11~ Figure di merda

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Camminare, parlare, fumare, pensare.
Che fatica.

Mi sentivo madido di sudore, sapevo di essere madido di sudore. I capelli appiccicati alla parte posteriore del collo. Sicuro avevo la maglietta chiazzata, ma, per fortuna, quel giorno ne avevo indossata una di colore nero che – forse – mi avrebbe risparmiato di apparire troppo ridicolo.

Continuamente annusavo l'aria intorno a me, tentando di farlo con discrezione per non farmi scoprire da Stefano, cercando di capire se stavo pure iniziando a puzzare.

Ero nel panico più totale.

Stefano, a meno di un passo dal mio fianco destro, camminava tranquillo, con alcune ciocche ribelli intente a penzolargli davanti agli occhi, la sigaretta tra due dita, il viso fresco e pulito. Sembrava esente dal sudore, dannazione.

-Non mi hai più detto perché alcune storie non le condividi con nessuno-

Sussultai e quasi inciampai, prendendo in pieno l'angolo rialzato di un tombino con la punta di una scarpa. Riuscii a restare in piedi, a mantenere l'equilibrio, ma il danno era già fatto e avevo appena collezionato la mia seconda figura di merda con lui.

In neanche un'ora.

Grandioso.

-Ti sei fatto male?- e pose una mano su una mia spalla. Subito mi ritrassi, timoroso di fargli scoprire quanto fossi davvero sudato.

Mi rivolse uno sguardo incerto a cui risposi con un sorriso tirato.

E figura di merda numero tre fu.

Grandioso al quadrato.

-Tutto a posto, tranquillo-

-E allora? Non mi vuoi rispondere?-

Sbuffai. -C'è poco da dire, in verità. Te l'ho già detto: scrivo e basta. Scrivo da quando avevo dodici anni. Adesso ne ho trent... trentuno. Ogni tanto mi dimentico che ho trentuno anni- ridacchiai.

-Io ne ho trentanove-

-Non si direbbe-

Stefano sorrise. -Grazie, lo prenderò come un complimento-

Scossi la testa, mentre la tensione lentamente abbandonava le mie spalle. -E quindi... niente. Scrivo con la stessa dedizione con cui scriverei un diario segreto. Scrivere è terapeutico, per me. Serve a capirmi, a scoprirmi. Ho compreso appieno di essere stato depresso da adolescente, scrivendo. Ho capito di essere una persona non binaria, scrivendo. Anche se, fin da piccolo, mi sono sempre sentito sia maschio che femmina, anche se era difficile, per me, dare un nome a questa cosa-

-Uhm- fece Stefano e si accese un'altra sigaretta. Ci fermammo davanti un semaforo rosso e, all'improvviso, azzerò la distanza tra di noi, passandomi un braccio intorno alle spalle. Subito mi irrigidii – l'unica cosa che fui in grado di pensare: Sono sudato, dannazione. -E non ti fa paura scoprirti così tanto con gli altri? Metterti a nudo davanti agli occhi dei tuoi lettori? Pubblichi online, avrai dei lettori, no?-

Ridacchiai con sempre maggior nervosismo. -Non sono uno scrittore, te l'ho detto. Sì, qualcuno mi legge, ma è gente che non mi conosce davvero. È più facile così, mi è più facile essere me stesso-

Scattò il verde, ma noi rimanemmo davanti il semaforo, all'ombra, sul marciapiede, mentre la gente intorno a noi riprendeva a muoversi.

Ritrasse il braccio e assunse un'espressione pensosa.

Ho esagerato, sicuro.

Ho detto troppo, mi sono scoperto troppo.

Sentivo il cuore in gola.

CI SONO ANCH'IO Onde histórias criam vida. Descubra agora