29 ~ Il Segreto di Pulcinella

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-Certo che Claudio fa venire proprio il cuore, ride sempre!-

Sussultai mentre premevo il pulsante del braccio della macchina, ponendo fine all'erogazione del caffè. Recuperai l'ennesimo sorriso e mi girai con la tazzina stretta tra due dita, finendo per incontrare lo sguardo del Geometra.
Non ricordavo neppure come si chiamasse, era uno di quegli amici di Fausto che si presentavano al bar una volta ogni sei mesi.

-L'ho assunto proprio per questo- disse il mio capo, ma mi diede le spalle, continuando a guardare il via vai di gente per strada.

Poi parve ripensarci, si girò nella mia direzione e mi rivolse un sorriso dolce. Distolse l'attenzione del Geometra da me, riprendendo a parlare con lui. Dopotutto, Fausto mi ripeteva anche fin troppo spesso che avevo "uno sguardo triste", non credevo concordasse poi più di tanto con il suo amico, sul mio conto.

Se sapesse, se il Geometra sapesse. Se chiunque sapesse. Se sapessero che passo giorni a piangere, a rigirarmi nel letto, a maledirmi...

Scossi la testa per tentare di liberarla dai pensieri, anche se percepii che il mio sorriso si era un po' smorzato.

I miei pensieri vennero interrotti da una strana combo di clienti, che varcarono l'ingresso del bar insieme, dandosi un'accidentale spallata a vicenda.

-Oh, scusa- disse Stefano e Vincenzo scosse la testa e si diresse con espressione imbarazzata verso Fausto.

Stefano sollevò un sopracciglio con scetticismo nella mia direzione e io gli risposi con uno sguardo – che tentai di rendere – rassicurante. Si avvicinò al banco e poggiò i gomiti sulla superficie, rivolgendomi un dito contro, invitandomi ad avvicinarmi a lui. Lo feci senza riflettere, in maniera istintiva, e quando fui a un palmo di naso da lui mi diede un bacio su una guancia, facendomi arrossire.

-Ah! L'amore!- esclamò Fausto, mentre Romina scendeva dal banco, e andava a sedersi fuori, senza una parola, con la scusa di fumarsi una sigaretta.

Ultimamente avevo notato una certa stranezza in lei, una certa freddezza – ma era pure vero che io ero paranoico e lei aveva i suoi casini per la testa, non era di certo detto che ce l'avesse con me. Non aveva, obiettivamente, motivo di avere qualcosa contro di me, lo sapevo, ma non sempre questo bastava a farmi stare tranquillo. Ero preoccupato per lei, ma non avevamo avuto ancora modo di confrontarci in sede privata. O forse non voleva e stava schivando tutti i miei segnali a riguardo.

Avevo notato con la coda dell'occhio la presenza di Vincenzo al banco, mi girai verso di lui. -Ehi, tutto bene? Come stai?- lui si strinse nelle spalle. -Ti faccio un caffè?-

-No- e andò via senza aggiungere neppure un "ciao".

Fausto salutò il Geometra, anche lui andò via, mentre Romina rientrava nel bar. -Certo che sta messo male...-

-Chi?- chiese la mia collega.

-Vincenzo- risposi, anticipando il mio capo. -Si vede lontano un chilometro che non sta bene-

Fausto annuì. -La depressione è una brutta bestia-

-Perché ogni tanto non te lo porti in giro da qualche parte?-

-È depresso? Vincenzo? Perché?- domandò Romina.

Fausto tornò a stringersi nelle spalle. -Lui dice ch'è a causa del lavoro. Non sta bene al lavoro, con i colleghi. Io penso che c'entri pure il fatto che tra sei anni sarà in pensione, è solo, non ha mai avuto qualcuno al suo fianco e l'idea di non lavorare più e di avere tanto tempo libero da solo lo spaventa-

Mi irrigidii. Con la coda dell'occhio cercai Stefano e lo trovai tranquillo, intento a sorseggiare il caffè che gli avevo servito poco prima.

E se anch'io, tra vent'anni, mi sentissi come Vincenzo? Se tutte le mie paure mi porteranno ad allontanarmi da Stefano, se Stefano fosse quello giusto e io me lo stessi lasciando sfuggire perché sono un codardo?

CI SONO ANCH'IO Where stories live. Discover now