Capitolo 6

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«Tu adesso mi spieghi chi siete, cosa fate, da dove venite e perché siete così strani» interrogai Kurt, costringendomi a tornare seria e squadrandolo con un'occhiata severa.

E, contro ogni previsione, riuscendo nell'intento di metterlo a disagio. Sembrava che Kurt mi ritenesse una specie di strega, visti i bizzarri poteri che avevo dimostrato di possedere.

Si passò una mano tra i capelli, che nonostante fossero ricci parevano più setosi di quelli di una influencer che passa le giornate a irrorarli di balsamo. «Non posso. Davvero» rispose in un bisbiglio, addossandosi con le spalle alla parete neanche fossi in grado di metterlo ko con una mossa di karate.

«Perché? Siete agenti del governo americano? Dei membri di Scientology? Dei sicari che fuggono dall'Interpol?»

Un sorriso divertito gli increspò le labbra; malgrado fosse mortalmente pallido, perfino più di Max, sembrava assai più incline di lui al buonumore.

«Qualcosa del genere» replicò.

«Guarda che posso torturarti per costringerti a parlare. Ingozzarti con il pasticcio di broccoli e cavolo verza di mia madre. Instupidirti con gli incensi balsamici di mio padre. Ipnotizzarti con una sessione di meditazione.»

Il suo sorriso si trasformò in una risata cristallina, che mi sconcertò. «Sei un bel tipo, tu!» disse Kurt, cercando con evidente sforzo di trattenersi dal ridere per un'ora di fila.

«Certo, e ora che sei nelle mie grinfie non ti lascerò più andare!» risposi, alzando la voce di proposito per sembrare ancora più minacciosa.

E fallendo su tutta la linea, visto che Kurt quasi si spanciò dalle risate.

Oh, cavolo. Se il mio obiettivo era farlo schiattare per il divertimento, pareva proprio che avessi avuto successo. Spazientita, lo afferrai per una spalla.

Perdindirindina, avrebbe detto mia nonna. Non avevo mai sentito muscoli così sodi. Questo ragazzo pareva fatto d'acciaio, poco ma sicuro. «Da dove arrivate? Perché non vi ho mai visti prima, in dipartimento?» ripresi l'interrogatorio.

Kurt, di colpo serio, deglutì. «Da Siena. Siamo arrivati tre mesi fa» capitolò.

Mi faceva tenerezza. Sembrava il corrispettivo di me stessa, un ragazzo di buon cuore incapace di mentire.

«Chi è la persona che deve vedere Max?»

Kurt scosse la testa, come se si fosse risvegliato da un sogno. «Cristo, donna. Sei una Hexe?»

«Una... che?»

«Una strega» replicò Kurt, atteggiando le labbra in una smorfia al solo pronunciare la parola, che doveva trovare ripugnante.

Scossi la testa, impedendomi di scoppiare in una risata per la sua espressione contorta.

«Non sono una strega» lo rassicurai. «Perché l'hai pensato?»

«Perché mi hai mesmerizzato.»

Uh, che termine strano. Questo Kurt sembrava un qualsiasi ragazzo dei giorni nostri, ma quando era agitato scivolava per errore in termini obsoleti. «Vuoi dire ipnotizzato?» ribattei. «Certo che no! Ma quando voglio scoprire qualcosa so essere molto convincente.»

Kurt esalò un sospiro, o almeno qualcosa del genere visto che avevo l'impressione che non respirasse: questione bizzarra da aggiungere alla lista infinita di cose bizzarre che avevo notato negli ultimi tempi. «Chi dovete vedere?» continuai.

Kurt restò sul vago. «Una persona dell'università. Ma è difficile.»

«Che ci vuole? Se è un docente, prendi appuntamento e vai nel suo studio. Oppure aspetti davanti alla sua porta finché non esce, lo placchi nel corridoio e gli fai tutte le domande che ti servono.» Come avevo fatto io con il professor De Lauris... ehm... un'infinità di volte, quando avevo qualche dubbio che dovevo risolvere a ogni costo.

Il ragazzo con l'aura d'argentoWhere stories live. Discover now