Capitolo 11

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Stavo cominciando a trovare Max sempre più interessante, per cui avrei voluto descriverlo come un raggio di sole che aveva trafitto le tende e rischiarato la sala, ma in realtà pareva più un angelo di oscurità che di luce, per cui accantonai quel pensiero futile e mi dedicai a buttare giù un'altra sorsata di succo. «Buongiorno! Dormito bene?» azzardai. Tecnicamente, Kurt era del tutto vampiro per cui, se erano vere le leggende, non aveva bisogno di dormire se non pochi giorni all'anno, ma se Max era un vampiro solo a metà doveva recuperare le energie, giusto?

Di giorno. O di notte.

E magari dormiva in una... bara?

Max dovette accorgersi dell'evoluzione dei miei pensieri, che tendevano in maniera preoccupante verso l'horror, perché mi regalò un sorrisetto ironico. «Come un cadavere nella sua tomba» replicò, facendomi rabbrividire fino al midollo.

Mi raddrizzai sulla sedia, con il rischio di sbriciolarne le gambe, troppo esili per i miei gusti. Rovistai nella mente in cerca di una qualche battuta brillante per convincerlo che non avevo paura di lui, ma Kurt mi precedette. «Bella, questa!» lo rimbeccò. «Me la segno nel manuale: Come conquistare l'amore di una umana

Max gli lanciò un'occhiata di rimprovero, poi si accomodò con l'eleganza di un principe sulla sedia di fronte a me, dall'altra parte del tavolo. «Non essere ridicolo.»

Mentre Kurt ridacchiava, concentrai l'attenzione su Max. Ora che era giorno e mi sentivo più lucida, volevo studiare ogni suo movimento e redigere dentro di me un vademecum sul comportamento di vampiri e mezzi vampiri. Non mi stupì vederlo impugnare un coltello e imburrare una fetta di pane tostato, visto che mi aveva spiegato di essere capace di nutrirsi come gli umani, ma piuttosto la naturalezza con cui lo fece, come se in effetti fosse un'abitudine che non aveva mai perso. Kurt, per parte sua, restò stravaccato sul divano senza toccare nessuna delle pietanze appetitose che ornavano la tavola.

«Vuoi scrivere un trattato su di noi?» mi chiese Max mentre addentava la fetta di pane.

Ehm... beccata. «Mi piace osservare cose e persone e ragionare su quello che vedo» ribattei, con un coraggio che non credevo di avere. «Non puoi impedirmelo.»

Max mi scrutò con attenzione, tuttavia continuò a mangiare senza infilzarmi con il coltello come mi aspettavo. «Potrei cancellarti la memoria» replicò con noncuranza.

A quelle parole deglutii, con la voglia di ribellarmi già finita sotto le suole delle scarpe. «Puoi davvero?» piagnucolai.

Max mi regalò l'ennesimo sorriso obliquo. «No, non posso,» confessò, «ma Kurt può. Quando si nutre del sangue di una persona, può ipnotizzarla fino a farle perdere la memoria di quello che è accaduto.»

Il Kurt in questione mi lanciò con un'occhiata da gradasso e mi fece perfino l'occhiolino, ma non mi lasciai intimidire. «Spaventarmi non mi chiuderà la bocca. Voglio studiarvi e capire tutto di voi. È nella mia natura» dichiarai, sbattendo il bicchiere di succo d'arancia sul tavolo e minacciandoli entrambi con un dito.

Kurt scoppiò in una risata, ma Max non prese bene la mia dichiarazione d'indipendenza. «Cosa avresti intenzione di fare?» mi provocò. «Uscire da qui, contattare un giornalista, confessare al mondo che hai visto le nostre aure e sei entrata in contatto con dei vampiri? Nessuno ti crederebbe. Ma, allo stesso tempo, potresti attirare l'attenzione di persone indesiderate.»

Uhm. Aveva senso in effetti, ma non volevo perdere il vantaggio ottenuto, per cui atteggiai il viso a un'espressione risoluta e gli scoccai un'occhiata orgogliosa. «Potrei raccogliere del materiale. Formulare una strategia. E, quando sarò abbastanza sicura di me stessa, far sapere al mondo la verità» replicai.

Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora