29. ᴡʜᴀᴛ ᴀʙᴏᴜᴛ ᴜs?

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Francesco era arrivato alla solita ora, ossia per la fine della sessione mattutina, e si era stupito di trovare Charlotte già fuori, scura in volto.

Lei salì in macchina senza salutare, ma l'autista non si scandalizzò: era abituato ai suoi balzi d'umore e non era raro che dopo un allenamento andato male lei stesse così.

Le allungò il cellulare per mostrarle un articolo online pubblicato da un giornale locale.

«Guarda, siamo famosi.» commentò.

Il titolo dell'articolo era infatti:
INSULTI OMOFOBI DURANTE LA FESTA: SCATTA LA RISSA.
È successo all'Hollywood Club Prive; almeno due i coinvolti, non ancora individuati.

«Sì, proprio famosissimi.» sospirò Charlotte, gettandogli in mano la cartelletta contenente tutti i termini del contratto che Dominguez le aveva rifilato, procurandosi con lei di leggerli prima della firma.

Francesco aggrottò le sopracciglia nell'aprirlo, ma non appena lesse gli si mozzò il respiro.
«Dio mio Char, mi dispiace tantissimo, vedrai che-»

«Ti prego, non dire niente. - lo interruppe in una supplica la giovane - Portami a casa e basta.»

Il viaggio fu svolto in religioso silenzio, l'autista lanciando spesso degli sguardi alla ragazza al suo fianco che da quando era salita in macchina aveva mantenuto sempre quell'espressione, quella posa, quello sguardo spento fuori dal finestrino. Sembrava una statua di cera.

«Si sistemerà tutto.» disse ad un certo punto Francesco.

«Non c'eri al colloquio. - ribattè lei - Sono stati piuttosto chiari.»

La conversazione terminò lì.
In un saluto complicato già di per sè, Charlotte scese dalla macchina, la cartelletta sotto braccio, ed entrò in casa.

Dopo i vani e numerosi tentativi di liquidare la famiglia sul suo stato d'animo, fu obbligata a raccontare loro tutto: in effetti avrebbero dovuto trasferirsi in Francia nel giro di una settimana nel caso avesse firmato, quindi la questione era piuttosto seria.

Li informò di tutto: cos'era accaduto con Julian, il loro distacco repentino e il motivo per cui non lo volesse a casa in quei giorni, ossia perchè sapeva che lui fosse innamorato di lei e pensava fosse venuto a fare il guastafeste. Disse di come aveva risposto sgarbatamente a Francesco, e di come i due avessero iniziato a spintonarsi, insultarsi per poi essere circondati da altra gente che aveva iniziato a fare casino, complicando le cose.
Tralasciò la parte di Weston, che di certo non era affar loro, ma disse di essere uscita per cercare aiuto per fermare la rissa.

Infine, svuotò il sacco spiegando ciò che i tre le avevano detto al colloquio quella mattina, e vedendo le facce intontite di sua madre e suo padre diede loro la cartelletta per leggere con i loro occhi.

«Charlie, mi dispiace tantissimo.» sussurrò William, andando presso di lei e stringendola al petto.
Charlotte non si era nemmeno resa conto di aver iniziato a piangere durante il racconto, e in quel momento singhiozzava contro il petto di suo fratello quasi annaspando in cerca di aria.

«Charlotte, sai che noi, nel limite, cerchiamo di appoggiarti, ma... - iniziò suo padre - sì, firmare non mi sembra una buona idea.»

«Ma io non voglio firmare, infatti. - ribadì lei, asciugandosi gli occhi - Mi stanno obbligando... non mi vogliono più. Hanno detto che sono 'un talento raro con una propensione al caos che noi non possiamo permetterci'.»

«La miglior soluzione da prendere per la tua carriera sarebbe firmare, - intervenne invece sua madre - ma umanamente parlando non dovresti farlo. In più, ci siamo stabiliti qui da poco, papà ha un buon impiego e sarebbe da stupidi trasferirsi di nuovo. Comunque vada, noi resteremo qui.»

«Cosa?!» intervenne scioccato William.

«Sono i sacrifici che bisogna fare, Will. - riprese la donna - Sai che non siamo estasiati di questa tua scelta Charlie, ma se non vuoi smettere di giocare ti toccherà firmare, o perderai tutto. Basta sapere che sarai tu, però, ad andate. Vedi che c'è scritto? Ti daranno soldi, vitto e alloggio, ormai sarai responsabile di te stessa. Purtroppo, noi non potremo esserci per sempre. Possiamo sempre venire a trovarti.»

La ragazza la stava guardando stralunata.
«Davvero non insisti per farmi smettere?»

«Non se ti rende felice.» replicò in un sorriso mesto la madre.

Charlotte scosse il capo.
«La mia casa è alla Juventus, mamma. Qui mi sono finalmente sentita qualcuno. Qui non mi pagano, per ora devo arrangiarmi con i miei mezzi e tutto, ma sto bene. A Lione sarà diverso, sarò solo un numero in mezzo a tante stelle del calcio. Non so se sono pronta.»

«Il tuo talento è pronto. - fece William - La tua anima non ancora. Resta, Charlie. Per favore.»

Devastata dalla conversazione, chiese il permesso di ritirarsi in camera sua.
Chiuse la porta a chiave e lanciò la cartelletta sulla scrivania, prima di gettarsi sul letto.
Fissò il soffitto, pensando a nulla in particolare o forse a tutto insieme.

Lanciò uno sguardo alla sua camera, che probabilmente sua non lo sarebbe più stata.
Vide solo allora, abbandonati sotto la scrivania, i regali di compleanno che ancora non aveva aperto, nel caos di quelle ultime ore.

Si alzò per prenderli e riportarsi sul letto, mentre scartava i pacchi.
Nel pensiero dei ragazzi della Primavera Maschile, trovò un pigiama da renna in plaid, con tanto di cappuccio con le corna. Il biglietto recitava: Con questo, al prossimo video-making di Natale della Juventus reciterai alla grande! :)

Charlotte riuscì a sorridere, prima di notare il 'prossimo video-making della Juventus': il sorriso le morì sulle labbra. Forse non ci sarebbe stato più nessun "prossimo" alla Juventus.

Aprì poi quello delle ragazze: loro, invece, le avevano regalato un nuovo paio di scarpe da calcio, e non indifferente: erano le ultime uscite della Predator, la marca che lei più adorava, accompagnate da un paio di parastinchi personalizzati con una foto di squadra e la scritta 'Together we can'.
Il biglietto allegato al regalo, invece, diceva: Buon compleanno Charlie! Con queste scarpe, finalmente, non tirerai più ciofeche!!! Ti vogliamo bene <3

Ancora una volta la giovane sorrise, guardando anche il regalo di Francesco, ossia un pacchetto contenente un plico di soldi del Monopoly.
Ecco i soldi per pagarti la patente! Mi sono stufato di scorrazzarti in giro.
Solo lei aveva gli amici così stupidi.

Infine, prese con mani tremanti il pacchetto di Weston.
Lo aprì, e al tatto percepì subito la fragilità dell'oggetto.
Solo una volta che la carta fu rotta completamente vide per intero il regalo. Era una lampada, ma non una come tutte le altre: aveva un filo di luce lungo il perimetro stilizzato di una fotografia, che Charlotte riconobbe subito. Era quella che gli avevano scattato durante la clip natalizia, nel dietro le quinte, il giorno in cui si erano conosciuti.

La giovane la accese subito, e il contorno di sè nella foto si illuminò mentre, al fianco del riccio che brandiva la frusta da cucina, si indicava il maglione con le renne.
I particolari non erano molti: si notavano quelli del viso e a grandi linee i disegni del suo maglione o del grembiule di Weston. Tuttavia, lei ricordava altri dettagli piccoli e anzi, li vide sulla foto vera e propria incollata sotto alla base, insieme ad un biglietto.
Penso ti ricordi di questa... io sì. È stato il nostro primo incontro, le nostre prime risate, la mia prima conoscenza di una ragazza forte come te - ora, non montarti la testa.
Spero apprezzi il pensiero, così avrai sempre vicino a te il ricordo di quel giorno, oltre che un american boy che sprigiona la sua aura di bellezza sempre a portata di mano ;) Buon compleanno Charlie.

Charlotte non si era nemmeno resa conto di star piangendo di nuovo.
Lui era stato così gentile, ed era stata lei a distruggersi con le proprie mani solo perchè aveva quella brutta abitudine, quella predisposizione all'impulsività che più volte l'aveva portata sulla strada sbagliata.

«E che sarà di noi, adesso?» sussurrò, stringendosi la fotografia al petto, l'unica cosa di Wes che le rimaneva davvero.

Vedete come sono gentile? Ho aggiornato presto, perchè vi voglio bene🥰 Non solo il contratto, ora anche la notizia sul giornale. Quali saranno le prossime mosse di Charlie, di Weston e della società?

𝐍𝐄𝐕𝐄𝐑 𝐆𝐎 𝐀𝐖𝐀𝐘 || Weston McKennie Donde viven las historias. Descúbrelo ahora