conosciuto anche calciatori fighi.» aggiunse lui.

Francesco era omosessuale, e ogni volta che vedeva Charlotte egli sperava di parlare di ragazzi, mentre a lei non gliene poteva fregare di meno.
Aveva il calcio per la testa, i ragazzi sarebbero stati distrazioni e l'avrebbero distolta dal suo obiettivo.

«Gli uccellini ti hanno detto anche questo? Non si fanno mai i cazzi loro. - borbottò - Ho parlato solo con qualcuno.»

«Sto aspettando un elenco dettagliato.»

«Non ti dirò i dettagli che vuoi sapere semplicemente perchè io non li ho notati dato che non m'interessano. - lo mise in guardia, sapendo dove lui volesse andare a parare - Ho parlato con Carlo, Juan, Aaron - a dire il vero, non mi ha proprio parlato, ma...»

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Where stories live. Discover now