Capitolo 15.

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"E m'innamorai di quel ragazzo, di quel suo modo di fare, di parlare, di sapermi prendere, m' innamorai del suo sorriso, del suo essere unico, m'innamorai dei suoi occhi che a guardarli mi ci perdevo, m'innamorai delle sue grandi braccia che erano casa mia, m'innamorai del rumore del suo cuore, delle sue mani intrecciate alle mie, m'innamorai di quei baci belli da morire, dei suoi piccolina, dei suoi "tu sei mia".                                              Semplicemente m'innamorai follemente di lui, senza sapere né come, né perché, ma lo amavo tanto."
-Fonte: Tumblr

'Madi, sono fuori casa tua, mi apri?' leggo velocemente il messaggio che mi è appena arrivato da Matteo e poi mi alzo dal letto, per farlo entrare in casa.

Oggi non sono potuta andare a scuola, visto che ho passato la notte con la febbre alta e, ancora ora, non è scesa del tutto. Mia madre voleva addirittura prendere un permesso a lavoro per starmi vicino e non lasciarmi sola, perché anche mio padre è fuori per lavoro, ma gliel'ho impedito. È una semplice influenza e a quindici anni penso di potermi prendere cura almeno un minimo di me stessa.

Apro il portoncino e Matteo appare davanti a me con un pentolino in mano. Immediatamente gli lancio un'occhiata curiosa, mentre lui si abbassa leggermente per far scontrare le nostre labbra. "Ciao Madi, scotti ancora, ma non hai detto che la febbre era scesa un po'?"

Lo faccio accomodare in casa e annuisco, mentre chiudo la porta. "Un'oretta fa era così, infatti. Cosa mi hai portato? Non sapevo passassi"

"Ora la rimisuri e poi mangi questo e prendi la medicina, ok?" si avvia verso la cucina per posare la piccola pentola sul fornello e io lo seguo "All'uscita di scuola ho detto a mamma che stavi male e mi ha preparato subito un po' di brodo caldo da portarti. Magari possiamo fare un po' di minestra, ti va?"

Si gira verso la mia direzione e cammina verso di me, posando le mani al lato del mio viso e le labbra sulla mia fronte, come per sentire la mia temperatura, poi mi lascia un piccolo bacio.

"Grazie, siete molto dolci." il fatto che questo gesto è stato inaspettato lo rende ancora più bello "Non ho molta fame, però. Anche mamma mi ha lasciato pronto un po' di pollo, è in microonde"

Mi lancia uno sguardo malefico e poi scuote la testa, come se non volesse assolutamente sentire nulla su questo argomento. "Ora misuriamo la febbre e poi mangiamo qualcosa, ti faccio compagnia!"

"Non hai ancora pranzato?" lo guardo scioccata, visto che sono già le quindici, pensavo avesse mangiato un po' prima di recarsi da me

"No, mamma mi ha portato a casa per preparare il tuo brodo e poi ho preso il pullman per venire qua." annuisco comprensiva e poi gli sorrido appena, non riuscendo a trattenere la felicità per i gesti che ha compiuto per me. Il fatto che si sia preoccupato così, mi fa sentire molto speciale.

Gli faccio segno di seguirmi in camera, poi mi siedo sul letto e afferro il termometro dal mio comodino. Dopo averlo acceso, lo metto sotto l'ascella e Matteo si accomoda accanto a me, senza spostare lo sguardo dal mio nemmeno per un secondo.

Mi scruta attentamente e, per un attimo, mi vergogno delle condizioni in cui sono. Indosso un enorme pigiama beige con su disegnate delle mucche e sono completamente spettinata e struccata. Non che di solito mi trucchi molto, ma almeno un filo di mascara e matita sugli occhi, mentre ora nulla, sono super trasandata.

"Perché mi guardi così?" sussurro appena, avendo quasi la tentazione di nascondere la testa sotto il cuscino per non permettergli di vedermi "Non dovresti guardarmi mentre sono così, sono orrenda."

"Madi, ma che dici? Io stavo pensando a come fosse possibile che tu sia così bella pure in pigiama e con la febbre, e tu ti senti orrenda?" ride appena, ma non con cattiveria, quasi come se non si riuscisse a dare una spiegazione su ciò che ho detto che va in netto contrasto con i suoi pensieri

Quando nasce un amore|| Matteo PessinaWhere stories live. Discover now