20. ʙᴀᴄᴋ ᴀɢᴀɪɴ

396 16 4
                                    

Sull'aereo di ritorno, Charlotte si era immersa nella musica. Si era accaparrata un posto vicino al finestrino, intenzionata a non voler essere disturbata.

Difficilmente quelli che stavano sull'aereo avevano capito cosa stesse provando o perchè fosse così, ma non le importava, nè la compassione nè la comprensione degli altri.

In spogliatoio, sia il mister sia il capitano Chloe avevano fatto un discorso, ma al di là di quello non si erano più parlate. Nessuna, nemmeno Tracy, avevano provato ad avvicinare Charlotte, perché sapevano bene come l'avrebbe presa: aveva bisogno di tempo, tutto qui, e le ragazze erano intenzionate a lasciarle i suoi spazi.

Dopo aver fatto la valigia nella camera dell'hotel, non aspettò nemmeno il mattino ma si recò all'aeroporto per prendere il primo aereo disponibile per tornare a casa: il fuso orario l'avrebbe ammazzata, ma non voleva restare lì un minuto di più.
Salutò tutte, un semplice ciao e un semplice grazie, per averla compresa e non averle detto nulla. Non uno scusa, perchè sapeva che loro non l'avrebbero voluto.
Si sarebbero ostinate a dire che non era colpa sua anche se in realtà lo era.

Si addormentò in viaggio, e giunse a Torino che era poco dopo mezzogiorno.
Era stravolta e confusa, e quando scese dall'aereo e prese i bagagli, si stupì di trovare appostato vicino al banco del check-out suo fratello William, con le chiavi della macchina in mano.

Lo sguardo che le rivolse le fece capire che aveva guardato tutta la partita e che era dispiaciuto per lei.

«Sei qui.» osservò lei raggiungendolo.

Will fece un sorriso mesto.
«Ti ho scritto che sarei stato qui ma non mi hai risposto.» la informò.

Charlotte si strinse nelle spalle, iniziando a camminare verso l'uscita trascinando la sua valigia colma, più che di vestiti, di sensi di colpa.
«Da ieri sera ho ignorato qualsiasi messaggio. Scusa.» gli disse, e già da quello il fratello capì quanto stesse a pezzi.

Allungò un braccio e glielo mise attorno alle spalle, attirandola a sè e lasciandole un bacio sulla testa.
«Se non sbaglio siete arrivati ai rigori perchè è finita 2-2, e un gol l'hai fatto te, mentre l'altro l'hai fatto fare. Non hai solo sbagliato il rigore Charlie, il tuo impatto su questa partita va ben oltre.» cercò di tirarla su.

Charlotte apprezzava i tentativi del fratello, davvero, solo che era proprio irrecuperabile. Aveva bisogno di tempo, e qualsiasi cosa detta in quel momento non sarebbe bastata ad aiutarla.
«Sì, però tutti si ricorderanno il motivo per cui abbiamo perso. E perchè abbiamo perso? Perchè Jones ha calciato il pallone sul palo con sette metri di porta a disposizione.» obiettò secca, aprendo il baule della macchina per depositare il bagaglio, prima di prendere posto al lato passeggero.

«Ha chiamato la tua allenatrice Piccini poco prima che uscissi di casa.» spezzò il silenzio iniziale William, guidando verso casa.

Charlotte mise appena la testa fuori dal suo guscio di rimorsi.
«E che ha detto?» mormorò.

Il ragazzo sorrise.
«Ha detto che è stata sveglia stanotte per guardare la partita. E che hai spaccato, anche se poi hai sbagliato il rigore. Ha voluto un elenco dettagliato dei tuoi comportamenti da quando sei stata messa fuori rosa, e che ha avuto anche come testimone dei tuoi cambiamenti un tuo amico.»

Charlotte iniziò a sudare freddo.
Un tuo amico.
Weston aveva parlato di lei alla sua allenatrice? Che cosa diavolo era successo, che voleva dire tutto ciò?

«Dice che da lunedì ti rivuole ad allenarti a Vinovo. Settimana prossima contro il San Marino vuole che tu ci sia.» annunciò Will.

Charlotte era certa di dover essere felice, che la batosta della nazionale era servita a far cambiare idea a Piccini, eppure non faceva altro che pensare a quel che le aveva detto suo fratello riguardo all'amico.
Weston aveva testimoniato il suo carattere al mister? E se l'aveva fatto, le aveva raccontato tutto quel che si erano detti? Ma soprattutto, se lui si fosse avvicinato così tanto a lei perchè era stato Piccini a volerlo?
Se... se lui fosse solo una pedina, e non gli importasse realmente nulla di lei?

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora