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<<Olivia>> pronuncia il mio nome con calma, per niente sorpreso.

<<Oh, vi conoscete?>> domanda curiosa Diana.

<<Non proprio, andavamo allo stesso liceo>> rispondo io.
Ma aspetta, perché lei non l'ho mai vista a scuola? Teoricamente sarebbe dovuta andare nella mia stessa classe.

<<Tu sei lo zio di Sophia?>> chiede Eve alzando lo sguardo verso di lui, verso suo padre.

<<Si e tu?>> fa un mezzo sorriso.
Quasi quasi oserei dire tenero.

<<Sono la sua amica>> sorride e gli tende la manina.

Non toccarla, non toccarla, non toccarla.

Lo stronzo però lo fa, stringendogli la mano.

<<Sono Dylan piacere>> si presenta.

<<Io sono Eve>> continua a sorridere, <<Visto mamma, ora non siamo più sconosciuti e posso parlargli!>> dice girando la testolina verso di me.

<<Ma che brava mamma, non voleva che parlassi con me eh>> sorride amaro.

<<Per lei sei uno sconosciuto, anzi, lo sei anche per me>> ribatto provando a non risultare troppo maleducata: ci sono le bambine e non voglio rovinare la nuova amicizia con Diana.

È tutti troppo strano e un gran casino, ma non rinuncerò a lei per questo.
Alla fine, nessuno può sapere che Dylan è il padre di Eve se non sarò io o Kyle a dirlo, perciò posso stare tranquilla.
Almeno per adesso.

<<Tranquilla Olivia, nemmeno io ci tengo a conoscerti>> sorride falsamente.

<<Emh, che ne dici di sederti con noi Dylan?>> propone Diana per smaltire la tensione.

<<No grazie, dobbiamo andare>> prende la mano di sua nipote, che però si ritrae.

<<Noo, voglio rimanere ancora un po'>> piagnucola prendendo per mano Eve, sua cugina.
È così strano dirlo, ma in fondo mi sono sempre chiesta se Eve avesse qualche cugino o cugina da parte del padre, e in un certo senso mi appaga vederle così.

La cosa più strana però è il fatto che abbiano la stessa età.
Forse è per questo che Dylan si è trasferito proprio in quel periodo.

<<Dai Sophia non fare la bambina>> la rimprovera.

<<Ma signor Dylan, lei è una bambina!>> contasta Eve, facendomi sorridere.
È tutta sua madre.

<<Tale madre tale figlia, una più sapientona dell'altra>> borbotta sotto voce, ma io lo sento benissimo.

<<Guarda che ti sento, ti permetto di dire ciò che vuoi su di me, ma non parlare di mia figlia>>.

<<Possibile che devi sempre rompere il cazzo?>> sbotta.

<<Dylan!>> lo rimprovera Diana.

<<Che vuol dire caffo?>> domanda curiosa Sophia.

Perfetto, se è così da zio, non oso immaginare da padre.

<<Shh, quella parola è una cosa da grandi!>> la rimprovera Eve.

Quanto sono fiera di lei.

<<Dai bambine che ne dite di andare a giocare sullo scivolo per un po'?>> propone Kyle alzandosi dal tavolo.
Grazie al cielo c'è lui.

<<Sii>> esultano correndo verso quest'ultimo, mentre Kyle li segue.

<<Dylan siediti dai, non fare il guastafeste>> lo supplica la sorella.

<<Solo cinque minuti, poi andiamo o vi lascio qua>> sbuffa sedendosi al posto di Kyle.

Bene, ci mancava solo questo.

<<Va bene, vado a prenderti qualcosa e arrivo>> risponde calma e se ne va dentro l'edificio.
Di male in peggio.

<<Allora signora so-tutto-io, hai detto a tua figlia di starmi alla larga eh?>> ridacchia per nulla divertito.

<<Esatto>> sorriso anche io falsamente.

<<E posso sapere per quale motivo?>> inarca il sopracciglio.

<<Te l'ho detto, sei uno sconosciuto>>.

<<A me non sembra, conosciamo i nostri rispettivi nomi e siamo seduti in un bar a chiacchierare>> contasta.

<<Questo non vuol dire conoscersi>> ribatto.

<<E cosa vuol dire conoscersi per te?>>.

<<Mi spieghi che ti importa a te?>>rispondo brusca.

È fastidioso quanto una zanzara e io odio le zanzare.

<<Certo che sei proprio maleducata, Eve non ti somiglia per niente. Il padre deve essere proprio uno tranquillo>> suppone e io uso tutto il mio autocontrollo per non ridergli in faccia.

Tre anni di liceo a osservarlo e posso dire che è tutto tranne tranquillo, e non solo in quel periodo.
Mi sono bastati cinque minuti di chiacchiere e già ho capito quanto sia un tipo insopportabile e maleducato.
Sto cominciando a dubitare sul fatto che lui e Diana  siano veramente fratelli.

<<Ti sbagli, lui era tutto tranne che tranquillo>> dico scuotendo la testa e ridacchiando per l'assurdità : sto letteralmente parlando di lui come se non fosse proprio qui, davanti a me.

<<Vi conoscevate allora>>.

<<Solo di vista, poi abbiamo fatto sesso e poff! È scomparso>> mi invento.
Quasi quasi comincio a pensare di iscrivermi a un corso di teatro: recito benissimo.

<<Non sapevi il suo indirizzo di casa o il suo numero?>> indaga.
Ma perché deve impicciarsi in affari altrui?.

Certo in realtà sono suoi affarri, ma lui non lo sa, perciò sì, si sta impicciondo in affari non suoi ed è una cosa che non sopporto.

<<Da come mi parlo si vede che ti sto sul cazzo, per cui mi chiedo perché stai qui a indagare sui fatti miei>> sbotto.

<<Era per fare conversazione, ma tranquilla nemmeno io ci tengo a parlare con una come te>> chiarisce.

Eppure non dicevi questo la sera di qualche anno fa, anzi, non parlavi proprio.

<<Bene>> mi giro dall'altra parte del tavolo.

<<Bene>> lo sento dire a bassa voce, ma non lo degno di una parola in più.

Non mi capacito di come faceva a piacermi al liceo, insomma è proprio una testa di cazzo.
Anche se onestamente è molto bello, ma il suo carattere di merda rovina tutto.

<<Eccomi, scusate il ritardo c'era una fila enorme>> ci informa Diana sorridendo, ma quando vede le nostre facce incazzate smette di sorridere, <<Ragazzi tutto ok?>> domanda sedendosi.

<<Si, ora andiamo è tardi>> mi precede Dylan alzandosi.

<<Ma ho fatto una fila enorme solo per portarti il frappé>> si lamenta.

<<Lo bevo io grazie>> mi intrometto sorridendo falsamente al fratello e cortesemente alla sorella.

<<Oh ok, allora io vado. Ci vediamo Sabato ok?>> cerca conferma e io annuisco.

<<Certo, a sabato>> mi alzo salutandola con due baci in guancia e poi torno a sedermi, mentre loro due vanno a prendere Sophia.

Che situazione assurda.

The proof of our loveWhere stories live. Discover now