6 ~ Fuck

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Faceva caldo.
Sempre più caldo.

Mi piaceva il mio lavoro, ma avrei preferito scorrazzare sotto un acquazzone e bagnarmi fino alle ginocchia di acqua – cosa che era successa pure spesso durante l'inverno precedente – che trovarmi madido di sudore dietro al bancone.

Era imbarazzante.

Non perché fossi l'unico essere vivente al mondo che sudava quando scorazzava sotto il picco del sole da una parte all'altra, ma proprio perché imbarazzava me.

Un altro dei miei limiti. Stupido, sicuramente, ma un limite enorme.

A trent'anni non ero ancora riuscito a superare del tutto il trauma di essere stato, durante le medie, preso di mira dai bulli pure per quel motivo.
Il sudore, dannazione.

"Salviettine", come quelle imbevute. Il mio delizioso soprannome di quei anni. Sudare era una cosa normale. Per me, che custodivo nel petto un bambino ferito dalla cattiveria gratuita di altri bambini, no. Non era affatto una cosa normale, era un'altra delle tante cose di me di cui continuavo a vergognarmi.

Mi sgranchii il collo e incrociai le braccia sul petto. Dalla vetrina della sala vidi arrivare Maurilio e subito mi irrigidii.

-Sta arrivando il principe-

Romina si girò verso di me e aggrottò la fronte. -Quale dei tanti?-

-Quello che cerca moglie-

-Buongiorno, ragazzi, come state? Ciao, Fausto. Ciao, Romina. Ciao, Claudio-

I saluti in ordine di valore sociale: prima il capo, poi le donne, poi io – che ero il nulla, l'ultima ruota del carro, per lui.

Assomigliava a un topo con la pancia, Maurilio. Basso – più basso di me, e già questo era tutto dire, visto che personalmente non mi sono mai contraddistinto per via della mia altezza, anzi, sconosco l'altezza fisica –, il naso prominente, le labbra sottili e gli occhi piccoli e ravvicinati. Spalle e arti sottili. Non era un bell'uomo, vero, ma sapevo pure che la mia sottile vena di cattiveria nei suoi confronti era alimentata soprattutto dalla sua indole.

Non odiavo nessuno senza avere un valido motivo – un motivo che di solito affondava le radici nelle mie convinzioni, nei miei traumi. E lui, dopo appena sette mesi di conoscenza, poteva già vantarsi di avermi ferito, indispettito, fatto incazzare un numero impressionante di volte, sufficienti per farmelo detestare.

-Ciao, Maurilio- dissi, riservagliandogli un abbagliante sorriso professionale al quale lui rispose immediatamente.

-Come stai, Claudio? Sei dimagrito? Ti vedo dimagrito-

Sorrisi teso. Detestavo quando facevano commenti sul mio fisico, qualsiasi tipo di commenti. Era il mio fisico. Lo stesso fisico per cui avevo versato lacrime amare durante il liceo, mentre gli altri si divertivano a procurare quelle dannate lacrime. -Non lo so, dici?-

A trent'anni non riuscivo a tollerare più commenti sul mio fisico: non tolleravo che mi si facesse notare che ero dimagrito, neppure se questo si poneva come un complimento, anzi. Interpretavo osservazioni di quel tipo come una doppia offesa, sia nei confronti del me attuale – che non si sentiva mai abbastanza, che si sentiva preso in giro da determinati commenti perché, fondamentalmente, non ci credeva –, sia nei confronti del me di prima – che avrebbe voluto essere amato per quello che era, ma che era stato continuamente deriso e isolato per quello che appariva, fino a sviluppare una specie di allergia verso il genere umano.

Era facile diventare miei nemici: bastava fare un'osservazione sul mio corpo. E Maurilio ci era riuscito in un battito di ciglia praticamente già durante il nostro primo incontro.

CI SONO ANCH'IO Where stories live. Discover now