25. sʜᴇ ғᴏᴜɴᴅ ᴀ ғʀɪᴇɴᴅ...

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Charlotte aveva fatto l'ennesima partita a grandi livelli.
Ormai convocata fissa in prima squadra, aveva giocato contro l'Hellas Verona e aveva siglato due delle quattro reti che avevano decretato la vittoria finale.

In quel match aveva buttato dentro tutte le emozioni negative provate nelle ultime ore trasformandole in adrenalina positiva da usare per fare numeri, passaggi buoni e conclusioni in porta eccellenti.
Infatti, Julian era ormai un ospite gradito dai suoi genitori, ma lo stesso non si poteva dire di Charlotte stessa e di William.
Il fratello, infatti, prendeva spesso le difese della giovane calciatrice, specie perché si metteva nei suoi panni molto più dei genitori e sapeva quindi tutto ciò che era successo tra lei e l'inglese.
E, forse, il povero Will ce l'aveva con il ragazzo per il fatto che aveva colonizzato la sua stanza, e lui era stato costretto a dormire sul divano.

In quel tardo sabato pomeriggio, dopo la partita all'ora di pranzo a cui aveva voluto assistere anche Julian nonostante Charlotte non ne fosse proprio entusiata, la ragazza non sapeva come far passare il tempo, visto che con il suo ex non ci sarebbe stata neanche morta e Weston era a Napoli. Anzi, forse stavano giocando in quel momento.

Decise di chiamare la persona che, sapeva, ci sarebbe sempre stata: Kristin.

«Possiamo trovarci in Piazza San Carlo tra una mezz'ora?» domandò in un audio, che lei ascoltò subito per poi risponderle con un'altra nota vocale, che così diceva:
«Sì, nessun problema davvero, ma va tutto bene? Perchè oggi non hai detto niente alla partita.»

Rispose un veloce 'no, poi ti spiego', prima di salire in camera sua e cambiarsi per uscire.
Si rifugiò in una grande felpa che Weston le aveva prestato durante un loro pomeriggio insieme - e che lei accidentalmente non le aveva più restituito - e in un paio di jeans a vita alta.

Scese e annunciò a gran voce:
«Esco con Kristin.»

Dal salotto sbucò Julian, che ormai si era adattato alla grande alla temporanea abitazione, chiese:
«Vuoi che ti accompagni?»

Lei sfoderò uno di quei suoi sorrisi falsissimi.
«Guarda, anche no.» sentenziò, uscendo senza aspettare una qualunque altra replica sua o di altri suoi famigliari.

Si incamminò verso la piazza principale di Torino, tormentandosi le unghie. Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, dire non solo di non sopportare più il suo ex ma che aveva in testa ormai un nuovo ragazzo, molto più simpatico, intelligente, sincero e gentile di Julian.
Un ragazzo che la accettava così com'era, nonostante i suoi numerosissimi difetti, al quale avrebbe dovuto riferire, però, dello stesso Jules: in quel momento, Weston e Charlotte erano solo amici, ma si erano giurati fedeltà e sincerità, e la giovane non poteva venire meno a quel patto che per lei contava tantissimo.

Avrebbe accolto qualsiasi relazione si sarebbe via via sviluppata con Weston, ma prima di tutto gli doveva confessare che il suo ex avrebbe passato tre giorni in casa sua, dove era venuto da Manchester solo per lei, il suo compleanno, perchè la amava ancora.
Lo stesso non valeva per lei, ma le sarebbe piaciuto vedersi a spiegarlo al texano senza discutere.

Giunse in piazza San Carlo e individuò Kristin, arrivata probabilmente da poco, o almeno così sperò Charlotte: non avrebbe voluto farla attendere per i suoi complessi mentali.
Tuttavia, lei non sembrò disturbata dal suo leggero ritardo, anzi pareva turbata dall'incontro stesso, dato che Charlie non era proprio il soggetto che andava a raccontare i suoi problemi a destra e a manca.

«Ciao. - salutò la giovane centrocampista - Vuoi che ci sediamo?»

Charlotte annuì, incamminandosi al fianco dell'amica verso il bar per prendere un tavolino all'aperto.
Si limitarono a prendere un caffè, e quando la cameriera se ne fu andata l'americana svuotò il sacco.
Alla Carrer disse ogni cosa: le parlò di Julian, del loro rapporto in Inghilterra e di com'era finita fino a giungere al suo arrivo del giorno prima, lì a casa sua, per il compleanno; le raccontò di Weston, di quanto si trovasse bene con lui senza però capire bene cosa volesse, se una semplice amicizia o qualcosa di più impegnativo, e del fatto che avrebbe dovuto parlargli del suo ex ma così facendo aveva paura di perderlo.

Mai si era esposta così tanto, Kristin lo sapeva, ma allo stesso tempo era felice che si fosse confidata con lei: voleva dire, allora, che si fidava di lei e che la loro amicizia era preziosa.
Anche Charlotte si ritrovò a pensare che solo alla ragazza che aveva di fronte in quel momento - e forse a Weston un paio di volte - si era manifestata davvero in tutte le sue preoccupazioni, solo a lei - e a volte a lui - aveva parlato con il cuore in mano quasi alla ricerca di aiuto.
Era felice di poter contare su qualcuno.

«Devi dirlo a Weston, appena torna. È importante che lo sappia.» le consigliò Kristin alla fine della chiacchierata.

«Grazie, davvero. Non sapevo più cosa fare, cosa pensare, dopo l'arrivo di Jules. Ah, a proposito: ti ho detto che do una festa all'Hollywood Club Prive lunedì sera? Per il mio compleanno.»

Kristin alzò gli occhi al cielo e sorrise.
«Sì, sai, ce lo dici ogni giorno in spogliatoio almeno da fine gennaio.» commentò.

«Sia mai che vi dimentichiate!» esclamò a mo' di scusante Charlotte. Sapeva, tuttavia, che la sua squadra non l'avrebbe lasciata sola nel suo giorno.

«Ci sarà anche Julian? E Weston?» chiese la centrocampista.

La mora fece spallucce.
«In verità speravo di sfuggire da Julian, ma ora che i miei insistono penso che verrà anche lui. E Wes... se vuole passare, è il benvenuto. Non lo obbligo di certo.»

La Carrer sorrise saccente.
«Se tiene così tanto a te come mi è parso di capire, non mancherà, proprio no.» le confidò, vedendo l'amica fare un sorriso imbarazzato.
Non l'aveva mai vista così, doveva ammetterlo, e la cosa la incuriosiva: da quando era arrivata, Charlotte si era sempre manifestata come la campionessa in campo e l'uragano fuori, pronto a radere al suolo ogni cosa al primo accenno di rabbia o problemi famigliari.
Poi era arrivato Weston, e Kristin aveva potuto notare che, da quando l'aveva conosciuto, qualcosa in lei era mutato. Era ancora quella di sempre, ma le era parso che fosse un po' più... sè stessa.

«Scusami se ti ho disturbato, ora devo andare a casa, i miei saranno furiosi, tanto per cambiare.» borbottò Charlotte alzandosi dal tavolo e lasciando i soldi del caffè sul tavolino. Kristin la imitò e lasciarono il bar.

«Figurati, è stato un piacere ascoltarti ed aiutarti. Allora, lunedì mattina allenamento? Possiamo riempirti di coppini per i tuoi vent'anni?» scherzò l'altra, suscitando un risolino in Charlotte.

«Guarda, se volete evitare, gli anni li compio lo stesso.»

Attraversarono la piazza, poi presero direzioni diverse.
E tornando a casa, Charlotte si rese conto della fortuna di avere Kristin come amica. Non solo era una ragazza che sapeva dare consigli, ma era una persona che sapeva ascoltare, ed era la cosa più importante di tutte.

Tornò a casa, si preparò per la cena in seguito alla quale cercò il risultato di Napoli-Juventus. Dopo aver visto che i bianconeri avevano perso 1-0, pensò che in tarda serata i ragazzi sarebbero approdati a Torino, e avrebbero avuto la domenica libera.
Pensò che non avrebbe disturbato Weston solo per dirle del suo ex, ma gli avrebbe scritto di passare alla sua festa, se gli avesse fatto piacere.
Lì, gli avrebbe spiegato ogni cosa.

Sono in leggero ritardo, ma non vi ho lasciati senza capitolo! Come potete vedere, ho lasciato spazio all'amicizia tra Charlotte e Kristin, lasciata da parte negli ultimi tempi e forse un po' sottovalutata.
Cosa ne pensate di queste due ragazze? E la festa di compleanno in arrivo, che sorprese ci riserverà?
Alla prossima!!♥️

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Where stories live. Discover now