11. ʜɪᴅᴅᴇɴ sɪᴅᴇ

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Weston stava guidando silenziosamente. Ogni tanto lanciava uno sguardo a Charlotte, che si era tranquillizzata e aveva il capo appoggiato al finestrino, gli occhi chiusi.
Era quasi certo che non dormisse, ma che fosse in stato di semicoscienza.

Arrivò a casa sua e parcheggiò nel viale che precedeva il portico e l'ingresso della sua villetta. Spense il motore, quindi voltò il capo verso la giovane.
«Charlie? Siamo arrivati.» sussurrò.

La ragazza non rispose subito, poi però strizzò gli occhi e li aprì leggermente, portandosi le mani su di essi per strofinarseli: okay, si era sbagliato, Charlotte si era addormentata davvero.
E, in effetti, pareva pure messa meglio rispetto a prima. Quel breve riposo le aveva fatto smaltire un po' la sbornia, o forse era il fatto che avesse vomitato già tutto nel locale e quindi si stesse già rimettendo.

«Dove siamo?» domandò piano, slacciando la cintura e guardandosi intorno, rendendosi conto che quello non era affatto il giardino di casa propria.

«A casa mia. Stai da me stanotte.» fece, pensando si ricordasse quel che era accaduto prima che iniziasse a dormire.

La ragazza scattò a sedere.
«Come? Pensavo mi portassi a casa mia. Cosa penseranno i miei se non torno?» chiese, prima di realizzare che, in realtà, con i suoi ci aveva litigato giusto prima di uscire, e che anzi l'azione stessa dell'uscire a far serata fosse stato un pretesto per lasciare casa e dimenticare la discussione con i genitori.

«Scrivi loro un messaggio.» propose lui.

Fu allora che Charlotte si convinse, aprendo la portiera e scendendo per seguire il texano all'interno della casa.
A Charlotte si presentò un grande salone e una scalinata che portava al piano superiore. Solo a primo impatto sembrava una casa enorme.
Si chiese perché le persone ricche avessero tutte quelle manie di grandezza.

«Ho due camere, - parlò Weston, strappandola ai pensieri - perciò ti mostro dove puoi stare.»

«Buona idea, anche perchè con te non ci dormirei.» commentò la ragazza.

Mentre imboccò la tromba delle scale per illustrare il piano superiore, sorrise, un po' perchè voleva dire che Charlotte era tornata ad una pseudo normalità dopo lo stato in cui si trovava, e un po' perchè gli sarebbe piaciuto scommetterci, dato che solo una mezz'ora prima la stessa ragazza, ovviamente con un briciolo di lucidità in meno, gli aveva apertamente chiesto di baciarla.

Tuttavia il ragazzo rimase zitto e salì le scale, poi aprì la porta di una camera da letto, facendo cenno a Charlotte di guardarci all'interno.

«Questa è la camera degli ospiti, ma ultimamente ho qui poca gente. - le spiegò - La mia è questa qui a fianco, e lì c'è il bagno. - indicò la porta di fronte - Se devi vomitare vodka o altre porcherie ti chiedo di farlo in bagno e non nel letto, grazie.»

Charlotte non fece commenti riguardo la stanza, però si voltò verso il riccio e gli domandò:
«Per caso hai un paio di pantaloni da prestarmi?»

Weston alzò le sopracciglia e spostò lo sguardo su di lei.
«Come? Io trovo che quella gonna corta ti stia una favola, e forse è stato un peccato il fatto che non ci abbia fatto caso prima, altrimenti...»

«Weston McKennie.» lo interruppe lei glacialmente, lanciandogli un'occhiataccia che gli fece dimenticare cosa stesse dicendo.

«...ti porto un paio di pantaloni di quando stavo allo Schalke, possono andare?» concluse con un sorrisetto angelico, al quale Charlotte rimase impassibilmente seria.

E mentre si allontanò da lei per andare alla porta di camera sua per poterle prendere i pantaloni, la sentì dire:
«La prossima volta che fai un commento simile ti ritrovi senza testicoli.»

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Where stories live. Discover now