33 ~ Sei parte di me

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-E quindi Romina è incinta e ha lasciato il lavoro-

-Uhm-

Incastrai il telefono tra guancia e cuscino e chiusi gli occhi, rannicchiandomi in posizione fetale, incrociando le braccia sul petto.
Ombretta venne, scodinzolando, verso di me. Mi leccò il mento con lappate veloci e timide, fissandomi con i suoi occhioni scuri pieni di luce e amore. Scosse la testa, con le orecchie morbide che ballonzolavano per l'emozione, si strusciò contro il mio petto, si accoccolò all'altezza della mia pancia e sbuffò soddisfatta. I suoi baffi mi solleticavano la pelle scoperta degli avambracci. Orso, alle mie spalle, aveva appena deciso di fare del mio collo il suo cuscino.

-Come stai?- mi chiese Stefano e la sua voce pacata, calda, rischiava di farmi addormentare.

Mi sentivo estremamente rilassato ed era una cosa che non mi capitava da mesi – anni, forse.

-Sto-

-Dalla voce che hai, direi che sei tranquillo-

Sorrisi. -Mi sento tranquillo, nonostante tutto. Ci sono rimasto male nel sentirla allontanarsi così tanto e in così poco tempo. Ma è la vita, no? Nessuno di noi è eterno, neppure i rapporti tra le persone possono esserlo-

Rimase in silenzio per qualche istante. -Già- disse infine e il suo tono mi fece aprire un occhio.

Aggrottai la fronte e sorrisi di nuovo. Credevo di aver intuito il perché del suo improvviso malcontento. -Non mi riferivo a noi-

-Perché no? L'amore eterno esiste solo nei romanzi-

-Neanche in quelli. Soprattutto in quelli che scrivo io. Non ci credo e quindi non scrivo di cose a cui non credo-

-Quindi la cosa riguarda anche noi-

-No- dissi con sicurezza e richiusi gli occhi.

Così tranquillo da rischiare sul serio di addormentarmi.

Mi sentivo come se mi stessero risucchiando ogni forza, ogni energia.

Mi stavano spegnendo. Chi, non ne avevo idea, ma non ne avevo neppure paura. Mi sentivo troppo bene.

-Come fai a esserne così sicuro?-

Bella domanda.
Non avevo una risposta. Con Romina avevo affrontato l'argomento e in un modo che non mi era piaciuto per niente, in un modo che mi aveva fatto sentire in dovere di difendermi. Ero stronzo, quindi ero pure consapevole di essermi difeso attaccandola. Ero riuscito a trattenermi, a non far sfociare la mia irritazione nei suoi confronti in vera e propria rabbia, e quindi in un litigio. Ma non ero certo che la sostanza cambiasse granché.

Le avevo ribadito di non stare con Stefano. Ed era vero. Non mi sentivo di essermi legato con lui in una relazione "canonica". Tra di noi c'era qualcosa di speciale, così speciale da non riuscire a incastrarlo all'interno di forme precise e conosciute. Quello che c'era tra di noi non era paragonabile a niente che avessi già vissuto – neppure immaginato all'interno delle mie storie.
Sapeva di eternità e, come avevo già detto a Romina e a Stefano, ero consapevole che nulla al mondo era eterno, neanche l'amore poteva esserlo. Quindi che nome dare, a tutto quello che mi legava a lui, restava un mistero.

-Sai, quando lavoravo al vecchio bar, nel 2019, la mia collega era anche la mia migliore amica di allora-

-Credo che me lo avessi accennato già-

-No, ma penso che tu lo sappia già- tornò in silenzio. -Il nostro rapporto naufragò a causa della sua gelosia, per me del tutto insensata, nei miei confronti. Eravamo due ragazzini, ma lei agì in un modo tale da farmi finire sotto le spiacevoli attenzioni dei nostri datori di lavoro. Ricordo ancora la famosa riunione a cui partecipammo, dove venni accusato di essere una carogna, un bugiardo, e chissà che altro che non ricordo, solo perché a lei non andava giù il fatto che i clienti apprezzassero più il mio modo di lavorare rispetto al suo. Si era convinta di avere chissà che... potere all'interno del bar, e si sentiva sminuita dalla mia presenza. Era tutto nella sua testa, ma fece di tutto per farmi passare per il cattivo della situazione e avere una specie di rivalsa, almeno agli occhi dei nostri capi-

CI SONO ANCH'IO Where stories live. Discover now