28. ᴛʜɪs ɪs ᴍʏ ʜᴏᴍᴇ

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Il centro sportivo era miseramente vuoto.
L'Under 23 maschile era fuori sede per una partita in trasferta, le altre giovanili non si allenavano al mattino considerato gli impegni scolastici, e quindi vi era solo la Primavera Femminile.

In ogni caso, le ragazze erano in spogliatoio, ma quando Charlotte varcò il cancello e vi si incamminò per cambiarsi, vide un uomo brizzolato in giacca, cravatta e pantaloni eleganti sostare vicino all'entrata del centro sportivo, proprio davanti alla porta a vetri.
Lo individuò come Stefano Braghin, il responsabile dell'area tecnica del settore femminile, il più grande promotore del progetto Juventus Women.

Charlotte lo aveva visto solo in fotografia o nelle interviste rilasciate a Juventus TV, ma mai così da vicino, e specie non che volesse parlare con lei. Per questo lo guardò confusa, e quando egli vide che lei aveva gettato lo sguardo su di lui, alzò un braccio facendole cenno di raggiungerlo.

«Signorina Jones! È lei la signorina Jones, vero?» domandò l'uomo quando lei l'ebbe raggiunto.

Charlotte annuì perplessa.
«Sì, signore. Buongiorno.» esordì, sistemandosi sulla spalla la cinghia del borsone.

Lui annuì, allungandole la mano per poi ritirarla immediatamente. Charlotte dapprima pensò che fosse matto, poi invece realizzò che fosse solo di fretta.

«Sono Stefano Braghin, Head of Juventus Women. Prego, seguimi dentro, ho bisogno di un colloquio con te.» disse, spostandosi dalla porta per sollecitarla ad entrare.

«Ma adesso? - domandò lei - Ora ho allenamento.»

L'uomo non rispose, facendole capire che era il caso di obbedire. La ragazza, allora, alzò le sopracciglia ed entrò, reprimendo uno sbuffo stizzito: non aveva tempo per le chiacchiere formali, aveva un allenamento da svolgere e certi casini da risolvere, casini che aveva messo in piedi al di fuori del mondo calcistico.
Seguì Braghin lungo i corridoi che la portarono in un ufficio, il suo, nel quale erano già presenti due persone, e Charlotte non seppe dire se fosse più sorpresa di trovarci lì il suo procuratore o il mister.

Per quanto riguardava il primo, egli aveva come assistite, oltre a lei, alcune altre sue compagne di squadra, essendo ancora giovani. Era stato lui a rendere possibile il suo trasferimento alla Juventus, e vederlo lì con quell'espressione buia in volto la preoccupò.
Silvia Piccini, invece, aveva tutta l'aria di essere sicura di cosa stessa facendo, e quando vide la sua giocatrice migliore entrare nello studio, balzò in piedi come una molla dalla postazione in cui era seduta, lasciando il posto a Braghin.

«Abbiamo alcune cose di cui parlare, Charlotte. Siediti.» ordinò la donna in un tono che non ammetteva repliche.

La giovane avrebbe voluto dirle che aveva lì a spalle il borsone per andare ad allenarsi, che le ragazze aspettavano entrambe e dovevano sbrigarsi, ma qualcosa nel suo sguardo le fece capire, ancora una volta, che era necessario obbedire e basta.

Si sedette alla scrivania, lasciando il borsone a lato della poltroncina. Aspettò che qualcuno dei tre parlasse: l'allenatrice si era appoggiata al mobiletto sul quale si trovavano molte cartellette e moduli vari, ma la sicurezza era in parte sparita dal suo volto; il procuratore Dominguez, invece, sembrava evitare di incrociare gli occhi della sua assistita; mentre Braghin sembrava l'unico senza particolari rimorsi per ciò che stava per fare.

«Allora signorina Jones, si vocifera che tu abbia avuto un periodo di allontanamento dalla squadra per il tuo comportamento scorretto. - iniziò, intrecciando le mani sulla scrivania. Charlotte sospirò, annuendo per conferma - Se non erro, la tua allenatrice ti ha riammessa raccomandandosi che ti saresti migliorata e avresti ridotto le attività poco raccomandabili ed esuberanti.»

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Where stories live. Discover now