32 ~ Facciamo finta che sia davvero andata così

188 44 8
                                    

Trovarmi con Romina, da solo, a cena, dopo mesi, mi fece uno strano effetto.

Le decorazioni natalizie, sontuose, piene di dettagli, scintillanti e luminose che, solitamente, avrebbero finito per ipnotizzare la mia totale attenzione, quella sera, non riuscirono neanche a distrarmi, a darmi un minimo di piacere. A stimolarmi un sorriso – niente. Ero teso come la corda di un violino e non sapevo davvero spiegarmene la ragione. Dopotutto, ero a cena con Romina, mia collega, ma soprattutto amica. L'avevo sentita tale per tanto tempo, sapeva così tanto di me e io sapevo così tanto di lei.

Cosa sarebbe potuto andare storto?

A parte l'acido che ti ha riversato addosso nelle ultime settimane e senza apparente motivo?

Giocherellai con il cibo che avevo nel piatto, con una forchetta.

In realtà, mi sentivo abbastanza orgoglioso di me stesso.

Lei mangiava distrattamente e continuava a mandare messaggi a qualcuno, sorridendo con gli occhi a cuoricino, senza prestarmi granché attenzione. Una cosa del genere me l'ero pure aspettata: il freddo, la distanza di un'amicizia ormai giunta al suo capolinea. Di solito, non mi sarei presentato a un Appuntamento d'Addio. Era proprio quello che sentivo di stare vivendo, ma mi trovavo lì. Ero lì con lei, pronto ad affrontare una situazione che – di solito, appunto –  per me era così stressante da farmi preferire la fuga silenziosa.

Stefano mi stava cambiando: ero certo che fosse "colpa" sua se mi trovavo lì.
Stavo provando a mettere da parte insicurezze e paranoie a cominciare da Romina – anche se, in quel periodo, il confronto con lei era una delle cose che più facevano paura.

Posò il cellulare sul tavolo e si portò altro cibo alla bocca, masticando nervosamente. Sospirai.

-Ci voleva proprio questa serata, non pensi?- mi chiese e sollevai un sopracciglio con scetticismo.

-Penso di sì-

No, non penso proprio.

-Era tanto che non uscivamo insieme-

-Siamo stati entrambi impegnati-

Non ne avevo nessuna voglia.

-Eh... alla fine te lo sei trovato da solo un fidanzato-

Aggrottai la fronte. -Sei delusa perché non mi hai fatto da Cupido?-

Si strinse nelle spalle. -Forse, chissà- e sorrise senza guardarmi negli occhi.

Avevo imparato a leggere bene quella sua espressione: era sincera, ma credevo che in fondo fosse consapevole di aver appena detto qualcosa di poco piacevole e stava fuggendo dal confronto diretto con il mio sguardo.

Sospirai e l'appetito mi venne meno. Mi venne meno anche la pazienza di continuare quella serata con lei. Volevo tornarmene a casa in quel preciso istante, ma ero arrivato fin lì in auto con lei, mi avrebbe riaccompagnato lei a casa, ero suo "prigioniero".

Dovrei riprendere a guidare.

Non che di solito sentissi la necessità di imbottigliarmi nel traffico cittadino, ma sarebbe stato utile essere automunito in situazioni come quella. -Non ti piace Stefano?-

Posò la forchetta vicino al piatto e la sua espressione si spense di colpo. Incrociò le braccia sulla superficie del tavolo e rivolse la sua attenzione lontano da me – ancora. -No ho mai detto questo-

-Prima eri entusiasta all'idea di trovarmi un fidanzato. Poi è arrivato Stefano e anche tu, mi era parso, avevi apprezzato... il suo aspetto-

-L'aspetto fisico è secondario. Vedi Marco: lui è brutto, ma io lo amo lo stesso-

CI SONO ANCH'IO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora