12. ғɪxᴇᴅ ᴘᴏɪɴᴛ

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Il giorno seguente, Charlotte si svegliò con la testa pesante. D'improvviso, si ricordò di essere a casa di Weston e di essere reduce da una lieve sbronza.
Si girò sul fianco e mi mise il cuscino sulla testa.
Non aveva voglia di alzarsi, tanto meno di andare a casa e iniziare magari un'altra discussione.

«Shit! Are you kidding me?! Fuck off!»

All'udito della ragazza giunsero insulti e imprecazioni in inglese statunitense, e anche un rumore di qualcosa di rotto, il tutto ovattato dal cuscino che le copriva le orecchie.
Accennò un sorriso, prima di girarsi di nuovo e decidersi ad alzarsi.
Mentre scese le scale, sentì chiaramente la voce di Weston continuare a borbottare:
«I'm using this fucking guide, you idiot.»

Charlotte arrivò nel salone.
«Uhm, buongiorno anche a te.» esordì, prima che Weston si voltasse di scatto.

«Scusa, ti ho svegliato io?»

«Non saprei, da quanto tempo stai strepitando in texano? - fece lei, prima di avvicinarsi un po' - Che cosa hai rotto, oltre che le palle per urlare di domenica mattina?»

«Stavo cercando di preparare la colazione seguendo la ricetta, ma non riuscivo a rompere le uova sulla ciotola... ho picchiato forte e la ciotola si è ribaltata, è caduta, si è rotta e vabbè, si è rotto anche l'uovo.»

«Direi che non fa una piega. - commentò Charlotte - Senti, io ti ho già disturbato fin troppo, perciò ora torno a casa.»

Il ragazzo si voltò a guardarla.
«Come? Io non riesco a guidare a digiuno.» fece guardandola perplesso, come chiedendosi come lei facesse a non aver accennato a mangiare: la prima cosa che faceva Weston appena sveglio era fare colazione.

«Ma non intendevo andare in macchina. Vado a piedi, ti ripeto, ti ho già arrecato abbastanza disturbo.» chiarì lei.

«Oh. È un po' di strada, sicura di non collassare in mezzo alla careggiata, rigurgitare le schifezze che hai bevuto ieri e farmi sentire in colpa?»

Charlotte sorrise, e nonostante l'aria stravolta a Weston sembrava che quel sorriso fosse sincero e poco abituato ad essere mostrato agli altri.

«Mi sottovaluti, american boy. - commentò lei - Ti lascio i pantaloni e poi vado.»

Salì le scale in fretta e poco dopo tornò al piano di sotto con addosso la gonna che aveva la sera prima.
«Li ho lasciati sul letto, ti ringrazio ancora.» disse avvicinandosi alla cucina dove si trovava lui.

Weston si voltò lasciando sul piano di lavoro la confezione di farina che aveva in mano.
Si girò e incollo gli occhi su di lei guardandola da capo a piedi per poi soffermarsi sulla gonna che indossava, alla quale già la sera precedente aveva riservato qualche commento.
Allargò leggermente le braccia e alzò le sopracciglia.

«Beh, e io ringrazio te.» fece, prima di sorridere per un'occhiataccia di lei.

«Smettila! - esclamò ridendo e dandogli uno schiaffetto sulla spalla - Ti ho già minacciato, devo rifarlo?»

«Che c'è? Non ti piacciono i complimenti?» domandò divertito.

«No, se i complimenti sono perversi.» precisò lei.

«Okay, hai ragione, scusami. Quando giochi la prossima?» chiese poi Weston prima di rimettere le mani in pasta.
Charlotte continuò a chiedersi cosa stesse facendo e soprattutto se quello che ne sarebbe saltato fuori fosse stato commestibile.

«Non so, dipende se sono con l'Under 19 o con la Prima Squadra. Domani torno ad allenarmi.»

«Prima o poi ci vediamo ancora, va bene?»

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon