27 ~ È una relazione, no?

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Il sangue riprese a pomparmi nelle orecchie. Tra panico, ormoni e raffreddore, rischiavo di esplodere – e magari di starnutirgli in bocca.

-Senti, non respiro più-

Rise. -Si chiama eccitazione- disse Stefano e prese a salire con la mano verso il cavallo dei miei pantaloni.

Sussultai e feci per allontanarlo da me, ma lui interruppe la sua ascesa prima che lo proietassi fuori dal finestrino del treno.

-No, si chiama raffreddore- ribattei stizzito. -L'aria condizionata mi dà fastidio-

-Solo noi possiamo vantarci di avere l'aria condizionata accesa pure i primi di novembre-

-Vedi che vanto...- borbottai e starnutii.

-Se verrà pure a me, allora saprò chi incolpare- disse ridacchiando e mi passò un fazzoletto.

-Sei tu che hai insistito tanto per sbaciucchiarmi-

Sollevò un sopracciglio, assumendo un'espressione scettica. -Non mi sembra di averti costretto- disse a bassa voce e si girò verso il corridoio.

Forse avevo esagerato.

Perché esageravo sempre: non avevo di certo il dono di saper edulcorare le parole. Era un difetto di famiglia. E dire che tra me e mio fratello Guido io ero quello morigerato.

-Costretto no, ma mi mette a disagio- mormorai e capii che le mie parole gli erano comunque arrivate dalla rigidità improvvisa delle sue spalle.

Sospirò e tornò a guardare davanti a sé, poggiando la testa contro lo schienale. -Come pensi di continuare questa nostra relazione?- disse all'improvviso, facendomi sussultare per lo stupore.

-La nostra relazione?-

-Come la chiami tu questa situazione tra di noi? Ci stiamo relazzionando l'uno all'altro. È una relazione, no?-

-Come una coppia vera?-

-Perché dovremmo essere finti?- e finalmente tornò a guardarmi in viso, anche se la cosa, non ero del tutto certo, fosse un vero e proprio miglioramento.

Mi sentivo come rinchiuso all'interno di una stanza da interrogatori, proprio come nei film, con tanto di luce – faro – puntanto dritto negli occhi.

Deglutii. -E...- tacqui. -Sono senza parole-

-Mi sorprende- e rise amaro.

-Dico sul serio-

-Ma di solito sei un gran chiacchierone...-

-Un tritacoglioni- lo interruppi. -Di solito taccio molto, quando prendo confidenza divento logorroico-

-Mi piace ascoltarti-

Scossi la testa. -Quando diventa un monologo me ne accorgo, eh...-

-E parti di paranoie- mi interruppe lui.

Mi strinsi nelle spalle. -Ho sempre il timore di annoiare, che le mie argomentazioni non siano poi così interessanti per il mio interlocutore-

-Sono interessanti per me-

Tornai a rifugiarmi nel silenzio. Chiusi gli occhi, mi permetti le mani sulle guance. Mi sentivo confuso e destabilizzato. Mi passò una mano tra i capelli e rabbrividii fino alle dita dei piedi.

-Cla'- sussurrò in un mio orecchio, e percepii la pelle in corrispondenza del punto in cui il suo fiato mi aveva accarezzato prendere fuoco. -Va bene come sei. Mi piace come sei. Altrimenti non saremmo qui, non credi?-

CI SONO ANCH'IO Where stories live. Discover now