Epilogo

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«Non posso ancora crederci.»

Il tono incantato di Max, la dolcezza con cui mi carezzava una mano mentre mi stringeva a sé come se non volesse lasciarmi mai andare, la bellezza della sua aura d'argento che m'inglobava con ancora più affetto delle sue braccia.

Era tutto perfetto, in quel momento.

Lasciai scorrere lo sguardo sul fiume, incantata dai mille suoni di quell'angolo di mondo. Il fruscio dell'acqua, il gorgheggio serale degli uccelli e le folate del vento, che faceva crepitare le foglie degli alberi, mi colmarono di beatitudine.

Non l'avrei mai immaginato, eppure sapere di essere divenuta immortale aveva acuito il mio amore per il mondo e tutto ciò che lo abitava, anziché renderlo inutile e monotono ai miei occhi.

«Com'è potuto...?» mi domandò Max in un orecchio, ancora incredulo.

Mi divertiva da matti il piccolo gioco che avevo condotto con lui. Averlo tenuto all'oscuro delle mie intenzioni, con un'astuzia che non credevo di avere, ed essere riuscita nell'impresa quasi folle di salvargli la vita.

«Ho contattato uno studente di chimica e gli ho fornito una copia del diario di tuo padre, chiedendogli di riprodurre la formula dell'immortalità. All'inizio volevo consegnarla ad Alaric in cambio della tua vita, poi ho avuto un'idea migliore.»

Max scoppiò in una risata, che mi sbuffò lungo un orecchio e mi fece rabbrividire di piacere ogni terminazione nervosa.

«E quindi l'hai bevuta tu?» chiese, ancora dubbioso.

«Poco prima di entrare nella fabbrica in cui ti tenevano prigioniero. Non ho detto nulla a nessuno, soprattutto a Kurt: non volevo che m'impedisse di farlo per paura che qualcosa andasse storto.»

L'aura di Max, che reagì alla mia confessione con un vortice improvviso di energia, mi provocò un nuovo brivido, questa volta non del tutto piacevole.

«Non avresti dovuto berla» mi rimproverò il mio compagno. «Poteva farti del male, provocarti la nausea o qualcosa di più... serio.»

Gli accarezzai un braccio per calmarlo, sorridendo quando lo sentii rilassarsi sotto il mio tocco. «Non devi preoccuparti. Ha funzionato, no? È tutto a posto, ora.»

Max emise una specie di mugugno, una blanda protesta che manifestò tutta la sua contrarietà per la piccola grande follia che avevo compiuto, ma non poteva negare che fosse davvero tutto a posto.

Elena e il licantropo erano usciti dalla sortita all'acciaieria abbandonata illesi, più innamorati di prima e perfino entusiasti per quell'avventura a colpi di fucile da paintball, battaglie e attacchi a sorpresa. Marta aveva dimostrato sul campo di non essere soltanto un'esile fanciulla ma anche un'eroina mica da ridere. Kurt, ripresosi dalle ferite a una velocità prodigiosa grazie al mio sangue da immortale, che gli avevo offerto per evitare che Max si affaticasse ancora, era ora il vampiro più felice del mondo, e in quel momento stava di sicuro festeggiando la nostra vittoria rinchiudendo la madre di Max in una segreta ancora più segreta della precedente e dando una serie di baci infuocati alla sua Giulietta.

In preda a un romanticismo che non era da me, mi portai una mano di Max alle labbra e la baciai, gustandomi il contatto elettrico con la sua pelle tiepida.

Il modo in cui Max sospirò, per il piacere e il sollievo che s'intrecciavano dentro di lui dopo le giornate di prigionia, mi deliziò.

«E adesso che succede?» mi chiese con voce sommessa, solleticandomi un orecchio con il suo fiato e con un piccolo sbuffo della sua aura.

Non riuscii più a resistere. Mi divincolai dalla sua stretta, ruotai su me stessa e gli presi il viso con entrambe le mani.

«Adesso, mio amato mezzo vampiro, staremo insieme per sempre» dichiarai con voce vibrante per l'emozione. «Vale a dire per l'eternità» rimarcai, visto che quel concetto non era ancora entrato del tutto neanche nella mia, di mente.

Mi chinai su di lui; ero pronta a dargli un bacio così impetuoso che non l'avrebbe scordato neppure in cento anni, ma vidi un movimento con la coda dell'occhio e mi tirai indietro per lo spavento.

In piedi davanti a me, a braccia incrociate e con un'espressione contrariata sul viso da fanciullo, c'era il mio amico driade.

«Ma insomma! Proprio davanti al mio albero dovevate mettervi ad amoreggiare?» si lamentò.

Di certo non mi aspettavo che, al termine di quella giornata così convulsa che avrebbe potuto trasformarsi in una catastrofe, mi sarei messa a ridere come una folle.

Mentre mi asciugavo con le dita le lacrime di gioia, mi augurai che tutte le giornate che mi attendevano nel resto della mia vita eterna sarebbero state così.

Piene di amore e divertimento.




SPAZIO DELL'AUTIRCE

Ed eccoci giunti al finale di questa storia. Spero che, nel corso dei vari capitoli, abbiate riso, vi siate commossi e abbiate tenuto il fiato sospeso mentre seguivate le avventure di Livia e del suo adorato mezzo vampiro preferito. Che impressioni avete avuto del romanzo? Vi siete affezionati a qualche personaggio in particolare? Avete fatto un salto sulla sedia per la sorpresa con gli infiniti colpi di scena di questa storia?

Fatemelo sapere nei commenti, ci tengo! E come sempre, se il capitolo vi è piaciuto, votatelo con una stellina.

E adesso cosa succederà? Non lo so nemmeno io. 😊

Mi piace seguire l'ispirazione del momento; per ora vorrei scrivere un prequel su Kurt e Max, oppure uno spin-off su Elena e il "suo" licantropo, ma chissà, magari in futuro qualche altro tipo di storia busserà alla mia mente e reclamerà la mia attenzione. Avete suggerimenti? Ditemelo nei commenti, ne sarei felice!

Un abbraccio a tutti e a tutte,

Chiara

FINE


Il ragazzo con l'aura d'argentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora