Epilogo ~ Bello come un sogno, ma reale

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-Quindi, mi stai dicendo che Claudio eri sempre tu?- Paolo, il dottor Raisi, mi fissava con espressione imperscrutabile, aspettando una mia risposta.

Osservai quel suo modo insistente con cui batteva la penna, che stringeva tra due dita, sopra un proprio ginocchio, senza far alcun rumore. Una specie di tic nervoso che, avevo scoperto, non si rendeva conto di mettere in pratica neppure se mi fermavo minuti interi a fissare i suoi movimenti intensamente.

Mi strinsi nelle spalle. -Una specie di altergo. Aveva la mia vita, la mia mente, le mie paure, le mie passioni. Per questo riuscivo sempre a capire quello che pensava, come si sentiva. Aveva di me tutto quello che odiavo e amavo-

-E te ne sei innamorato-

-È stato come...- mi guardai attorno per qualche istante, cercando nella mia mente le parole giuste. Ci trovavamo dentro il suo studio, all'interno dello stesso ospedale che mi aveva ospitato come paziente più di un anno prima. Ormai, Paolo sapeva tutto di me. Dei miei "sogni". Del mio passato. Di lui io sapevo che era sposato, aveva due figli e cinque nipoti. Che era prossimo alla pensione e che il suo nome era Paolo. Il suo cognome, Raisi. Scrollai le spalle. -È stato come se, alla fine, innamorandomi di Claudio, avessi finito per amare me stesso-

-E questo è quello che più conta- sorrise e riprese a picchiettare la penna contro un proprio ginocchio.

-Ho ancora la sensazione di aver vissuto qualcosa di reale, però, di aver incontrato una persona vera-

Paolo scosse la testa. -Se Claudio eri tu, lui non può essere reale-

Mi morsi un labbro. -La sua essenza- dissi, accompagnando le parole con un gesticolare nervoso, nel tentativo di dare loro più peso. -La sua essenza era reale. La sento reale. Non so. Magari ho incontrato la mia anima gemella in un'altra dimensione-

Paolo tornò a scuotere la testa. Avevamo già parlato dell'argomento e mi aveva già fornito la sua opinione a riguardo: non credeva a cose del genere. Agli incontri metafisici, al destino, alle anime gemelle. Però rispettava la mia "esperienza" perché era quella che mi aveva mentalmente aiutato a risanare le ferite del cuore, a donarmi una voglia di vivere che avevo del tutto perso.

Ma continuava a credere che Claudio fosse solo lo specchio delle mie paure, la personificazione di tutti i miei problemi.

Non ne ricordavo il volto perché aveva il mio stesso volto.
Era convinto di questo.

Io decisamente meno.

Ero persino arrivato alla conclusione che non ne ricordavo il volto perché non aveva importanza. L'unica cosa che contava era la sua essenza, non la forma.

-Ti consiglio di non incastrati in questa relazione irreale, Stefano-

Mi sentii strappare dai miei pensieri e tornai a incentrare la mia attenzione su di lui. -Non sono pronto per una relazione, credo, neppure irreale-

-Io dico di sì. Sei in fase di guarigione, ormai. Basta che tu non ti incaponisca nel voler aspettare l'arrivo di una persona che non esiste-

-Non aspetto nessuno. Ti ho già detto che le mie reticenze a riguardo sono dettate dalle molestie che ho subito da piccolo-

Annuì. -È probabile che sia questo il motivo per cui non ti senti attratto sul piano sessuale da nessuno-

-Da Claudio... ho finito per sentirmi attratto anche sessualmente-

Sospirò mesto. -Claudio era un porto sicuro. Eri tu. L'amore è anche rischio-

Sorrisi. L'amore. Il sesso. Una relazione. Tutte cose di cui non sentivo il bisogno. -Se dovesse capitare...-

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