26 ~ La Lista dei Difetti

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Arrivai al mio appuntamento con Stefano largamente in anticipo – io e le mie incredibili ansie.

Una delle più grandi ansie che mi contraddistinguevano, dopotutto, era proprio quella di essere costantemente in ritardo – anche se poi finivo per arrivare ai miei appuntamenti con almeno mezz'ora di anticipo.
Proprio come in quel caso.

Sbuffai, mi accesi una sigaretta e sedetti sul basso muretto della cancellata che delimitava l'edificio che ospitava la Caserma dei carabinieri del quartiere.

Adoravo gli uomini in divisa. Ne adocchiai uno dirigersi verso di me proprio in quel momento.

Alto, imponente, con una T-shirt nera a maniche lunghe su un pantacargo mimetico. Non era un divisato, ma sicuramente, per i miei standard, aveva stile.

Il fumo mi andò di traverso e tossicchiai, mentre Stefano si toglieva gli occhiali da sole e sorrideva nella mia direzione.

Stavo cominciando a spaventarmi sul serio.

Come diavolo gli era venuto in mente di sfoggiare una mise di quel tipo?! Aveva pure indossato un orogologio coordinato al pantalone. Se non fosse stato per i capelli lunghi, lasciati morbidi sulle spalle, sarebbe benissimo potuto passare per un militare a piede libero.

I miei ormoni stavano iniziando a ballare la Salsa della gioia.

-Anche tu in anticipo?- mi chiese, chinandosi verso di me per salutarmi con un bacio su una guancia, mentre io mi alzavo, rischiando di mollargli una testata per sbaglio. Per fortuna, riuscii a frenarmi in tempo ed a evitare la potenziale figura di merda.

Avrei potuto impiegare il tempo che ho passato qui per cercare ancora di rendermi presentabile... almeno, alla sua altezza.

Non sarebbe servito a un cazzo.

Grazie, eh.

-Sono sempre in anticipo- e mi diedi mentalmente dello stupido, pensando, solo dopo aver pronunciato quella frase, che magari sarebbe potuta passare come negare già dal principio la possibilità che fossi arrivato lì in anticipo solo per lui, perché morivo dalla voglia di vederlo e stare con lui. Che era proprio vero, proprio così, ma stavo già innalzando dei paletti.

Non va bene.

-Io no. Però sono contento di essere arrivato in anticipo proprio oggi, proprio al nostro primo appuntamento-

Ecco la frase giusta. Lui aveva sempre le parole giuste. Mi sentii arrossire e mi portai la sigaretta alle labbra per avere una scusa che mi impedisse di ribattere in modo sciocco, magari persino minimizzando o buttandola sul ridere – sapevo che avrei potuto correre un tale rischio: ero in imbarazzo e l'imbarazzo mi faceva dire sempre una marea di stronzate.

Iniziammo a muoverci in simultanea, ma compresi quasi subito che la direzione dei nostri passi era guidata da lui: non ci stavamo muovendo a caso, ma mi stava conducendo da qualche parte – anche se non avevo idea di dove saremmo potuti andare a finire.

La prima mezz'ora si animò di chiacchiere frivole e anche abbastanza tese, quasi fastidiose, piene di convenevoli, di commenti sul tempo, sullo smog, sul caos cittadino, eccessivamente ridacciane, vuote. Quelle chiacchiere che non sapevano di niente, che mi stressavano, che mi creavano paranoie facendomi fremere dal desiderio di scoprire dove diavolo stessimo andando a parare.

A cosa stavamo girando intorno?
Dovevo spaventarmi?

Dopotutto, avevo dalla mia molto "carbone bagnato": mi si era dichiarato e io lo avevo bellamente ignorato.

Perché? Paranoie, ovviamente.

Non avevo portato l'ombrello e neppure Stefano si era premurato di farlo. Ma. Se fino a quella mattina il cielo era stato meravigliosamente plumbeo, magico, e le temperature ci avevano regalato una piacevole sensazione di frescura, la situazione si era già capovolta e il sole brillava alto nel cielo, in tutta la sua maestosa potenza da orario di punta; stavo già iniziando a sudare ed ero uno dei pochi in giro – a eccezione di Stefano – a indossare una T-shirt a maniche lunghe. I miei concittadini erano sicuramente più pragmatici di me e non si facevano ingannare da quattro gocce d'acqua. Io speravo fossero state preannuncio di inverno e loro, invece, avevano intuito benissimo che stavano per presa per il culo.

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